L’anatomia della sirena. Mito e morte
Di Geraldine Meyer
Incesto, abbandono, violenza, malattia dell’anima, amore pietrificato, deformità fisiche che diventano trappole e scrigni, al contempo, di un tempo eterno e circolare. Tutto questo è L’anatomia della sirena, di Simone Delos. Un libro a tratti durissimo a tratti delicato ma insidioso. Un padre, pittore famoso e due gemelli, fratello e sorella. Un padre che, proprio come Cronos, il tempo, divora i figli ed è, in un certo senso, da loro divorato e distrutto. Se non fosse che la distruzione che divora gli altri diviene un’arma a doppio taglio che autodistrugge. Non si salva nulla e nessuno da questa vera e propria tragedia greca. Sostenuta dall’alternarsi e abbracciarsi di realtà e mitologia. Quasi a immergere nel leggendario ciò che, sul margine dell’indicibile, può essere raccontato solo con un tempo altro. Che però è circolare ed eterno. Come eterne sono le vicissitudini e le disgrazie umane.
Circolare il tempo e circolare la storia con Kostantinos, il padre che abbandona, che trafigge e resta inevitabilmente e mortalmente presenta, lascia la Grecia per amore di una donna. Una donna, madre dei due gemelli, che muore dopo poche ore dal parto. Mito fondante e fondativo questa madre che muore dopo aver dato la vita. Ma quale vita? Una vita che per fratello e sorella diverrà uno spartito di dolori, bugie, abbandoni, violenze e odi. Uno spartito in cui le note sono i corpi di tutti i personaggi del libro, meri contenitori di istinti di morte, corpi e storie a cui non è possibile avvicinarsi senza restare per sempre rovinati. Ancora il tempo circolare che diviene portatore di ricordi che diventano odio e vendetta. A prescindere dai legami di sangue, anzi, dai legami di sangue resi ancora più taglienti.
Paternità, identità, ricerca di un sé stesso che non si sa mai esattamente cosa sia e cosa voglia essere e a che prezzo. E una sirena che, proprio perché metà donna e metà pesce, incarna perfettamente la tragedia del limite, del confine tra una cosa e un’altra. Impossibilitata a vivere sempre in acqua o sempre sulla terra ma bisognosa di entrambe per farsi leggenda, mito, via di fuga, allucinazione, alibi.
Delos costruisce un libro sapiente, di mitologia ma anche di umano, sapiente del nero dell’esistere che è antico, che l’origine di tutto. Per questo la Grecia che è, tra queste pagine, personaggio, teatro e palcoscenico insieme, anche quando viene lasciata e quando viene ricercata per tornare all’inizio di tutto.
Romanzo corale, saga familiare, palinsesto di ferite, impossibile cancellazione delle stesse e ferite nuove. In un inseguirsi di legami che restano nonostante l’impossibile (seppure intravisto) perdono.
Romanzo
Bertoni Editore
2020
189 p., brossura