Roberto Cocchis, classe 1964, nato a Bari, cresciuto a Napoli, oggi residente nel Casertano dopo aver trascorso molti anni nel Nord Italia. Diversi lavori svolti nella vita, attualmente insegnante di ruolo nel licei. Redattore di Redattore di Vanilla Magazine e di Cronache Letterarie, estensore del blog L'angolo giallo, autore di diverse opere narrative, uscite in gran parte con la Placebook Publishing".

Il fascino della dark lady. La storia di Janice Hansen

Di Roberto Cocchis

Un cliché cinematografico che a Hollywood ha trovato molto spazio è quello della “dark lady”, la donna fascinosa e completamente priva di scrupoli che trova nella seduzione il mezzo per esercitare il potere e non si ferma davanti a nulla pur di raggiungere i suoi scopi.

Questo tema è stato affrontato da parecchie pellicole dozzinali, ma anche da qualche capolavoro, come i due film tratti dallo sviluppo del racconto di Hemingway intitolato “Gli uccisori”. In questo racconto, una coppia di sicari giunge in un piccolo paese di campagna e sequestra un gruppo di uomini in un bar per farsi dire dove abita un certo Ole Olsen. Un ragazzo riesce a fuggire dal bar e corre ad avvertire Ole Olsen, che però accoglie la notizia con indifferenza e rassegnazione e, pur avendo tutto il tempo di allontanarsi, resta ad aspettare i suoi assassini. Hemingway non spiega perché succede questo, e dunque gli sceneggiatori di Hollywood si sono sbizzarriti a immaginare il passato di Ole Olsen, ricavandone due film memorabili, “I killers” di Robert Siodmak (1946) e “Contratto per uccidere” (1964) di Don Siegel. Raccontare questi film sarebbe un crimine perché rovinerebbe la visione a chiunque fosse interessato a recuperarli. Ma si deve almeno precisare che in ambo i casi Ole Olsen si lascia uccidere perché ha il cuore spezzato da una perfidissima dark lady. E gli spettatori non possono certamente dargli torto, perché le due protagoniste (Ava Gardner nel primo e Angie Dickinson nel secondo) non sono soltanto di una bellezza da togliere il fiato, ma anche di una cattiveria tanto intensa quanto seduttiva, che fa venire in mente i versi della celebre canzone “Vipera” di E. A. Mario: “per non vederla più, vo’ andar lontano/ ma lontano non posso rimanere/ e vo’ il suo bacio che mi rende vano/ la sua perfidia che mi fa piacere”.

Nella realtà, invece, le dark ladies non sono state né tante né importanti. La stessa Bonnie Parker portata a esempio della categoria, era solo una bambolina minuta e graziosa che aveva perso la testa per un rapinatore nemmeno tanto importante, Clyde Barrow. La loro storia è stata parecchio enfatizzata e romanzata parecchio dai mass media del tempo, poi anche il cinema ha fatto la sua parte, con film anche eccellenti ispirati alla loro storia, a partire da “La donna del bandito” di Nicholas Ray (1949) e “La sanguinaria” di Joseph Louis (1949).

Né si possono considerare dark ladies le povere vittime di innumerevoli maniaci e criminali che spesso non sono mai stati nemmeno scoperti, come la “Dalia nera”, Elizabeth Short.

Stranamente, però, nessun film importante è stato mai realizzato sulla figura della sola autentica dark lady di questo periodo, una donna piuttosto sprezzante del pericolo, che finì per essere soprannominata dai mass media del tempo “la bionda mena gramo”, perché spesso gli uomini che la incontravano finivano regolarmente impiombati da qualcuno già il giorno successivo.

Facciamo dunque conoscenza con Janice Hansen, nata nel 1927 in New Jersey e già nel 1945 eletta Miss New Jersey, nonché concorrente lo stesso anno a Miss America. Può sembrare che un viatico simile le garantisse chissà quale carriera, ma in realtà a parte qualche scrittura come ballerina in locali non molto importanti di New York, non arrivò a combinare molto. Il solo vero successo che ottenne fu quello di farsi mettere incinta da un comico emergente, Allan Drake, nato nel 1921, che la sposò nel 1946, lo stesso anno in cui nacque il loro figlio Michael.

Il matrimonio tra i due fu subito improntato alla massima libertà reciproca: erano di fatto una coppia aperta, si tradivano con la massima disinvoltura senza farsi il minimo problema. Allan Drake non era certamente un uomo fascinoso, ma era divertente e brillante e presto cominciò ad affermarsi nei cabaret di New York. Da lì poi sarebbe arrivato al cinema e soprattutto alla televisione, dove avrebbe lavorato con successo fino alla morte giunta nel 1986. La rapida affermazione di Drake non si doveva però soltano alla sua bravura come intrattenitore. A quel tempo, qualsiasi cosa arrivasse nei locali di New York doveva essere passata per il vaglio di quelli che li controllavano, ossia diverse famiglie mafiose italoamericane, spesso in lotta tra loro. Per andare avanti, Drake aveva bisogno di un protettore e lo trovò in Anthony Carfano, detto anche Little Augie Pisano, che un tempo era stato il braccio destro di Vito Genovese e adesso era il braccio destro di Lucky Luciano.

Non si sa se spinta dal marito o di propria spontanea iniziativa, Janice divenne assidua frequentatrice di Carfano, da lei chiamato familiarmente zio Gus.

