Una giornata rivelatrice
Di Geraldine Meyer
Torna Inès Cagnati, sempre grazie ad Adelphi, con questo Giorno di vacanza. Anche questa volta, protagonista e voce narrante, una donna, un’adolescente. Galla, il suo nome, disperata e tagliente la sua storia. Nata in un luogo di paludi, nebbie e pietre di cui, quasi inevitabilmente, porta addosso e dentro di sé, contorni e sostanza. Galla sogna la fuga dalle tante sorelle, da un padre reso furente e abbruttito dal lavoro e una madre il cui amore diventa cappio e ricatto. Ma sarà per lei che Galla tornerà, per un giorno, lasciando il liceo. A farle da compagna di viaggio la sua amata bicicletta, unica possibilità per scappare da quei luoghi. Ma, andate e ritorni, non sono mai quell’afflato di gioia o di cambiamento a cui, di solito, si pensa quando si pensa a una fuga. Per Galla ogni fuga è impossibile. E anche quel giorno di vacanza sarà un’altra, amara e sempre identica, conferma del suo difficile stare al mondo.
Anche in queste pagine Inès Cagnetti ci consegna una scrittura tanto semplice quanto arata con cura, levigata nella pietra, di frasi brevi che dipingono mondi in poche parole, in frasi brevi quasi sincopate. Non ha bisogno la Cagnetti di usare più parole del necessario per restituirci psicologie, pensieri, luoghi, atmosfere, dolori e solitudini.
La ragazza che esce dalla sua penna sembra attraversare la vita con impassibile rassegnazione al disprezzo di sé e degli altri. Professori, compagne di classe, genitori e sorelle (a parte una) compaiono in questo spartito come qualcosa di inevitabile, come inevitabile la solitudine e l’imprendibilità di un mondo ostile. Una sorta di destino segnato che l’autrice rende, quasi freddamente, con la reiterazione di frasi quali “Del resto, anche se chiedessi, non mi darebbero niente.” “Non posso farci niente, neanche se mi mettessi a sognare con forza.” “Del resto sarebbe stato inutile”
Non sembra esservi diversa prospettiva possibile per Galla e per la sua famiglia, che non sia quella di un identico immobile grigio paludoso, proprio come quello che circonda lei, la sua casa, i campi sterili da cui non nasce nulla. E in cui anche l’amore non appare possibile se non come atavica violenza o, quando va bene, indifferenza. Molte sono le frasi in cui Galla non reprime desideri di distruzione, morte, devastazione. Eppure la mancanza di concitazione nel suo modo di ragionare ed esprimersi rendono anche queste invettive quasi una forma di cantilena, al limite della preghiera.
Un libro la cui amarezza non arriva immediata in tutta la sua forza ma sembra acquistare contorni e potenza man mano che si legge e, ancor più, quando si lascia trascorre qualche giorno dall’averne concluso la lettura. Che bella scoperta questa scrittrice.
Fabula
Letteratura
Adelphi
2023
151 p., brossura