Non essere il centro del mondo
Di Geraldine Meyer
Basterebbero alcune righe della biografia di Emiliano Cribari per lasciarsi convincere e leggere ciò che ha da raccontare in questo suo La cura della pioggia. Assaporiamole insieme: “Poeta, camminatore, cercatore di luoghi perduti, ha lavorato come fotografo, come regista, ma soprattutto come venditore ambulante di libri usati. Ha fatto frotte di (strani) mestieri, tranne l’unico che forse avrebbe voluto fare: essere un musicista, suonare l’armonica. Ha visto pochissimo il mondo, ma ha annusato quasi tutto l’Appennino, paese per paese. Parla in dialetto ad alberi e piante, ma non parla l’inglese.”
Non so voi ma io, appena lette queste righe, ho pensato che questo libro andasse comprato, letto e assaporato, con lentezza. Ancora una volta Ediciclo, con la collana Piccola filosofia di viaggio, ci dona qualcosa che ci ricorda cosa significhi fare l’editore: dare ai lettori pagine che, non solo diano loro modo di conoscere qualcosa che non sanno ma, soprattutto, di creare qualcosa che prima non c’era.
Emiliano Cribari, lontano dalla grancassa mediatica, egotica e rumorosa, spesso autoreferenziale social-editoriale, costruisce un libro che è proprio come una delle sue camminate letterarie, quelle che organizza come guida escursionistica. E lo fa raccontandoci cosa possa significare camminare in un bosco durante una giornata di pioggia. Con citazioni da autori, cantautori, poeti. Citazioni che non calano dall’alto ma fanno da contrappunto, apoteosi del silenzio, invito a sostare e ascoltarsi.
Cos’è la cura della pioggia e quel sottotitolo che suona Piccolo omaggio alla malinconia che allieta? Una suggestione, una domanda su cosa potrebbe accaderci se la smettessimo di pensare alle allerte meteo, di programmare i nostri impegni basandoci sulle previsioni meteorologiche, di essere convinti che tutto sia passibile di un nostro controllo. Insomma se iniziassimo (o tornassimo) a considerarci creature tra altre creature. Per scoprire così che si può dormire sotto una tettoia mentre infuria una vera tempesta di tuoni e fulmini e ritrovarsi, tranquillamente, vivi.
La cura della pioggia è un piccolo libro che suona e risuona quasi come un breviario, una preghiera che ci invita a lasciarsi sorprendere, dal rumore di una goccia che cade o dal profumo della terra dopo la pioggia certo, ma anche da noi stessi in relazione a tutto ciò. Tra gente semplice, tra i paesi dell’Appennino, i ricordi di cosa era la pioggia un tempo e il rapporto con essa di donne e uomini. Un cadenzato o improvvisato abitare il tempo e i giorni con la consapevolezza che, con la pioggia e con qualunque altro fenomeno atmosferico, si tratta di coabitare. Proprio come si fosse in una comunità che trascende il nostro sentirci al centro del mondo.
La cura della pioggia è un invito al cammino, letteralmente e metaforicamente, sotto l’acqua, senza sentirsi obbligati a coprirsi la testa. Accompagnati anche dalla malinconia perché può essere generativo non sentirsi obbligati ad esser sempre allegri e in competizione con qualcuno o qualcosa.
Piccola filosofia di viaggio
Saggistica
Ediciclo
2023
91 p., brossura