Al di là del labirinto. L’insostenibile bellezza di ciò che si ha
Di Geraldine Meyer
La quotidianità, l’abitudine di gesti ormai consolidati, il tempo che passa, il passato che torna. La più semplice, tranquilla e banale delle vite diventa teatro di uno spettacolo che mette in scena una verità: una vita non è mai né semplice, né tranquilla né banale. Eugenio è un uomo più che adulto. Ha un lavoro da insegnante e una famiglia. Una figlia e una compagna, Natalia, con cui ha costruito un legame solido, modulato da una quotidianità scandita da una tranquilla navigazione. Ma basta il ritorno di un vecchio amore per rimettere tutto in discussione. Giulia sarà un catalizzatore, uno spartiacque, un ripercorrere gli incendiari ardori della giovinezza e, forse, la deludente scoperta che, non solo il passato è un’illusione ottica ma, ancor più, può essere una pericolosa sirena. Pericolosa perché invece di spingere a lavorare su ciò che si ha spesso incanta al punto di fare correre il rischio di buttare via tutto.
È questa, per sommi capi, la storia che ci racconta Flavio Venditti nel suo Al di là del labirinto. Titolo non casuale dal momento che Eugenio, protagonista e voce narrante, si trova in quel punto del percorso della vita in cui pensieri, desideri, mancanze, rimpianti, bilanci appaiono proprio così, un labirinto da cui si vorrebbe uscire ma in cui ci si trova a imboccare un corridoio che conduce a un altro corridoio.
Eugenio ha quell’età in cui, come diceva un personaggio di Marrakech Express, non si ha ancora deciso se fermarsi o perdersi per il mondo. Una compagna di lungo corso e una figlia appaiono, in questa storia, come una tappa sulla cui durata a un certo punto non sa se continuare a scommettere. Ma invece di chiedersi perché cede al canto obnubilante del passato non concluso, del desiderio scambiato per amore e del sesso come conferma della propria esistenza in vita. Ma sarà proprio il sesso a renderlo consapevole di un vuoto destinato, forse, a rimanere tale. Se non affiancato a un progetto di vita.
Al di là del labirinto ci presenta un personaggio che, spesso, ci appare come un uomo ridicolo, impacciato davanti a quello che crede amore ma che ha tutti i colori dell’allucinazione ottica, un adulto tornato all’adolescenza. Incredulo lui per primo di ciò che sta facendo. E Giulia, personificazione di tutto questo, esercita su di lui il potere che, misteriosamente, sembrano avere proprio le persone senza contorni precisi, ferite e confuse a loro volta. Due illusi che si avvicinano già sapendo che si allontaneranno di nuovo e questa volta, chissà, per sempre. Due sradicati che non si sa fino a che punto si accontentano o capiscono, a un certo punto, che ciò che si ha conserva un senso se sappiamo darglielo. Una famiglia, un figlio tanto desiderato, un gruppo di amici, un lavoro. A volte sembrano sbiadire, salvo poi comprendere che il labirinto non sono loro ma ciò che pensiamo di trovare al di fuori.
Romanzo
L'erudita
2019
272 p.,