DAL SOGGETTIVISMO ESASPERATO ALL’IMPRESSIONISMO DI CLAUDE DEBUSSY
Di Adriana Sabato
Risulta interessante nell’ambito della musica descrittiva, il riferimento a I quaderni pianistici di Claude Debussy in quanto alieni da qualsiasi particolare realistico. L’immagine di provenienza quasi sempre letteraria o naturalistica viene indicata nel titolo come ad esempio la Cattedrale sommersa o Quel che ha visto il vento dell’ovest, Riflessi nell’acqua o Pesci dorati, ed è riassunta nel suo insieme dalla Musica come un’impressione.
Dalle immagini vengono ricavati alcuni elementi primari che appartengono ai fondamenti del linguaggio musicale e che possono essere agevolmente mimati dalla musica: sono il movimento, il colore, l’intensità, le vibrazioni. La composizione è quasi completamente astratta dai riferimenti analitici all’immagine e nello stesso tempo dalle strutture tradizionali del linguaggio musicale.
Può essere ascoltata come impressione nel senso letterale della parola ma le occorre ad integrazione dei suoi elementi primari, una definizione e quest’ultima le viene conferita dai titoli che danno un senso all’ impressione: la indirizzano verso un universo immaginifico che è nello stesso tempo preciso e fluido.
I titoli formulati con grande raffinatezza di linguaggio come fossero versi di una poesia, con la loro suggestione letteraria, fanno parte integrante della composizione, ne costituiscono una sorta di estensione
Non è un caso che Claude Debussy nei Preludes abbia collocato i titoli alla fine di ogni pezzo come didascalie conclusive. L’impressione contenuta nella musica viene precisata e definita da veri e propri versi così come nella poesia di Mallarmé il ritmo e il colore delle parole vengono fissati dal pur vago ed ermetico senso del testo.
Il realismo di Mussorgsky (nei Quadri di un’esposizione) e l’impressionismo di Debussy costituiscono dei limiti estremi della fusione tra immagini e musica non soltanto sul pianoforte, ma in tutta la letteratura musicale. L’universo sonoro del pianoforte più maneggevole e nello stesso tempo quello più raffinato dell’orchestra, consentì esiti estremamente audaci
Ma Debussy riuscì a riprodurre nella grande orchestra sinfonica le stesse raffinate corrispondenze che si riscontrano nella sua produzione pianistica grazie ad una tecnica chiamata divisionista in cui l’organico orchestrale è raramente impiegato nel suo insieme e comunque in una costante dialettica con sottilizzazioni ed isolamenti di timbri puri cioè di singoli strumenti o gruppi di strumenti e l’apertura della L’Après-midi d’un faune, col solo di flauto, sul tessuto discreto dell’orchestra, ne è un esempio probante.
Le immagini si rispecchiano in un linguaggio sinfonico fondato su una tecnica ipercolta: le onomatopee per le quali Debussy formulò invenzioni melodico – armoniche di straordinaria suggestione, sono proposte con estrema mobilità, talvolta in combinazioni simultanee. Mobilità e simultaneità sono per Debussy qualità primarie della musica ignote alle le altre arti: Mallarmè si proponeva di acquisirle alla poesia quando affermò in una celebre frase che bisogna rapire i suoi beni alla musica.
Grazie a questi beni, nella musica di Preludes a l’Après-midi d’un faune, Nocturnes, Images, La Mer sono sintetizzati incontri con l’impressionismo nella pittura, con l’esotismo nella letteratura, con l’ermetismo nella poesia.
In confronto al descrittivismo ottocentesco in base al quale la struttura musicale era stata sminuzzata in episodi corrispondenti alle immagini, Claude Debussy arriva a ricostituire non soltanto l’immagine nei suoi aspetti fondamentali corrispondenti alle qualità primarie della musica, ma a riassumere le immagini in una struttura unitaria costruita per allusioni.
Si trattò però di un esperimento estremo e perciò non ebbe un futuro e le composizioni di Debussy restano pezzi unici e rari.
In copertina un’immagine di Debussy nel 1908. Foto da wikipedia