Paolo Umberto Pasquon, nato a Eraclea tempo fa, ha sempre litigato con le note biografiche che talvolta gli venivano chieste; anche questa volta è stato così. Lavoro, studi fatti, vita personale, sono tutte cose di cui riesce a parlare a fatica. Sappiate solo questo: gli piacciono le auto veloci e italiane, la disco music degli anni settanta, vecchi noir in bianco e nero, scrivere storie. Le cose che non gli piacciono sono molte di più, avete presente la lunghezza di Guerra e Pace? Nonostante tutto, continua a essere fiducioso nel futuro e a voler sempre scoprire cosa c’è Oltre la Collina.

Di Paolo Umberto Pasquon

L’angolo di Giuseppe. Ovvero cronache dalla pandemia.
Favaro entra dal tabaccaio sotto casa per pagare una bolletta. Superata la settantina
da qualche anno, dimostra ancora una vitalità da far invidia a uno di trent’anni.
Di media statura, cammina così eretto, che pare più alto. Porta capelli folti e canuti,
che ormai gli arrivano alle spalle, segno che dopo il lungo lockdown, non se li era
ancora tagliati. Gli occhi azzurri illuminano uno sguardo stanco ma non rassegnato.
Si è messo la mascherina, come ormai fa sempre.
“a é come e mudande, no te pol andar fora de casa senza”, pensò sconsolato.
Appena entrato, si dirige al bancone dotato di plexigas protettivo.
≪ Ciao Bepi, cossa ghetto ancuo che ti xé rabbià?≫, gli chiede Carlo il tabaccaio che
lo conosce da anni.
≪Tutti tacai≫ bofonchia Favaro, ≪tutti tacai e senza a mascherina, praticamente
nui. Xe indecente≫, e racconta che la sera prima aveva notato un grande
assembramento di giovani fuori l’enoteca all’angolo della piazza che non rispettavano
le disposizioni che erano state date.
≪ No i à capio gnente e no i à rispetto par i altri soprattutto par noaltri veci che se
podaria essar so noni. No basta tutti quei che xé ndai?≫, conclude.
Carlo lo guarda con comprensione e dice
≪Dai Bepi serca de capirli ti xé stà zovane anche ti no?≫.
≪Si ma non cosìta, noialtri par i veci, na volta, se avea el massimo rispetto, i ne fea
quasi paura. Non come adesso che ormai semo emarginati da tutto e tutti. Morti
noialtri, chi resta testimonio de quel che xé stà? Non ricorderanno più niente.
Neppure quello che non si dovrebbe dimenticare mai≫, esclamò con fare solenne.
≪Mah pazienza adesso e robe e và cosìta≫, conclude infine scuotendo la testa.
Paga la bolletta saluta Carlo e si dirige verso casa.
Sperem che a passa presto pensa guardando la piazza che pian piano si stava
riempiendo di vita.

L’immagine di copertina è Loneliness di Rudolf Brink, olio su tela. Fonte www.paintingsilove.com