Post punk italiano
Di Luca Morettini
Ci sono dei casi in cui la passione la considero un’estensione del talento. Oppure, se posseduti entrambi i doni, il miglior modo per generare curiosità nei confronti di qualcuno. In questo caso un lettore, un appassionato di un certo tipo di musica o più semplicemente il sottoscritto.
Di Stefano Gilardino ho già letto, e recensito pure qui qualche cosa se la si vuole andare a cercare, diversi libri sul punk, siano essi stati scritti da lui o solamente curati. Libri completi ed esaustivi che davano l’impressione di toccare qualsiasi argomento e band possibile. Non è vero, ma la sensazione era proprio questo senso di completezza. E alla base c’era proprio la passione, quella per un genere musicale e attitudinale seguito e vissuto fin dall’adolescenza, squisitamente fatta trapelare riga dopo riga, pagina dopo pagina.
Ma il punk ha avuto nella sua vita anche un post. Appunto, il post punk. Spesso viene confuso con la new wave, ma si differenzia per un certo lato più sperimentale e/o meno convenzionale. Ed è guardando alla miriade di tesori e perle che il nostro paese ha saputo offrire l’argomento del libro Shock antistatico. Il post punk italiano 1979-1985. Ovvero, non soltanto Litfiba, Diaframma, Skiantos, Rats, per citare alcuni tra i nomi più popolari del lotto, ma un’intera generazione di idee, suoni e genialità che merita il suo posto nel mondo.
Divisi i capitoli per scene regionali, Shock antistatico (titolo tratto da una canzone dei Gaznevada) è una guida nella memoria di una stagione musicale nel nostro paese tanto prolifica quanto tanto, troppo bistrattata. Tra nomi di culto, perfetti sconosciuti, progetti con poche o nulle prove discografiche, si viaggia in lungo e largo per l’Italia sotto la guida dell’enorme mole di materiale nominato. Dischi e band entrate nel cuore di un esiguo numero di fedelissimi, appassionati di certe sonorità, reduci di quei tempi. Verrebbe quasi da dire materiale per intenditori. Radar, Confusional Quartet, No Fun, Death In Venice, Plasticost, Baciamibartali e decine di altri ancora, con la loro attitudine, la loro storia e pure qualche nome insospettabile famoso per aver contribuito in modo differente al nostro panorama musicale: cito, tra gli altri, Max Casacci dei Subsonica che suonava nella band dark wave dei Defear e Tullio Ferro, chitarrista dei bolognesi Luti Chroma e a partire dagli inizi degli anni’80 fidatissimo e ispirato autore per Vasco Rossi (c’è il suo nome nelle musiche di “Sally”, “Vita spericolata”, “Siamo soli”, ecc.)
Non ci sarebbe da aggiungere altro per descrivere cosa rappresenti Shock antistatico. Si inizia a leggere, si segue la mappa e si va alla ricerca dei tesori. Tantissimi, da recuperare, da tramandare in maniera assoluta.
Una volta finita la lettura la prima cosa che ho fatto è creare una playlist su Spotify con tutto quello che sono riuscito a trovare in maniera d’italico post punk, punk rock degli anni ’70 e new wave. Tutto ciò che proveniva dal libro, ascoltato e non, in attesa di passare attraverso le miei orecchie. E poi, sotto il titolo, ho scritto un pensiero: sarebbe bello che il mondo ci conoscesse per questa musica. Utopia pura ovviamente, ma l’idea di andare oltre i soliti quattro reiterati nomi che limitano enormemente la percezione di ciò che è stato il nostro passato musicale non mi dispiace. E quindi ho aggiunto che sarebbe bello che il mondo ci conoscesse ANCHE per questa musica. Ne gioveremmo tutti.
Spittle
Musica
Goodfellas
2021
232 p., ill rilegato