Tuttavia, non smise per questo di accompagnarsi a qualunque uomo le piacesse e al tempo stesso le garantisse la bella vita. Nonostante gli impegni con Carfano, trovò il modo di avere una storia  con Nat Nelson, uno stilista di moda cui piaceva spendere e spandere in compagnia di belle donne. E sicuramente Janice lo aiutò a spendere un bel po’ dei suoi soldi, fino al 9 marzo 1952 in cui un’altra amante di Nelson, Arlyne Weiss, andando a trovarlo nel suo appartamento della West 55th Streeet, lo trovò crivellato di colpi d’arma da fuoco.

Janice fu subito sentita dai poliziotti perché aveva trascorso con Nelson tutta la serata precedente, prima che l’uomo la riportasse a casa alle 1,30. Poi le indagini appurarono che un’altra amante di Nelson, Sandra Kelly, lo aveva accusato nel biglietto d’addio lasciato prima di uccidersi saltando giù dal decimo piano del George Washington Hotel, tre anni prima, ma anche questa pista non portò da nessuna parte. Di certo, Nelson era amico o conoscente di tutto il Gotha della malavita newyorkese e poteva essere stato ammazzato da centinaia di persone per migliaia di ragioni.

Janice continuò a fare la bella vita dividendosi tra Drake, Carfano e forse altri fino al 25 ottobre 1957. Quella sera, Carfano la portò a cena con Albert Anastasia, uno dei mafiosi americani più sanguinari di tutti i tempi. Anastasia era in combutta con un altro famoso gangster, Frank Costello: i due miravano ad allargarsi a spese della famiglia Gambino-Genovese, che all’epoca controllava tutte le attività illecite di New York. Carfano era appunto un uomo dei Gambino-Genovese ma l’incontro fu amichevole, la serata non andò affatto male e, il mattino seguente, Anastasia si presentò puntualmente dal barbiere del Park Sheraton Hotel per farsi radere. Non sapeva che il suo gorilla lo aveva tradito. Infatti, appena il boss si fu accomodato in poltrona, entrarono nel negozio due killer che gli scaricarono le loro pistole addosso.

Anche questa volta Janice fu sentita dai poliziotti, senza dire nulla di importante.

Ormai, per i giornali, era appunto “la bionda mena gramo”.

Carfano era un abile affarista ma come bandito non valeva molto. Soprattutto, non era abile a capire da quale parte era meglio schierarsi. Volle passare anche lui dalla parte di Costello (che, successivamente, ferito in un attentato, cedette le sue attività ai rivali e si ritirò a vita privata, vivendo tranquillamente fino all’età di 82 anni) e in questo modo si attirò l’ira dei Gambino-Genovese, che decretarono la sua condanna a morte.

La sera del 29 settembre 1959, Carfano incontrò un altro pericoloso ceffo, Anthony Strollo (destinato a sparire di “lupara bianca” nel 1962) al night club Copacabana di Manhattan, poi raggiunse Janice ed altri amici al ristorante Marino’s, poco distante. Qui, Carfano ricevette una misteriosa telefonata sull’apparecchio del locale, dopo della quale salutò gli altri dicendo che aveva un impegno urgente. Janice gli chiese di accompagnarla a casa, al Rego Park nel Queens. L’ultima volta che furono visti erano le 21,45.

Alle 22,15, la polizia di New York ricevette una telefonata anonima che parlava di una Cadillac in fuga dalla zona dell’aeroporto La Guardia, nel Queens. L’aeroporto era sulla strada tra il Marino’s e il Rego Park, anche se non si trattava del percorso più breve.

Giunti sul posto per un controllo, i poliziotti trovarono la Cadillac di Carfano sbandata contro un marciapiede. Nell’interno, riversi sui sedili anteriori, c’erano i corpi di Carfano e di Janice, ognuno dei quali colpito alla schiena e alla testa da tre colpi d’arma da fuoco.

Una delle ipotesi più accreditate sul duplice delitto è che Strollo stesse marcando Carfano per attirarlo in una trappola. La telefonata avrebbe messo Carfano sul chi va là, inducendolo a decidere di raggiungere l’aeroporto per imbarcarsi sul primo volo per la Florida. Ma Strollo, o perché d’accordo con l’autore della chiamata o per aver previsto questa possibilità, avrebbe fatto nascondere due dei suoi scagnozzi sui sedili posteriori dell’auto. I due sicari avrebbero costretto Carfano a guidare fino a una zona isolata dove avrebbero ucciso lui e Janice, per poi essere recuperati da un’altra auto che li aveva seguiti.

È possibile anche che i Gambino-Genovese avessero deciso l’eliminazione di Carfano perché questo, con il suo fiorente giro di gioco d’azzardo in Florida e le sue mire per espandersi verso Cuba, stava diventando un pericoloso concorrente.

Nei giorni successivi al fatto, un altro mafioso newyorkese, Anthony Mirra (che nel 1976 sarebbe stato l’inconsapevole tramite con il quale l’infiltrato “Donnie Brasco” si sarebbe introdotto nella famiglia Bonanno) disse ad Arlyne Weiss che Janice era morta solo perché si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Ma, secondo il procuratore distrettuale del Queens, Frank D. Connor (che dovette chiudere l’inchiesta senza arrivare a nulla, dopo aver sbattuto contro un muro di omertà), Janice c’era dentro fino al collo, negli sporchi affari di Carfano. Poiché la donna viaggiava molto, al seguito del marito ingaggiato per spettacoli e trasmissioni in tutto il Paese (i due avevano assunto anche un insegnante privato per seguire il figlio, impossibilitato a frequentare regolarmente la scuola), Carfano se ne serviva regolarmente come corriere di droga e di denaro sporco. 

L’immagine di copertina è una foto di Janice Hansen Drake presa da findagrave.com