Racconti dal pub…e non solo
Di Stefania Bergamini
Il signor Jack Daniel’s ha seri problemi di alcolismo, me lo ha detto ordinando il quarto drink, mi ha chiesto se c’è un modo, una possibilità, qualcosa per uscire da una pesante dipendenza, gli ho detto, sì, c’è un unico modo se vuoi te lo insegno, mi ha detto ok, la prossima volta ne parliamo, invece anche la prossima volta, mi dirà, ok, la prossima volta ne parliamo e così all’infinito. L’alibi è nelle parole, chiedere aiuto rimandando l’aiuto è negare a se stesso una possibilità sapendolo perfettamente.
Il signor Jack Daniel’s ha miliardi di prossime volte da usare.
Le prepara accuratamente prima di uscire, pensando già di bere fino a schiantarsi.
Questo mini racconto per parlare di alcolismo.
Ci sono due argomenti che mi stanno molto a cuore, il primo contro il femminicidio e la violenza sulle donne, (ne ho scritto tanto), il secondo contro l’abuso di alcol.
Sul femminicidio scrivo spesso, sull’abuso di alcool meno perché quando accenno al pericolo sento già il fastidio intorno, a tutti piace bere ed è irritante leggere che l’alcool è molto potente, procura danni irreparabili e velocemente crea dipendenza, che sono più numerosi i morti per alcool che per altre sostanze e ovunque leggo di gente che non ha la minima idea di danni fisici e mentali e spara minchiate terribili.
Qui sotto ho scritto tre cronache dall’imbecillità, giusto per una buona informazione e per togliere dal cervello la coperta dell’ignoranza.
Cronache dall’imbecillità (1)
Pub
Una sera qualsiasi.
Perché mi rompete le scatole, entrate già ubriachi a quest’ora? Perché rompete le scatole a chi vi dice non possiamo servire drink a chi è già al limite del coma? Perché vi chiudete in bagno e noi dobbiamo bussare e preoccuparci? Poi nel vostro vaneggiare oh i grandi poeti e scrittori oh il loro talento e il loro alcolismo, alibi meschino e vigliacco che tra cento anni uno si ricorderà di Miller mica per il bere, ma di te povero Pinco Pallo resterà la polvere di un povero Pinco Pallo qualsiasi e nessuno si ricorderà di te nemmeno per le bottiglie scolate e certo poi ognuno si ammazza come vuole, sì ma dammi le chiavi dell’auto e manda la tua donna a dormire da un’altra parte.
Cronache dall’imbecillità (2)
Mi siedo lì fuori, in pausa con un vino rosso, escono vomitano anche l’anima
– ti serve aiuto?
– no, no grazie poi mi passa ho bevuto troppo
– ma scusa c’è il bagno dentro
– eh sì ma è pieno, facevo prima a venire fuori, anzi se dopo mi fai una limonata così mi metto a posto e posso bere di nuovo.
Cose che dici finendo il vino:
– ok
Cose che pensi
E certo e per l’ennesima volta chiamata al 118.
Questo per dire che, anche se è vietato vendere alcolici ai minori, fuori dai pub e altri locali, circolano tutta la notte i camioncini, e puoi trovare tutto senza controllo, in Piazza Verdi ci sono ragazzini di undici, dodici anni ubriachi e questo è un danno enorme, una sconfitta per tutti, fosse per me nemmeno ai diciottenni/ventenni darei alcool smodatamente perché anche se ci si chiude gli occhi, l’alcool crea morte, per incidenti, risse, la gente perde la testa, ho visto ragazzi sbandare, urlare, tenuti fermi e portati via, poi una flebo e sbattuti fuori dal pronto, non si risolve così, bisognerebbe insegnare nelle scuole fin dalle elementari i danni dell’alcool, a capire, non proibire, capire che dà dipendenza come una qualsiasi altra droga e che se bevi molto per molto tempo ti ammazzi. E non ha senso neppure il foglietto appeso ovunque che, oltre al limite di bevute per la guida, dice che se uno entra già alterato è vietato dargli da bere, ma nessun gestore rispetta questo, più la gente beve più c’è guadagno, quindi diventa tutto ingestibile. L’alcolismo è una bestia potente, un problema insormontabile e non credo esista un modo per risolverlo se non l’informazione.
Cronache dall’imbecillità (3)
Alcool, ci lavoro, vedo scene da brividi, argomento che mi preme e fondamentale è l’informazione.
Vorrei sfatare il mito alcool-genio-letteratura, dentro al caos di binge drinking, in questo nostro tempo, non c’entra il genio, dove lavoro, quasi ogni sera arriva l’ambulanza, arrivi a Piazza Verdi ed è asfaltata di bottiglie vuote e ragazzini sballati.
La gente beve molto, beve troppo, i giovanissimi vogliono emulare il non genio degli adulti, questo è il pericolo, noi chiediamo i documenti ma non basta, ho visto un dodicenne ammazzarsi di alcool e questo non è letteratura è solo triste, scrivo di clienti che mi chiedono aiuto perché conosco bene questo argomento e questo mondo che non arriva a nulla che non ha speranza, lo sballamento da alcool nei minorenni non lo fermi con le belle parole ma con una seria informazione
“L’idea che lo sforzo creativo e le sostanze che alterano la mente siano strettamente legati è una delle grandi mistificazioni pop-intellettuali del nostro tempo. I quattro scrittori del ventesimo secolo il cui lavoro è soprattutto responsabile di questa mitologia sono probabilmente Hemingway, Fitzgerald, Sherwood Anderson e il poeta Dylan Thomas. Lo scrittore tossicodipendente è nient’altro che un tossicodipendente, sono tutti in altre parole comunissimi ubriaconi e drogati. La pretesa che droghe e alcol siano necessari per sopire una sensibilità più percettiva non è che la solita stronzata autogiustificativa. Hemingway e Fitzgerald non bevevano perché erano creativi, diversi o moralmente deboli. Bevevano perché è quello che fanno gli alcolisti. Probabilmente è vero che le persone creative sono più vulnerabili di altri all’alcolismo e alla dipendenza dagli stupefacenti, e allora? Siamo tutti uguali quando vomitiamo ai bordi della strada.”
Stephen King
ex alcolista