Un’ossessione chiamata Amazzonia
Un po’ Jack London, un po’ Fitzcarraldo, Viaggio sul fiume mondo è il reportage di un viaggio e di tanti viaggi. Non solo quello che, per due mesi, ha portato Angelo Ferracuti e Giovanni Marrozzini a percorrere duemila chilometri lungo il Rio Negro, dalla brasiliana Manaus alla Colombia delle sorgenti del Rio Vaupès ma anche dei viaggi precedenti, preparazione e stimolo per l’impresa. A bordo dell’imbarcazione da fiume Amalassunta Ferracuti e Marrozzini hanno raccontato un mondo ferito e i suoi abitanti. Tante declinazioni di resistenza e tante declinazioni di quella arrogante violenza che il capitalismo e il cieco profitto stanno perpetrando nei confronti dell’Amazzonia. Uno stupro umano, identitario, paesaggistico e ambientale a cui, uomini e donne ostinati e coraggiosi tentano di opporsi come possono. Un reportage importante proprio per far comprendere come quanto accade in quella parte di mondo deve (o dovrebbe) riguardare tutti noi.
Un mosaico di immagini, quelle di Marrozzini, e di parole, quelle di Ferracuti, che costruiscono un racconto a due registri; quello della fotografia appunto e quello del reportage letterario. Due modi di raccontare e restituire testimonianza che rappresentano, non solo una mescolanza di generi, ma qualcosa di diverso. Una diversa sfumatura di racconto, un linguaggio nuovo. Non sorprende, in tal senso, la decisione di non mettere le fotografie all’interno del testo ma all’inizio del libro. Quasi a ingresso visuale e visivo in quell’universo umano reso poi verbale.
Dalle periferie degradate di Manaus, tra prostituzione e traffico di droga, alla bellezza del Parco Anavilhanas, dall’eredità politica e ambientale di Chico Mendes alle esperienze di agricoltura comunitaria, dalla resistenza fatta attraverso la radio all’ostinazione di chi non si arrende alla cancellazione e distruzione delle popolazioni indigene. E tutto attorno la deforestazione, gli incendi, la distruzione portata dai cercatori d’oro e dalle compagnie petrolifere e dell’agrobusiness.
L’Amalassunta e il suo equipaggio viaggiano tra città e piccoli villaggi, disperazione e bellezza, passaggi difficili e rischiosi. E il caldo umido e opprimente lo sentiamo anche noi mentre leggiamo le parole di Angelo Ferracuti che ci racconta di un viaggio cominciato anni fa, di cosa vuol dire organizzare un’impresa di questo tipo. Resistenze, “agguati”, programmi che saltano all’ultimo minuto, notti insonni e incerte sotto una zanzariera che non ripara dall’ansia e dalla voglia febbrile di conoscere e dire.
Un mondo, quello dell’Amazzonia, tanto vasto quanto fragile, preda del crimine politico e affaristico eppure pregno di una umanità ancora legata a miti ancestrali e rispetto per la terra ma anche dilaniata da contraddizioni e dalle false lanterne di guadagno. Vecchie e nuove generazioni che, a volte, resistono insieme e, a volte, si trovano sulle parti opposte della barricata.
Un reportage che restituisce anni di lavoro anche su quello che, a tutti gli effetti, può definirsi un genocidio: umano e culturale. Un mondo che va sparendo come se non ci riguardasse. Un mondo che può essere difeso anche da sé stesso e attraverso la cultura, la scuola, l’educazione sessuale, quella ambientale. Per questo al termine del lungo viaggio i due autori hanno lasciato la loro compagna di viaggio, l’Amalassunta, all’Associazione del Piccolo Narazeno affinchè diventasse una scuola galleggiante. E resistente.
Strade blu
Reportage
Mondadori
2022
229 p., brossura