Muse nascoste: un viaggio negli abissi del poetico femminile
Di Angela Nese
Esiste un fiume sotterraneo poco visibile, che collega come un filo rosso Emily Dickinson e Cristina Campo, Alejandra Pizarnik e Nelly Sachs e, come loro, tante altre; è un corso d’acqua inarrestabile, destinato, presto o tardi, a sfociare in superficie con straordinaria potenza.
Le pagine del libro di Nicola Vacca, Muse nascoste, dimostrano prima di tutto questo: quale sia l’incontenibile forza della poesia femminile, rimasta nascosta per anni, decenni interminabili durante i quali la musa poetica è stata relegata nella condizione di inattualità, talvolta doppiamente penalizzata dall’essere ispiratrice di una donna.
È possibile che trascorra molto tempo ma il suo canto, alla fine, si rivela e dilaga.
Con grande scrupolosità, in Muse nascoste, Nicola Vacca si dedica a tracciare in maniera essenziale i ritratti di queste donne “inattuali”, di queste muse di se stesse, capaci di fare della poesia la propria vita e della propria vita poesia. È questo, a ben vedere, uno dei leitmotiv del libro.
Scrivendo di Sylvia Plath, l’autore riporta le parole di Elisabetta Rasy, la quale afferma che, affinché un poeta passi dalla letteratura alla leggenda, è necessario che il suo corpo letterario e il suo corpo carnale diventino un tutt’uno, si confondano. Sebbene ciò venga detto in relazione a Sylvia Plath, è possibile affermare che sia applicabile a tutte le autrici trattate in questa raccolta.
È questa per Nicola Vacca la condizione del diventare poeta e questo, quindi, pare sia anche il criterio che guida la selezione delle autrici inserite nell’opera.
Non può sfuggire, inoltre, che quelli raccolti in Muse nascoste siano sì dei saggi, ma saggi scritti da un poeta e come poeta, perché Nicola Vacca è ben lontano dal freddo stile accademico, che non sempre riesce a cogliere l’anima dell’oggetto della trattazione, con i suoi dati, le sue nozioni.
Quelle che invece traccia lo scrittore, in questo caso, sono fotografie dell’essenza poetica di ciascuna delle autrici prese in esame, ritratti sintetici che consentono al lettore di farsi un’idea immediata della poetessa e dei temi della sua produzione.
Questo viaggio tutto al femminile attraversa per buona parte il Novecento – quello che piace all’autore – e recupera a ogni tappa la poesia di una “musa”, per restituirla al presente, per renderle il tributo ingiustamente negato. Molte di queste autrici, infatti, hanno in comune l’oblio al quale sono state consegnate, dai contemporanei – mentre erano ancora in vita – o dai posteri – subito dopo la morte.
Sono spesso voci inascoltate, troppo profonde per orecchie spaventate o non ancora pronte a ricevere messaggi taglienti come lame. Non tutti sono disposti ad attraversare l’inferno dell’insonnia di Alejandra Pizarnik, non tutti hanno il coraggio di fronteggiare la dittatura come Nina Cassian o Marina Cvetaeva, non tutti possono affondare il bisturi della coscienza nella viva carne della realtà come la maggior parte delle protagoniste di questa “rivolta poetica”.
È stata, dunque, una lenta e meticolosa operazione da “archeologo” quella di Nicola Vacca, che ha riportato alla vita tesori sepolti dal tempo, deturpati dalla barbarie (in)culturale, incompresi dagli intellettuali presenti e passati. Muse nascoste è un manuale sui generis, che permette di orientarsi nello sterminato panorama letterario del Novecento, dove la voce femminile troppo spesso risuona lontana e soffocata; è un’opera necessaria in quanto sentito tributo di un poeta agli insondabili abissi del poetico femminile.
Saggistica
Galaad Edizioni
2021
118 p., brossura