In mezzo al nulla, all’improvviso
Di Geraldine Meyer
Tim Winton, tra i più affermati scrittori australiani, con questo Il capanno del pastore ci immerge in una storia di sublime disperazione, forse di accarezzata redenzione, dolorosa accettazione di sé attraverso quella che sembra, a tutti gli effetti, una morte in croce. Jaxie, a soli quindici anni, della vita ha già visto il peggio. La morte della madre e un padre violento che li riempva entrambi di botte. Quando il padre muore per un banale incidente domestico, Jaxie scappa per paura di poter essere accusato dell’omicidio. Vuole raggiungere la ragazzina di cui è innamorato e che, per un soffocante senso del decoro, è stata da lui allontana. In mezzo a queste cicatrici Jaxie si avvia a piedi tra i luoghi più abbandonati, selvaggi e deserti dell’Australia. Fino a quando, in mezzo al nulla, incontrerà Fintan MacGillis. L’uomo lo nutrirà, gli darà da bere e creerà con il ragazzino una relazione umana.
Tra diffidenze, paure, affetto che non potendo dirsi diviene ruvidezza, l’uomo e il ragazzo stabiliscono una convivenza che sa di umano bisogno, dipendenza reciproca, disperato desiderio di essere visti dall’Altro. In mezzo a quel niente scopriamo che Fintan era un prete, esiliato in quel nulla per motivi che non conosceremo mai. Stabiliscono un patto: non parlare del loro passato. Ciò che a noi lettori è consentito sapere è davvero poco, per non dire nulla. Solo vaghi accenni. Una colpa, un esilio, la solitudine, un peccato e un peccatore. Chi salva chi? Chi si fa carico del dolore dell’altro per redimerlo o condannarlo? Il finale arriva come un macigno con non pochi echi evangelici.
Winton costruisce un romanzo dalla scrittura pulita, quasi ridotta all’osso, con moltissimi dialoghi e una tensione che, nelle ultime venti pagine si fa quasi parossistica. Eppure mai gratuita, mai fuori luogo, ma messa lì per compiacere il lettore. No, la tensione è quella stessa della vita, in cui ci si dibatte tra pericoli immaginari e pericoli reali, tra fughe in avanti e momentanee tregue.
Fintan accoglie il ragazzo, spezza il pane per lui, e donando riceve. Jaxie accetta di fermarsi e, alleviando per un po’ l’isolamento dell’uomo, prende fiato e trova anche il tempo per provare nostalgia di quando, lui e i suoi genitori andavano insieme per boschi. Sì, perché c’è stato un periodo in cui le cose andavano bene. Poi. Poi accade sempre qualcosa, qualcuno sbanda, qualcuno cade. E la vita diventa difficile e dura.
In mezzo a tanta vastità vuota tutto si concentra nei particolari, nei dettagli, tra i riverberi di un lago di sale e una luna che Fintan invita il ragazzo ad osservare attentamente. Non c’è, tra queste pagine, una parola fuori posto. Tutto trattenuto e tratteggiato eppure dirompente, eccedente. Come la vita, come una relazione che può accadere di creare in mezzo al deserto. Fatta di accenni e segreti. Cosa ha fatto quel prete? Non lo sappiamo, sappiamo solo che, in quei giorni, ha dato aiuto. Di cosa ha davvero paura Jaxie? Lo scopriremo alla fine quando il ragazzo comprenderà davvero chi è.
Le strade
Letteratura
Fazi Editore
2023
267 p., brossura