Preghiera per i vivi. Sogno, realtà e disorientamento
Di Geraldine Meyer
Ben Okri, scrittore nigeriano ma ormai londinese, vincitore del Man Booker Prize, con questo Preghiera per i vivi, trascina il lettore su mille strade, che non conducono dove si pensa, e forse nemmeno conducono in un luogo preciso, visto il caleidoscopio in cui entrano sia il tempo sia lo spazio. Questi racconti hanno il ritmo del racconto orale, dell’haiku, della parabola iniziatica. Ogni cosa comincia e poi sembra imboccare una via che ribalta il senso, la logica. Il tempo, soprattutto il tempo. In queste pagine assume contorni di verità la frase “in principio era la parola” che tutto può, anche confondere.
Onirico, a cavallo tra sogno e realtà, Preghiera per i vivi è un libro intriso di molte culture, molte tradizioni. Ed è proprio questa la sua cifra. Tra il sogno di una città, Bisanzio, una casa delle bambole che altro non è che una fantasia di controllo, immagini di vita e di morte, un ispettore di polizia che indaga tra presente e futuro, Ben Okri ci consegna un palinsesto di evocazioni, provocazioni e disorientamenti.
Una riflessione sul tempo e le sue illusioni, sui desideri, sulle trappole della mente che costruisce senso solo a ciò che vede ma che ha proprio in ciò che vede un’occasione di fuga. Ma anche un’occasione di magia. Se, in fondo, si percepisce che ciò che si vede può essere uno specchio.
Non è un libro di facile lettura. Dietro l’apparente coerenza interna di ogni racconto c’è sempre, in agguato, un sovvertimento del pensiero, un ribaltamento di prospettiva. E il lettore si trova spesso disorientato. Costretto a porsi delle domande.
Un libro di immagini rispetto al quale bisogna porsi lasciando sulla strada molte certezze, molte convinzioni. Abbandonando, per il tempo della lettura, il conforto di una bussola che possa orientare il cammino. Ben Okri, tra queste pagine, ha una scrittura che a tratti può definirsi poesia in prosa, come nel primo racconto, in altri ancora è la testimonianza di una leggenda sospesa tra passato, presente e futuro.
I lettori più attenti troveranno, proprio a proposito di passato, presente e futuro, suggestioni di Sant’Agostino e la sua teoria di un solo tempo, il presente declinato nel presente del passato e nel presente del futuro. Ma troverà anche richiami all’idealismo tedesco oltre ai più evidenti echi di oriente, estremo oriente e Africa. In un “insistere” sul legame di tutto con tutto, Ben Okri non cede però alla tentazione di pensare che nel mescolarsi di realtà e sogno non vi sia responsabilità individuale. A ricordarcelo i racconti brevi in cui la realtà entra a gamba tesa e in modo anche violento, tra chi cerca i cadaveri dei propri cari in un villaggio distrutto e chi, accecato dal fanatismo, decapita un uomo. E questa della responsabilità è una voce che si alza forte e chiara da queste pagine. Evocata anche dal titolo in cui ad avere bisogno di preghiere sono i vivi.
Racconti
La nave di Teseo
2021
220 p., brossura