RICCARDO ROMAGNOLI: INTIMISSIMI
Di Fabio Orrico
La narrativa di Riccardo Romagnoli fa un po’ storia a sé: sufficientemente slegata dai codici di scrittura imperanti tanto da restare alla periferia della nostrana scena letteraria, decisamente romanzocentrica, ma non abbastanza respingente da guadagnarsi i galloni di “sperimentale”. L’impressione è che Romagnoli non voglia scegliere una strada per forza definita e in questo senso possiamo interpretare l’affrontare volta a volta generi diversi, con piglio esplorativo e sguardo curioso. L’esordio Il diciottesimo anno era un romanzo breve, compresso, animato da una terribile progressione nel raccontare un momento esemplare nella vita del suo protagonista. La stessa tensione al contingente informava i racconti contenuti in Post coitum (Morellini, 2015, il libro più bello di Romagnoli, secondo chi scrive) e il libro di viaggio Brasile, qualcosa del (Morellini, 2018). Quest’ultimo testo, anzi, negoziava uno statuto inedito sospeso tra il tradizionale resoconto di viaggio e la tensione autobiografica della scrittura di Romagnoli.
Intimissimi (edizioni Croce, 2022), ritorno al romanzo, sposta l’indagine dell’autore toscano su nuovi territori. Il titolo, polisemico ma in modo inaspettato, salda la più ordinaria occorrenza (la catena di negozi d’intimo, qui usata come luogo di un appuntamento) e lo statuto esistenziale dei due protagonisti.
Intimissimi è un romanzo d’amore che si fa forte di una certa retorica, addirittura di una buona dose di banalità, ma la accetta e la usa con maestria e rigore. Al centro della trama ci sono due uomini dei quali non sappiamo molto, un intellettuale più anziano e un ragazzo più giovane, coinvolti in una relazione. Hanno caratteri e vite diverse, per certi versi anche lontanissime fra loro, a unirli una passione bruciante che viene evocata seguendo le linee guida dei grandi melò (a un certo punto compare una stazione, come in tutti i melò che si rispettino da Breve incontro in giù). La loro storia ci viene raccontata abbracciando entrambi i punti di vista: infatti il libro è spezzato in due parti, l’una il controcampo dell’altra, distinte anche graficamente. Un blocco narrativo illumina in qualche modo le lacune dell’altro o, non di rado, crea nuove zone d’ombra. Scelta affasciante e condotta con cognizione di causa. Ma, d’altra parte, la scrittura di Romagnoli viene prima del plot e, in fondo, gli dà senso.
Intimissimi è un romanzo molto dialogato, a tutti i livelli. A farla da padrone sono gli sms che i due protagonisti si scambiano continuamente creando, di fatto, una realtà-ombra, in cui le vette sublimi dell’amore cozzano con la quotidianità più disadorna. Il loro mondo fatto di lavoro, amici, problemi, avvolge la loro storia come un rumore di fondo. L’intuizione di Romagnoli sta nel metaforizzare con la pura forma le sue tematiche. Fin dal frontespizio troviamo, sotto il titolo, l’intero alfabeto trascritto secondo i due diversi font che siglano il racconto dei protagonisti. È una dichiarazione di poetica, fredda e consapevole, necessaria per bilanciare la sfrontatezza con cui Romagnoli racconta l’amore. Un amore che è fatto anche di frasi banali, ritornelli di canzoni pop, incertezze e gesti approssimativi. In questo senso Intimissimi è un libro molto coraggioso perché affronta l’amore con lo spirito di chi è innamorato; quindi, di chi è colto nel suo momento di massima esaltazione e massima vulnerabilità. Qui sembrano racchiuse le schegge di tenerezza che il precedente Post coitum, nella sua rigorosa macchina stilistica, forse negava. È una lingua, quella di Intimissimi, che stringe debiti con la poesia e addirittura con l’arte figurativa: mi riferisco a una lettera inserita nel romanzo, come fosse l’esibizione di una prova. È un lacerto d’indagine su cui interviene l’imprecisione del mondo che trasforma le cose e, naturalmente, le vite.
Off-side
Letteratura
Croce Libreria
2022
209 p., brossura