Titina che cuce la vita
Di Geraldine Meyer
Ci vorrebbe una Anna Magnani per dare corpo e viso a Titina, protagonista di questo Piccoli inconvenienti prima della felicità di Luciana De Palma. Titina, donna orgogliosa, volitiva, di quella vanità figlia della fatica, ingombrante, è la voce narrante (e scrivente) di questa storia. Che è storia individuale ma anche storia di un lungo tratto del nostro paese. Titina apre gli occhi sul mondo due anni prima che il mondo stesso venga sconvolto dalla Prima Guerra Mondiale. E la sua vita, inevitabilmente, sarà un lungo apprendistato di dolori, rinunce, paure ma anche tanta caparbietà. Quella che serve per dare senso ai giorni, alle difficoltà stesse e, in una parola, a quel tatto di cammino che sta tra la nascita e la morte.
Titina è ancora piccola quando una vicina di casa le preannuncerà che “morirà con un ago in mano”. Perché quelle parole? Lei vuole fare la maestra, ed è convinta che sarà da maestra in pensione che concluderà i suoi giorni. Futuro intravisto da quell’istinto femminile quello che la vuole sarta? Profezia che si autoavvera? Non è importante. Ciò che conta è che Titina, costretta con gran dolore a lasciare la scuola per un anno, comprende subito che le difficoltà, i repentini cambi di strada che la vita impone, possono essere l’occasione per scoprire di sé qualcosa di inedito. E inizierà a cucire. Infondo sarà comunque maestra, infondo il suo cucire diverrà comunque la trama di una lezione che lei impartirà a chi la circonda ma anche a sé stessa. Ago e filo saranno la metafora, ma anche la lettera, della sua vita. Che conoscerà i grandi rivolgimenti della storia, la guerra, un marito soldato e la paura di restare sola con la figlia avuta nel frattempo.
Ma qualcosa resiste. Titina, con furibonda tempra, con testardaggine a volte persino “fastidiosa” non demorde dinanzi a quelle piccole e grandi cose della vita che costringono a cambiare piani e sogni. Ferma nel suo amore per i libri, per la scuola, per lo studio che, non a caso, sarà ciò che lei e il suo compagno di vita, lotteranno per garantire alle figlie. Perché Titina è sì una madre a volte fin troppo presente, intransigente e dura ma sa che tutto ciò ha uno scopo: garantire alle figlie la capacità di pensare con la loro testa, di percorrere l’esistenza con quella rettitudine e indipendenza che nascono dalle regole.
Piccoli inconvenienti prima della felicità è il racconto, tessuto proprio come un cucito, che Titina fa della sua storia e delle persone che ne hanno fatto parte. Un annotare date, giorni, avvenimenti prima che la memoria si perda e che la dimenticanza avvolga di sé tutto ciò che è stato. Perché Titina, con lo stesso orgoglio e la stessa “superbia” con cui ha vissuto vuole che qualcosa resti. Proprio come un vestito cucito con sapienza. E allora la scrittura, il vergare parole su carta diventano come quel filo, quelle asole cucite, quei bottoni attaccati per tutta la vita. Scrivere e cucire, per questo personaggio volitivo, sono due facce della stessa medaglia, due modi diversi eppure simili per arare il terreno. Che sia un vestito, una pagina o la vita. Non è un personaggio semplice Titina. O forse lo è proprio per l’estrema complessità di cui è fatta. Per la sua voce forte che sovrasta, comunque, tutti gli altri personaggi. Che non diventano per questo secondari ma suonano autonomi anche se lo spartito lo ha scritto Titina. Una bella lettura.
Letteratura
Les Flaneurs Edizioni
2022
360 p., brossura