Non vorrei crepare, disse Boris Vian
Di Luca Morettini
Esattamente un anno fa scrissi un pezzo dedicato alla raccolta poetica “Slittamenti” di Gabriele Galloni. Nel farlo, mi prodigai in un’introduzione in cui avevo paragonato le sensazioni che quelle poesie mi fecero provare con quelle di un altro libro: un libro comprato in una libreria di Lucca poche settimane prima di un poeta che non avevo mai sentito. La raccolta s’intitolava Erotica e lui, scoprii in seguito, era Ghiannis Ritsos, uno dei più importanti poeti greci di sempre. La comprai perché quelle poesie erano strane, originali, dallo stile atipico e personale, bizzarre in una maniera tutta propria.
Nacque così in me il desiderio di cercare altri poeti che avessero all’interno della propria creatività quel flusso eccentrico che tanto mi aveva affascinato e, perché no, anche divertito. Non per ridere di loro, ma per la felicità della scoperta. Perché per certe cose ci vado davvero matto.
Tarquinia, libreria “Vecchi Ricordi”, che se siete nei paraggi vi spalanca le porte dei suoi tre locali stracolmi di ogni ben di Dio, credetemi. Un Tascabili Economici Newton in prima fila in un espositore di altri suoi simili. 100 pagine, 1000 lire. Quel genere di volumetti è sinonimo di certezza e sempre lo sarà anche nei secoli a venire. S’intitola Non Vorrei Crepare e il nome dell’autore è Boris Vian. Con un titolo così è d’obbligo prenderlo e sfogliarlo per capire di cosa si tratta. Poesie. E dalle prime veloci letture di poche righe avverto quella sensazione provata a Lucca. Caparezza nel brano “China Town” cantava che “a volte la felicità costa meno di un pound”. Al cambio odierno si tratta di 1 euro e 16 centesimi. A me va ancora più di lusso, me ne bastano 50 per portarmi a casa una scoperta che già so non mi abbandonerà tanto facilmente.
Boris Vian, francese, è morto a 39 anni nel 1959. Amava follemente il Jazz ed è vissuto facendo il traduttore e collaborando a vari giornali dopo aver lasciato la professione d’ingegnere. Ha scritto qualunque cosa con una prolificità impressionante: romanzi, canzoni (alcune incise, tra gli altri da Fossati e Tenco), poesie, libretti d’opera, opere teatrali, articoli di giornale. Suonava la tromba in un complesso jazz ed ha inciso persino alcuni dischi. Ha anche collaborato nel mondo del cinema. Almeno quattro dei suoi romanzi sono del genere hard-boiled (storie riguardanti la malavita farcite deliberatamente di sesso e violenza) e gli ha scritti sotto lo pseudonimo di Vernon Sullivan.
Non conoscevo bene questo divoratore d’arte e di mondi, fino al giorno in cui mi sono portato a casa Non Vorrei Crepare, raccolta di poesie uscita postuma nel 1962 e risalenti al decennio precedente. Non conoscevo il suo sarcasmo, la sua beffardaggine e, cosa più importante, la sua eccentricità, quel flusso che scorre come un fiume nei versi delle sue poesie. Tira dritto per la sua strada. Questo è ciò che permeane e, a quanto, sembra, questo è ciò che mi aspetta dagli altri suoi lavori.
Beffardo e sarcastico dicevo, ma anche critico. E soprattutto libero e anticonformista. Lo s’intuisce dalle sue poesie non lineari, senza un vero e proprio stile, capace di passare da lunghe a piccole composizioni e dall’incedere musicale, spesso ripetendo più volte la stessa frase. Né più né meno dei veri e propri testi.
Recita la quarta di copertina della mia edizione Newton che i suoi lavori trattano della “crisi di una società e di un costume lacerati nell’intimo della corruzione e dall’ipocrisia, dai miti del consumismo, dagli incubi dell’alienazione.” E lo fa con una personalità dirompente, con parole e concetti tutti propri. Sono sicuro che anche nei suoi romanzi sarà così. Scrivo in questo modo perché una raccolta di poche poesie è tutto ciò che ho per poterlo dimostrare, non è molto. Tuttavia questo volumetto è diventata la chiave che ha aperto la porta a questo nuovo artista che ha incrociato la mia vita. Voglio proseguire lungo il sentiero che mi si protrae davanti. Se volete potete accompagnarmi lungo il tragitto, per vedere se le mie aspettative verranno ripagate.