Lo scrittore implacabile con se stesso
Di Nicola Vacca
Michel Houellebecq nel 2010 pubblica il romanzo La carta e il territorio, lo stesso anno con quel libro si aggiudica il prestigioso premio Goncourt.
In Italia il libro fu pubblicato da Bompiani e come sempre fece parlare di sé, raggiungendo migliaia di lettori.
Dopo dodici anni La carta e il territorio torna in libreria, questa volta lo pubblica La nave di Teseo.
Il romanzo è soprattutto la storia di tre personaggi: l’artista Jed Martin, lo scrittore Michel Houellebecq, il commissario di polizia Jacelin. Entrambi sono accomunati dal disincanto e lo vivono seguendo vocazioni differenti.
Anche qui lo scrittore si presenta con la sua scrittura urticante ed è implacabile nel ritrarre se stesso e la condizione umana di cui fa parte.
Houellebecq che non fa sconti a Houellebecq è la novità di questo romanzo complesso in cui le storie del protagonista, artista all’apice del successo, si intrecciano con la vita che scorre e il suo nichilismo inesorabile.
«Il nichilismo ha una storia assai nota e certificata. A fronte di un movimento di volontaria distruzione del reale, si può affermare che si tratta di nichilismo. Se invece ci si trova davanti a un tentativo di salvare ciò che sta andando male, allora la pulsione non è nichilista. Il tentativo letterario non è nichilista. I miei personaggi sono liberi, per questo la loro psicologia è semplice e decisiva soltanto nel campo magnetico delle leggi sociali. In questa libertà risiede il carattere politico del romanzo, e non solo di quest’ultimo mio».
Così Houellebecq in un’intervista pubblicata dopo l’uscita del libro risponde ai critici, ma soprattutto ai suoi detrattori che si soffermano a una mera lettura sociologica dei suoi romanzi.
La carta e il territorio è tra le cose migliori uscite dall’officina di Michel Houellebecq, forse è il suo libro più personale in cui lo scrittore ci tiene molto a manifestare il suo punto di vista sulla letteratura e la vita e proprio per questo motivo nel romanzo mette se stesso come personaggio, con il suo brutto carattere e tutti i suoi difetti.
In queste pagine la voce di Houellebecq è più alta e forte che altrove. Ne La carta e il territorio Houellebecq che si autorappresenta come uno scrittore solitario e misantropo e che senza mediazioni esprime le propri opinioni sull’arte, la democrazia, la società dei consumi, la morte e l’utopia.
Nel romanzo Houellebecq se la prende con se stesso e in un certo si è accodato alla schiera dei suoi detrattori. Questo è il colpo di genio del romanzo che solo uno scrittore scorretto, con buona pace di tutti i benpensanti, poteva mostrarci.
L’autore ha demolito se stesso in modo inclemente. Oltre se stesso, lo scrittore si è divertito a demolire il mondo dell’arte e della cultura e degli affari, riservando in modo particolare la sua penna velenosa al mondo dei media con il loro microcosmo di personaggi squallidi.
La carta e il territorio è la conferma che Michel Houellebecq è uno scrittore fuori dal coro e dalla mischia, un vero e proprio anarchico della letteratura che non rispetta le regole imposte e scrive per disturbare e demolire, non prima di aver demolito se stesso, perché l’esistenza almeno apparente del tempo è sempre stata per lui una grande fonte di fastidio.
(Michel Houellebecq, La carta e il territorio, La nave di Teseo, traduzione di Fabrizio Ascari, pagine 396, € 16,00)
Letteratura
La Nave di Teseo
2022
396 p.,