LA SALVEZZA AL SECONDO PIANO
di Federico Migliorati
Con la scomparsa degli ultimi testimoni oculari delle tragedie del secondo conflitto mondiale sorge la necessità di mantenere viva la memoria degli orrori in cui l’Italia si è trovata immersa. Una tregenda che si è acuita durante l’occupazione nazista e la nascita della Repubblica sociale italiana: Roma per 9 mesi fu sotto il gioco dei gerarchi al soldo di Hitler, che portò a una dei più efferati episodi con il rastrellamento del ghetto ebraico del 16 ottobre 1943, proprio sotto le finestre del Vaticano. È in questo contesto che si sviluppa la trama di “Il secondo piano”, romanzo di Ritanna Armeni apparso recentemente per Ponte alle Grazie. Con la sensibilità che la contraddistingue la giornalista e scrittrice di origini pugliesi ci accompagna in un viaggio tra l’abisso e la tenerezza, dove male e bene, luce e tenebra, infamia e coraggio si trovano a coabitare.
È una storia vera quella delle suore francescane della Misericordia che scelgono, mettendo a repentaglio la propria esistenza, di accogliere una decina di ebrei appartenenti a diverse famiglie, sfuggiti alla deportazione decisa dai comandi tedeschi dopo il 16 ottobre. Un luogo cristiano, a poca distanza dalla Santa Sede, sarà il loro unico rifugio, l’àncora di salvezza per questi sventurati, confinati al secondo piano accessibile solo alle religiose. La diffidenza iniziale, tra due mondi quello cattolico e quello ebraico che al tempo ancora non si guardavano con sufficiente simpatia, finirà per trasformarsi in rapporto di amicizia cementato ancora di più dalla bufera che infuria fuori dalle pareti dell’edificio. Da una parte un gruppo di consacrate dovranno tenere a bada l’irruenza dei piccoli ospiti ma soprattutto il curioso e onnipresente sacrista Remo, dall’altra per chi fugge dalla persecuzione vi è l’obbligo di una convivenza senza alternative con una realtà apparentemente “lontana” ma in grado di cogliere sfumature, bisogni, richieste con lo strumento della carità. Proprio quella carità che per la Lettera agli Corinzi è la più importante tra le tre virtù teologali, passaggio che Armeni racchiude tra le pagine, “profumate” di appassionata umanità. Di fronte alla protervia, alla violenza cieca, all’arroganza del potere criminale, che lambirà il convento quando un paio di ufficiali tedeschi, di stanza nella zona, vi stabilirà l’infermiera creando allarme e sospetti, ecco il candore, l’amore sconfinato, l’impegno per escogitare soluzioni vitali, l’acribia nel trovare una via di fuga al fine di salvaguardare il bene prezioso: donne, uomini, bambini israeliti costretti a dividere il convento con i nazisti, all’insaputa di questi. Le “tracce” della cronaca di guerra, che ci introducono in alcuni dei più tristemente famosi fatti di sangue come la strage delle Fosse Ardeatine e appunto il rastrellamento del ghetto, solcano il romanzo, come gli stralci epistolari di alcune delle suore che confessano paure, speranze, ansie e volontà consentendo al lettore di cogliere appieno la recrudescenza di un tempo cupo e gramo, destinato a concludersi nella tarda primavera 1944 con la liberazione della capitale. Armeni compie una doppia meritoria operazione: restituisce con una lettura chiara ed efficace l’immagine di una cristianità ancorata all’evangelica difesa dell’essere umano, senza distinzioni di etnia o religione, e rende giustizia a quel mondo spesso sottaciuto e poco considerato quando non vittima di pregiudizi e stereotipi della religiosità femminile (sono oltre 700 mila, nel mondo, le suore nei diversi ordini presenti). C’è, dunque, una realtà di fondo oltre e al di là della narrazione e di una storia romanzata che ci riporta nel cuore di una tragedia della nostra storia recente sulla quale non dovrà mai posarsi il velo dell’oblìo.
Romanzo
Ponte alle Grazie
2023
288 p., brossura