Leggere e rileggere Proust
Di Marcello Chinca
Lessi l’opera intera (La recherche du temps perdu in prima ed. Einaudi in tre volumi curata da Natalia Ginsburg, con cui ebbi modo di parlare mesi prima della sua dipartita) che avevo venti anni, poi la rilessi a brani negli anni a seguire, in specie Sulla strada di Swann
Autore sapienzale certo, La strada di Swann mi svezzò da subito in un conforto letterario mai sino ad allora provato, le sue teorie del ricordo, delle reminiscenze, il rapporto unico fantomatico e doloroso con la madre, la descrizione dei paesaggi e dei fiori, la saggezza, l’intelligenza, la bontà interiore dell’ebreo Swann a fronte di una società edulcorata e fasulla, in pieno Positivismo nella pompa della Grandeur rinnovata dopo la comune di Parigi annientata, la figura della nonna, il solo spirito libero da ogni convenzione o pregiudizio nel suo rapporto viscerale con tutto quanto è Natura.
La Recerche è, per antonomasia, un’analisi a volte spietata sull’Amore, sui suoi contorcimenti, sulle disillusioni e sconfitte, sui trabocchetti in cui cadrà sempre chi ama di più.
Poi il ritmo scandito solo da virgole, le proposizioni infinite con continui rimandi, circonvoluzioni, in un flusso di coscienza traboccante di delizia letteraria, dallo stile ineguagliabile. Ma più di tutto un ritratto mai castigato, sottile e dall’intento efferato, della Borghesia francese fin de siecle, in pieno caso Dreyfus e colonialismo. Della aristocrazia ormai amorale e sconfitta dai parvenu della nuova classe mercantile in ascesa.
Il segreto del Tempo sulle vicende umane, sui loro corpi e pensieri. Questo Tempo la cui inclemenza ci rende infine tutti uguali. Questo Tempo inclemente ed imparziale che trascorre come in un sortilegio per scoprirci vecchi inermi, divenuti cinici e orribilmente avvizziti.
In copertina una immagine di Proust presa da wikipedia