Il Romanticismo felice di Mendelssohn
Riviveva, sia pure con toni e accenti del tutto particolari, nell’afflato mistico del romanticismo, la convinzione che il mondo fosse una vivente unità retta da un principio ordinatore fondato su proposizioni numeriche, e che pertanto nella musica s’esprimesse l’intima simpatia di tutte le creature dell’universo, e il fondamentale accordo tra macrocosmo e microcosmo: la pitagorica Harmonia mundi…
Ricominciamo da qui, esattamente da questo assunto per proseguire lungo un percorso che intende porre l’attenzione sui compositori. Ci si allontana dunque da un tema per allargarne gli orizzonti e per spaziare lungo le magnificenze musicali lasciate in eredità dal romanticismo di colui il quale è considerato uno fra i primi compositori romantici, ossia Felix Mendelssohn Bartoldy. Nato ad Amburgo il 3 febbraio del 1809 e morto a Lipsia il 4 novembre del 1847, è stato compositore, direttore d’orchestra, pianista e organista. Scrisse sinfonie, concerti, oratori, ouverture, musiche di scena, musica per pianoforte e musica da camera.
Proprio in questi giorni, dall’11 al 20 gennaio, il direttore d’orchestra della Staatskapelle di Dresda, Daniele Gatti, dirigerà integralmente il corpus sinfonico di Felix Mendelssohn-Bartholdy.
Verranno trasmessi dunque dall’auditorium Toscanini di Torino cinque concerti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. I concerti offriranno l’occasione al pubblico di approfondire il percorso artistico del compositore definito come “il più classico tra i romantici”: le sue melodie, composte nell’arco di 16 anni, procedono tra l’accettazione dei modelli classici e la voglia di sperimentazione di linguaggi e suoni nuovi. Quella di Mendelssohn, si legge in una nota stampa, non rappresenta solo l’evoluzione di un musicista, ma per sineddoche è anche l’epopea di una fase della storia della musica: dal consolidato all’innovativo, dal classicismo al romanticismo.
E allora poniamo la lente d’ingrandimento su questo straordinario compositore di cui sono state già eseguite la Prima e la Terza (la Scozzese) delle sue sinfonie. Il musicologo americano Richard Taruskin scrisse che, anche se Mendelssohn realizzò opere di straordinaria maestria in giovanissima età, non ha mai superato il suo stile giovane precoce. […] Rimase stilisticamente conservatore […] non sentendo alcun bisogno di attirare l’attenzione con un repertorio di novità “rivoluzionarie”. Nel corso della sua breve carriera rimase fedele allo status quo musicale – vale a dire, le forme “classiche”, come erano già codificate da tempo. La sua versione del romanticismo, già evidente nei suoi primi lavori, consisteva in un “pittorialismo” musicale abbastanza convenzionale.
Una sorta di evocazione appena accennata, una mano di vernice passata con gusto e leggerezza su architetture molto tradizionali, direbbe il professor Claudio Casini, grazie al gusto per il fiabesco e pittoresco esotismo che gli permette di integrare nei suoi lavori elementi nuovi dal punto di vista timbrico-armonico, incantando l’ascoltatore senza mai spingersi però agli estremi.
Daniele Gatti ha descritto il compositore attraverso un’immagine, quella di un suo fantastico viaggio in un bosco accanto a Mendelssohn. In questo percorso ha evidenziato come la sua “presenza” lo rassicuri molto rispetto allo stesso immaginario viaggio compiuto accanto a Robert Schumann, suo coevo, in quanto è un musicista che semplicemente nella sua musica osserva la natura assaporandone la bellezza e per questo la sua poetica rasserena e tranquillizza. Invece, nella musica di Schumann, essendo per quest’ultimo la natura un aspetto più ricco di mistero con momenti alternati in cui essa intenerisce ma anche soggioga, l’ascoltatore – e il compagno di viaggio – viene continuamente sconvolto e messo a disagio da continui cambiamenti. Gatti definisce il romanticismo di Mendelsshon un romanticismo felice, pur con dei momenti di drammaticità, ma sempre controllata grazie all’uso sapiente di una scrittura dalla forma molto equilibrata e dallo stile del contrappunto molto virtuosistico. Ed in questo differiva sostanzialmente da contemporanei come Wagner e Berlioz, oltre che da Schumann e Chopin. Caratteristiche che fanno di lui un conservatore più che un innovatore, ma indubbiamente il musicista che per primo ha chiaramente viste e riconciliate le contraddizioni dell’epoca. Buon ascolto!
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In copertina Felix Mendelssohn, ritratto da Eduard Magnus, 1846. Foto da wikipedia