. Laureato in storia. Studioso di storia dell'editoria, editor e curatore di collane editoriali

Tullio Pironti, Libri e cazzotti, Bompiani 2022. La storia di un editore

Di Antonio Celano

Napoli. Un paesaggio intellettuale – quello del suo Novecento – ricco e vivace, ma di costituzione fragile e autoreferenziale, spesso incapace di emergere da certe strettoie culturali, a volte chiuse al mondo e al nuovo, altre troppo cedevoli alla proposizione di una cultura-spettacolo fine a se stessa. Col risultato – lo scriveva, per la Ramondino, Felice Piemontese nel suo Fantasmi Vesuviani (Hacca, 2009) – della continua fatica fisica di vivere in una città «dove anche la faccenda più elementare diventa un’impresa nella quale è necessario impegnarsi con tutte le forze, pena il sicuro fallimento.»

Ci voleva, dunque, anche per un settore editoriale locale ricco di iniziative ma poco incisivo nel suo complesso, un lottatore: buon incassatore all’occorrenza, certo, ma boxeur tecnico e accorto, istintivo, da far sua la partita con un colpo piazzato con sapienza. O eleganza. Ecco, Napoli ebbe la fortuna di trovarlo in Tullio Pironti.

Libri e cazzotti (Bompiani, 2022, pp. 208) o – se si vuole – cazzotti e libri, è l’autobiografia di Tullio Pironti e della sua doppia carriera – a guardar bene più parallela di quanto non si possa pensare – di pugile prima e di editore poi. Non a caso, nella sua versione postuma (Tullio Pironti è morto alla fine del 2021), prefata da Antonio Franchini, uno che di boxe e libri ha sempre fatto luogo di incrocio e di scrittura. Sì, perché il libro è una riedizione del titolo uscito nel 2005, proprio per i tipi di Pironti, con una breve prefazione di Fernanda Pivano, a lui legata da profonda amicizia.

Ma veniamo al libro, che è aperto da una rovinosa caduta. Dopo una cinquantina di match, Tullio Pironti – figlio di un noto libraio partenopeo, ma alla ricerca di una sua dimensione di vita fuori da scuole e accademie – assaggia per la prima volta il gusto amaro del “tappeto” a causa dei colpi ricevuti da Zara: «un torinese… un energumeno bruno con il fisico di un boscaiolo». Che, per paradosso, ringraziamo di aver “ucciso” il pugile lasciando che la sua anima si reincarnasse nel libraio prima e nell’editore dopo.

Come in una povera palestra, Pironti, inizia la sua nuova parabola con quel che ha: lo «scassatissimo furgone» del fratello di suo cognato. Ma Tullio è un ragazzo che sa prendersi rischi imprenditoriali e responsabilità e ben presto, scoprendo tra le pieghe commerciali una possibilità inedita di scontistica, attrae i suoi primi clienti – tra i quali intellettuali, professori universitari, scrittori ecc. – che presto gli proporranno riviste di alto profilo come il periodico filosofico “Metaphorein”. Per altre vie – sempre come impegnato a inventarsi «la vita mentre la vita passa» – incontra, invece, Adriano Cisternino, un giornalista conosciuto tra palestre e ring; il quale gli propone di fare un libro, Monaco ’72. La notte dei fedayn, collazionando gli articoli del reporter Mimmo Carratelli (che curerà anche la prima edizione di Libri e cazzotti). Nasce in questo modo, nell’ex pugile, l’idea di «pubblicare qualche libro di forte impatto per un pubblico più vasto. Solo così avrei trovato un’organizzazione disposta a distribuire le mie edizioni.» Un’idea che, ben presto, diventata una sorta di affinità elettiva o forse addirittura un’ossessione, gli alienerà quell’intellettualità accademica con la quale, tra l’altro, aveva iniziato.

È così che conosce Joe Marrazzo al quale proporrà Il camorrista, un libro su Raffaele Cutolo che aprirà la stagione dei libri d’inchiesta: titoli urticanti come The Vatican Connection dell’americano Hammer e In nome di Dio, dell’inglese Yallop. Una stagione che proseguirà con la pubblicazione di Mundialgate di Beha e Chiodi e di due libri sugli attentati a Falcone e a Borsellino (quest’ultimo scritto con un approccio innovativo da Felice Cavallaro). Tutti libri attendendo alla realizzazione dei quali Pironti è chiamato a irrobustirsi attraverso sonori successi e flop, libri pensati e mai realizzati, sconfitte ai punti e qualche vile vendetta, imparando passo per passo l’arte dell’editore e del correttore di bozze, del direttore di collana, dell’editor (ha ragione Franchini a indicare il capitolo sul camorrista Nunzio Giuliano come esempio pratico per tutti quelli che volessero imparare questo mestiere), del grafico e dell’ufficio stampa.

