Resta mistero solo ciò su cui non si vuole indagare
Di Geraldine Meyer
Scrive Giorgio Boatti nel bellissimo articolo dedicato al libro di Paolo Morando La strage di Bologna. Bellini, i NAR, i mandanti e un perdono tradito, e pubblicato su doppiozero: “La “realtà effettuale” della strage di Bologna (quella con il più elevato numero di vittime nel pur impressionante succedersi di attentati terroristici che scandiscono la lunga stagione delle bombe nel nostro Paese) è ricostruita ora in La strage di Bologna. Bellini, i Nar, i mandanti e un perdono tradito, Feltrinelli editore. Morando vi si cimenta attingendo con scrupolo a una documentazione imponente. Quasi un arcipelago di materiali – sentenze, verbali di dibattimenti, richieste di rinvio a giudizio, arringhe delle difese e memo vari – dove è facile smarrirsi. Perché questa vicenda giudiziaria, che dopo mezzo secolo non è ancora conclusa, è composta a strati. Corrispondenti alle piste delle inchieste e al susseguirsi dei vari processi e gradi di giudizio collocati nell’arco di vari decenni. Quello che ne deriva è una un’architettura documentaria straripante, tanto massiccia quanto sbilenca. Dove la verità giudiziaria, espressa in sentenze giunte a conclusione di dibattimenti disseminati lungo quasi nove lustri, spesso sgomita con le restanti zone d’ombra mappate dalla verità storica.”
Un libro poderoso con cui Morando conduce il lettore in un esercizio di doverosa memoria e dolorosa presa di coscienza di come e quanto depistaggi, volute “distrazioni” e colpevoli strumentalizzazioni rendano spesso incomprensibili e disorientanti anche le sentenze che, formalmente, sembrano arrivare da motivazioni perfettamente ascrivibili alla “giustizia” del codice.
Paolo Morando è un giornalista che agli anni e agli episodi più neri del nostro paese ha dedicato tutto il suo lavoro e il suo rigore di ricercatore. Lo ha fatto con i libri Dancing Days. 1978-1979. I due anni che hanno cambiato l’Italia, ’80. L’inizio della barbarie, Prima di Piazza Fontana. La prova generale solo per citarne alcuni. E lo ha fatto anche con questo ultimo libro. Tra le cui pagine resta impigliato lo sdegno di chi già lo sapeva o di chi lo “scopre” magari ora che, tra le molte macchie oscure vi sia, per esempio il fatto che Mambro e Fioravanti siano dei liberi cittadini. Quei due allora “ragazzini” esponenti dei NAR, erroneamente considerati spontaneisti. E forse è proprio la messa in discussione di questo aggettivo ciò da cui, per comodità, si può dare una cornice a tutto il lavoro di Morando. La storia fattuale e processuale permette proprio di scartare con decisione quella immagine di una strage opera di esaltati assassini per rimetterla nel giusto alveo di un atto studiato, pensato, organizzato e finanziato dalla P2 con una melmosa complicità di pezzi dello Stato, eversione nera e criminalità più o meno comune.
Le recenti sentenze su Cavallini e Bellini (dei quali viene ricostruito il poco onorevole curriculum) sono quelle che hanno permesso, anche grazie al mai troppo preziosi “seguire i soldi” di riaprire, se così si può dire, filoni di indagini e ricostruzioni che per la prima volta hanno delineato e individuato organizzatori e mandanti. Nomi che tornano e che delineano una galassia del più inquietante dei deep state.
Particolarmente amara la sezione del libro dedicata al perdono tradito a cui si fa riferimento nel titolo. E che vede protagonisti Anna Di Vittorio e Gian Carlo Calidori, rispettivamente sorella e amico di Mauro Di Vittorio. Vittima della strage e, a un certo punto, divenuto nella aberrante “logica” degli innocentisti sostenuti da una potente rete di depistaggi e ipotesi di comodo, il possibile esecutore. Anna e Gian Carlo, sostenuti da un non facilmente comprensibile percorso di elaborazione, iniziarono una corrispondenza con Fioravanti e la Mambro. Percorso divenuto la lettera di “perdono” che consentì alla Mambro di ottenere la libertà. Peccato che poi proprio la Mambro e Fioravanti furono tra i sostenitori (insieme a non pochi politici tra cui, lo scoprirete leggendo, anche alcuni esponenti dell’attuale governo) della colpevolezza del Di Vittorio.
Un libro che ricostruisce quel filo mai interrotto tra la strategia della tensione degli anni ’70 e quel maledetto 2 agosto 1980.
Serie Bianca
Saggistica
Feltrinelli
2023
328 p.,