LA SCIENZA CHE FA BUM BUM
Di Vladimir D’Amora
I pezzi di Vladimir D’Amora da noi pubblicati sono scelti e selezionati dal saggista e traduttore Piero Dal Bon (NdR)
Ogni corpo storico e ogni situazione vivente è uno schermo. Non solo quelle condizioni che si trovino riconoscibili e riconosciute come tali, come dotate di una faccia separabile dal suo contesto e supporto di proprietà; ma anche quelli, imbattendosi nei quali, ci si possa trovare a saggiarli come vestiti di null’altro, che della loro nudità, della loro flagrante presenza: tutti sono schermi. Oggi sono schermi anche gli affamati e le diseredate tra le persone che lavorano e camminano, che sono bloccate e che sperano: sono schermi anche i discorsi che con competenza ossia frettolosità si montano accanto ai privilegi e ai calcoli, di fronte a ogni volto ferito ossia gaudente: sono schermi le scienze, le polizie, le medicine, le politiche, le tecniche, le poesie, le tessere retributive e i curricula ordinari: sono schermi anche i social e i manifesti elettorali, reclamistici: sono schermi anche le immanenze performative e le gradualità di verifiche e di falsificazioni. Gli schermi sono macchine. Gli schermi sono macchine in cui si abbracciano elementi, che sono atomi, e pezzi, che sono regressioni e richieste di metalinguaggi. Gli schermi sono complessioni di vuoti e di relazioni. In ogni schermo e per ogni relazione accade, che uno stupore intervenga ad afferrare chi si trovi, a essere e a fronteggiare tale relazione-di-schermo. Lo stupore riguardò realtà come, tra l’altro, radicale automaticità sceniche e pubblicitarie: lo stupore è una certa mirabile e, insieme, terribile inquietudine. Colui e colei che, sullo stupore, apparecchino un’operazione di costruzione di una certa realtà, sono scienziati e scienziate. Scienziate e scienziati sono sacrificanti. Sovrani di macchine senza vittime – se non le solite vittime riconoscibili come decessi: come interruzione di funzioni-vitali. Se una vittima è una certa interruzione di una certa funzione, questa non è una vittima: non soltanto una vittima. Lo stupore più e meno istupidito, ossia più e meno tale da dare conto di sé, è uno schermo. Di fronte a tali schermi, che sono relazioni esse stesse irrelate, non è possibile, e proprio perché da circa 2 4 mesi lo si realizza assai ingenuamente ossia ingannevolmente, né separare, né far coincidere, né, tanto meno, giocare l’una contro l’altra: la relazione e l’irrelatezza. Questi recenti e meno recenti schermi sono, almeno, nodi borromei. Come gli schermi non possono spegnersi, così i nodi non possono sciogliersi. I nodi, almeno i borromei – o li si disattiva o li si fa esplodere. Disattivare e far esplodere: ossia che – essendo proprio delle ipotesi di una scienza il loro stesso funzionamento ipotetico ossia che l’ipotesi, che è una forma che appare, pretenda di sostituirsi al fenomeno, così detto reale, di cui è appunto ipotesi – un’ipotesi di una vita e una forma di un reale siano afferrate come null’altro, che la loro vivente e reale storicità. Disattivare e far esplodere: ossia pesare: ossia lottare.