Tre poesie di Riccardo Mazzamuto tratte da Tredici giorni al rifugio
Di Riccardo Mazzamuto
L’uomo cane bianco
non divulga, borbotta
forse abbaia, mangia
crocchette spine e pollo…
piange con gli occhi
arrossati, il collare
stretto al collo da pulci.
Basterebbero quei
privilegi ceduti
in concime alle vostre
piante da patrimonio
per renderlo almeno
un uomo cane sazio.
(Riccardo Mazzamuto
La Volpe e il Gatto
Lieto Colle editore
Faloppio 2016)
…) Se costretto all’inferno…
questo, non cambierò
le mie usanze origini
abitudini e tutte…
In culo integrazione.
Passo la notte quando
ad occhi chiusi ascolto
il silenzio sogno…
Mare costa…una nave
aspetta il mio destino
di Uomo, di Religione,
di Dio e mia famiglia…
Occidente Occidente
se vuoi veramente
di giusto qualcosa
per me, lasciami andare.
Libera le mie terre
affinché possa in vita
vivere là terra mia…
con il mio sole mare
cielo luna terra mia…
(Riccardo Mazzamuto
“Diligenza del non
padre di famiglia”
ItalicPequod 2018
prefazione di Angelo Maugeri)
(…) Scappo per impiego
di destra assicurato
politicamente mai
ottenuto a sinistra…
Scappo dalla nascita
nazista di “Equitalia
gerit” e dalle… scappo
certezze letterarie.
Non essere né poeta
né scrittore poiché
c’è il figlio dì… tal
dei tali, il figlio
del Signor… il figlio
nipote la zoccola
pronta pronto e scappo
dall’autodistruzione
dell’io per la nascita
dei falsi miti eroi.
E scappo per l’assenso
errato governata
industria culturale
familiare… scappo
Scappo e scappo scappo…
(Riccardo Mazzamuto
“Dal ritorno al viaggio
senza mediazione”
prefazione di Mariella Bettarini
Eretica Edizioni 2019)