LETTERATURA E VITA, LA “CRITICA” DI MASSIMO ONOFRI
di Federico Migliorati
Come suoi maestri si annoverano due nomi di punta della critica letteraria del Novecento quali Luigi Baldacci e Nino Borsellino: diverse origini, differenti formazioni, ma uguale capacità di analisi e di confronto. Lui, Massimo Onofri, docente universitario, saggista, scrittore, collaboratore storico e prolifico tra gli altri del quotidiano Avvenire, è da poco nuovamente in libreria per l’attivissima casa editrice romana Inschibboleth con La critica in contumacia, un ponderoso volume che ricomprende cinque delle sue precedenti opere uscite dal 1995 in poi per diverse realtà editoriali e dedicate alla critica letteraria e alla storia della critica e nello specifico “Ingrati maestri”, “Il canone letterario”, “La ragione in contumacia. La critica militante ai tempi del fondamentalismo”, “Recensire. Istruzioni per l’uso” e del saggio “Critica della vita e storiografia letteraria” contenuto in “La critica come critica della vita. La letteratura e il testo”, il tutto con una prefazione che aggiorna alcuni passaggi.
L’argomentare di Onofri è sempre scevro da pregiudizi e controstorie, perennemente orientato a individuare la critica della letteratura come critica della vita, in ciò confutando molto dogmatismo del secolo scorso e lontano dall’ormai “estinta” teoria della letteratura dell’anoressico e autistico Novecento così come dalle ideologie che ne hanno contrassegnato il suo decorso. Nel libro si passano in rassegna i mostri sacri di questo genere a partire dai due principali, Giacomo Debenedetti e Gianfranco Contini, amici-nemici orientati su opposti versanti, ugualmente mèntori di una vasta schiera di discepoli, ma anche di epigoni. Si affrontano, tra l’altro, le discussioni legate al senso e all’attualità della pratica del recensire quale atto di “pulizia ecologica” della letteratura utile a distinguere il buono dall’ottimo e a stroncare (sì, ha ancora una validità l’arte della stroncatura) i titoli non degni di apparire sugli scaffali di una libreria. Autore prolifico, capace a sua volta di lanciare giovani emergenti, Onofri predilige sempre la franchezza e la sincerità e accanto a un’intensa presenza sulla stampa quale recensore, si affaccia sempre più spesso anche nel mondo dei social rilasciandosi dalla sua pagina Facebook a proporre anteprime di testi, spigolature, commenti, confronti, disquisizioni sul ruolo della letteratura, su questo o quell’opera uscita e talvolta su taluni episodi di cronaca che lambiscono il mondo culturale. Per lui la critica letteraria, fulcro del ponderoso volume in oggetto e genere letterario ormai acquisito, va intesa quale azione che consente di togliere gli uomini da uno stato di minorità a essi dovuta: essa dunque riveste il precipuo compito di fungere da elemento guida nell’utilizzo della ragione circa la comprensione del testo purché non si smarchi mai da quell’illuminismo trascendentale di cui si offre tra le pagine un’ampia dissertazione. Critica è dunque Ulisse, è Enea, è Socrate, è il mito che si fa uomo e guarda al viaggio più che alla meta, è la lettura propedeutica alla scrittura: è militante poiché vera e se vera è anche naturaliter antagonista e agonista, mai ferma sui propri passi, protesa verso un orizzonte continuamente in movimento, magmatico. Ma recensire, operare cioè a metà strada tra ciò che può essere una scheda e ciò che invece rappresenta un saggio più o meno articolato, non è dato a tutti giacché richiede apposite “istruzioni per l’uso” e qui l’autore viterbese ormai di casa in Sardegna non rinuncia a richiamare all’ordine (e all’attenzione) su alcuni dei fondamenti etici di questo genere: la capacità di cogliere i nessi e i significati sottesi a un’opera, quella di “proseguire” la costruzione narrativa offrendo una propria visione della vita, dell’uomo, della società, l’allontanamento di ogni pur minimo conflitto d’interesse verso autori amici sì da eliminare quel do ut des troppo spesso in voga nel nostro tempo. Un decalogo, dunque, della buona recensione in cui l’autorevolezza non si costruisca partendo dal nome bensì dall’azione ponderata, da una valutazione estetica e di giudizio equilibrata e onesta. Puntute, ficcanti, godibilissime sono poi, in particolare, le pagine in cui si stigmatizzano comportamenti e modi letterari di scrittori contemporanei, rinchiusi in sé stessi e soverchiamente narcisi nel loro argomentare. Un testo piuttosto elaborato è dedicato al canone letterario e a ciò che esso ha significativo nel corso del tempo a partire dalla sua definizione, tra autori che ne sono diventati capisaldi e altri fugacemente estromessi. Ma sarebbe qui impossibile enumerare il fittissimo campionario di tematiche, sollecitazioni culturali, figure di punta di un modello di critica: per ciò rimandiamo a quell’interessante prima parte racchiusa nell’opera in questione dove muovendo dal valore del lavoro profuso da Benedetto Croce, passato ahilui dall’avere entusiasti adepti a subìre fanatici contestatori, si arriva a decifrare chi sono e come operano ancora oggi, mercé i loro allievi, certi ingrati maestri: un elegante pamphlet dove ironia e sprezzatura, capacità di analisi e lucidità di scrittura sono tasselli di un composito, gradevole mosaico di forme e modelli letterari studiati.
Critica letteraria/saggistica
Inschibboleth
2023
409 p., brossura