Ma intanto – siamo nella seconda metà degli Ottanta – la rete è creata e, grazie a questa (Silvia Kramar, Grazia Cherchi, Marino Freschi, Fofò Maffettone, Romano Montroni e soprattutto Fernanda Pivano sono solo alcuni dei nomi con cui strinse particolare amicizia e collaborazione) Pironti aggiusta la sua mira, toccando il suo apice e realizzando titoli che apriranno al pubblico italiano la conoscenza letteraria di Monika Mann e dei lavori di Carver, DeLillo, Easton Ellis, Jabés e Mahfuz spesso strappati a ben altra concorrenza. Tra l’altro conoscendo personaggi quali Fellini e Andreotti, Haring e Beuys. O Einaudi che, in una notte buia di pioggia battente, scambia Pironti per un ladro dandosi, sulle prime, alla fuga.

Forse una premonizione. Perché è proprio dagli scontri con la casa editrice di Torino (una sorta di reincarnazione di Zara?) per i diritti del titolo L’albergo dei poveri di Tahar Ben Jelloun, che Pironti riceve un primo duro colpo dai grandi marchi editoriali con i quali aveva lottato. Segue quello, piuttosto ingeneroso, scaturito dai dissapori con la milanese Adelphi che lo accusa di aver pubblicato in anticipo, e mal sforbiciato rispetto ai tipi di Calasso, La Sanfelice, romanzo che Dumas (padre) aveva scritto dopo un suo soggiorno a Napoli, e tradotto, per la prima volta in Italia – ma Pironti omette di dirlo – dall’editore Lucchi nel 1941.

Siamo nella seconda metà degli anni Novanta e la Pironti incassa “cazzotti” da cui non riesce a riprendersi con la prontezza di una volta. Sta di fatto che Franchini, nella sua introduzione al libro, non può non sottolineare il dato di strutturale debolezza editoriale di Pironti: «È stato un editore geniale, ma incapace di consolidare le sue magnifiche intuizioni dentro una struttura imprenditoriale, perché specchio esemplare di un’intera città fatta sempre più di talento e sregolatezza che di tenacia e di organizzazione». E non fu l’unico difetto dell’editore se Felice Piemontese, che ben lo conobbe, ebbe a scrivere di lui che «il personaggio interessava troppo anche a chi lo incarnava, così che spesso i libri passavano in secondo piano, erano quasi un pretesto per parlare di se stesso, mettersi in evidenza». Del resto, basti la considerazione che, oltre alla prima edizione del libro, esiste un’altra versione stampata nello stesso giro di tempo in coedizione con la “Biblioteca de ‘Il Mattino’ libri” e che meglio ne specifica il titolo (Una storia napoletana) restringendone l’area di diffusione cittadina legata al quotidiano. In seguito, nel 2014, sempre Pironti pubblica Ipotesi di una sceneggiatura tratta da “Libri e cazzotti” e “Il paradiso al primo piano”. Insomma, fuori da ogni romanticismo c’era una personalità esuberante e «c’erano le perenni difficoltà economiche di una casa editrice partita da zero, e senza nessun sostegno successivo che non fossero le vendite dei libri.» Tanto che alcuni grandi successi servirono solo a «tappare le falle ma non a far decollare il fragile vascello. Né Pironti si convinse mai, davvero, che una casa editrice ha un senso se dietro c’è un’équipe che lavora a un progetto.»

Eppure, oggi fa tristezza la damnatio memoriæ cui certi editori vengono condannati se, al momento in cui scriviamo, alla voce Wikipedia dedicata proprio alla Sanfelice, al paragrafo “edizioni in italiano” vengono riportate solo le edizioni Lucchi e Adelphi. Ben venga, dunque, questa nuova edizione del libro a restituire ciò che spetta al mito e ciò che spetta alla storia di questo grande editore duro alla sconfitta. Non a caso, pare che alla Bompiani, felice di essere annoverato nel suo catalogo, Tullio Pironti – nemmeno avesse intuito arrivare un ultimo colpo sferrato, questa volta, dall’oblio – abbia ceduto i diritti di pubblicazione del titolo poco prima di morire.

Libri e cazzotti Book Cover Libri e cazzotti
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Tullio Pironti
Biografie
Bompiani
2022
208 p., brossura