Luca Morettini Paracucchi, nato il 24 febbraio 1988. Lucchese da tutta la vita, Viterbese da qualche tempo. Ho una passione molto forte per ciò che riguarda il cinema, la letteratura, la musica, il mondo dei fumetti e dell'arte in generale. Tra le mie passioni hanno un posto di rilievo il mondo del punk e certi aspetti della cultura cosidetta nerd. Scrivo da quando avevo otto anni, recentemente ho ripreso dopo un periodo di stop. Spero sia la volta buona

Reduce

Di Luca Morettini

L’anno 2024 sarà ricordato come quello in cui il mio rodato amore nei confronti dei CCCP-Fedeli alla linea è deflagrato in un tripudio d’immersione nella loro musica e nei loro testi, come se tanti anni di ascolti non fossero mai esistiti, come se quelle note e quelle frasi non fossero saldamente impresse nella mia anima ma dovessero farsi spazio per la prima volta.

Scrivo con alle spalle i giorni di Berlino e delle sue sensazioni simili ad un sogno e la data al Barton Park di Perugia. Tra pochi giorni mi aspetta quella di Firenze. Non escludo a priori Prato. Mi sembra di stare in mezzo ad un fuoco che non riesce a diventare semplice brace, ma continua a divampare e brucia tutto il superfluo.

L’anno 2024 sarà ricordato anche come l’anno in cui su uno scaffale del solito mercatino dell’usato nella solita Lucca, appare ad un tratto Reduce, il primo libro di Giovanni Lindo Ferretti. Quello difficile da trovare, quello che è appena diventato maggiorenne e già ha raggiunto prezzi sospettosamente alti.

Quello che mi salta sulle mani e aspetta solo che io lasci tre euro al gestore del mercatino per venire via con me. Perché per certi ritrovamenti sono fortunato, oramai l’ho capito.

Eppure lo sapevo fin prima di sollevare la copertina e arrivare fino all’ultima pagina: Reduce arriva al limite della piacevolezza per quel che riguarda il mio gusto. Non è solo il solito stile secco, monco e spezzato tipico di Ferretti a rendere la lettura traballante come se ogni concetto fosse un qualcosa di vivente che sguscia via e renda difficile seguire la sua direzione. Il problema (che in realtà problema non è, almeno non per tutti) è che nelle pagine di questo libro vi è il 2006 e quindi il percorso che portò Ferretti al suo riavvicinamento alla fede cattolica è da poco cominciato. E le idee, le sensazioni, il narrare dei suoi viaggi e lo sguardo verso il mondo e la vita sono filtrati in quest’ottica. Ma a mostrare perplessità non è tanto il filtro tanto quanto la barricata che questo ritornare a casa erige. Se in Ora, l’ultima opera pubblicata un paio d’anni fa, Ferretti mostra il proprio sguardo ad un mondo esterno in cui non crede e non sente proprio ma s’attinge a fare i conti, in Reduce il proprio passato che non abbia a che fare con i ricordi dell’infanzia montana diventa quasi una figura ingombrante nella sua assenza e la totale adesione al presente assomiglia molto ad una chiusura. O perlomeno ad un orizzonte lineare senza più deviazioni.

Come già accennato non è un problema, non per tutti. Solo per quelli che in quei giorni e per molto tempo a seguire urleranno al tradimento. Un cambiamento così forte non poteva che portare a reazioni forti.

Finisco il libro e mi domando se questa riflessione sia esatta o se il ricordo di Ferretti sul palco dell’Astra Kulturhaus che dice al pubblico “noi siamo i CCCP” m’induca a vedere degli spiragli di questa già accennata barricata che in realtà non esiste e che tutto ciò faccia solo parte di un percorso umano e di vita difficile da decifrare e per cui nessuno di noi si dovrebbe prendere l’arroganza di farlo.

In caso di errata sensazione faccio allora finta che quello che ho scritto si annulli e di conseguenza non esista e rimando allora a ciò che è rimasto: la bellezza di alcune affermazioni, la sensazione ch’io non riesca bene a comprendere il testo perché lo stesso libro, elogio dell’antico e di un tempo non frenetico, mi fa notare che in quanto figlio del mio tempo corro troppo veloce e non riesco a fermarmi ad assaporare il momento. Ma cosa più importante, il desiderio di mettermi al computer ed esternarvi queste sensazioni dopo un periodo di mesi di blocco creativo.

Giovanni Lindo Ferretti rimane uno dei miei riferimenti culturali più importanti di sempre. Che io sia d’accordo o in disaccordo con le sue idee non è più importante.

Reduce Book Cover Reduce
Piccola Biblioteca Oscar
G. Lindo Ferretti
Saggio
Mondadori
2008
120 p., brossura