Favole di fiume, favole di Po
Di Geraldine Meyer
Scrive Luca Ponzi: “Quando vai in giro, per tanti anni, a raccontare storie vere, ti imbatti in dettagli, persone e leggende che ti restano in mente anche se non c’entrano nulla con quello che stai facendo. Le tieni lì, ogni tanto ci pensi, e loro cominciano a svelarti, poco per volta, particolari della loro esistenza. Le mie Favole di fiume hanno questa genesi e a un certo punto non potevo far altro che metterle su carta e condividerle, affinché non sparissero. E poi c’è il fiume: nulla di quello che accade nella nostra terra può prescindere dal Po, con i suoi detriti ha dato origine geologica alla pianura padana, con il canto delle sue acqua e del vento che le sfiora ha creato un tipo di umanità del tutto particolare”.
Queste parole, riportate da Effe Radio, spiegano bene non solo la genesi di questo libro, Favole di fiume, ma, forse ancor più, l’angolazione dalla quale leggerlo. Favole di fiume è il libro di un giornalista che pesca dalla cronaca, proprio come pescasse dal Po, e rimescola la realtà con l’immaginazione e la visionarietà del racconto. Proprio come fosse, e noi con lui, in una trattoria o in un bar sull’argine del grande fiume. Le partenze di queste racconti sono, spesso, casi di cronaca da lui seguiti o storie vere di persone vere. Ma dopo la partenza c’è come un viaggio. Un viaggio sulle acque del fiume, o sulle sue rive o lungo gli argini. Favole di fiume, dunque, ma anche favole di gente di fiume. Che impregna di sé indole, carattere e modo di vedere la vita. E di raccontare la vita. Al punto che viene da pensare che solo un uomo di fiume potesse scrivere un racconto come Bar, che apre la raccolta. Un film triste e malinconico, trasposizione su carta di quello che era un vero bar, come racconta lo stesso Ponzi nella Nota a conclusione del libro, travolto e sepolto da una piena del Po.
Ma tantissimi sono gli elementi reali di questi racconti. Come la chiesetta del racconto Don Alceste, o il personaggio di Ceneri, l’anziano che “minaccia” di lasciare tutto alla parrocchia se le sue ceneri non verranno buttate nel fiume. E le sue ceneri sono davvero nel Po, a far compagnia a storie, delusioni, segreti, fatti di sangue. Storie in bianco e nero che sanno un po’ di Guareschi e un po’ di Piero Chiara. Storie “raccolte” durante le ore lente e languide della pesca, o durante una briscola o nel lavoro di cronista o frutto di reale amicizia, come la tenera goliardia di Bicio protagonista di Apecar.
Il Po c’è in ciascuna di loro, a volte solo intravisto a volte chiamato con forza a fare da filo rosso, lungo e placido serpente che cela e porta a galla a seconda di dove e come si snoda il suo corso. Perché, come scrive l’autore nella prefazione: “Nel suo scorrere apparentemente indifferente, il Po raccoglie dalle rive non solo sporcizia, ghiaia e tronchi, ma anche vicissitudini e concetti.”
Narratori
Racconti
Oligo
2022
118 p., brossura