Patriarcato e emancipazione in D’Urso
di Federico Migliorati
“Chi rinuncia alla giovinezza commette un peccato di cui dio non si preoccupa”
Nonostante il profluvio di titoli che si stampano ogni anno in Italia non capita sovente di leggere dei buoni romanzi, opere che oltre a mettere in risalto un registro stilistico apprezzabile riescono a strutturare un mosaico umano scevro di sentimentalismi o, ancor peggio, ripiegato su sterili souvenir d’egotisme, per citare Stendhal. E se il genere romanzo in Italia ha attecchito tardi (siamo da sempre il Paese della poesia o tutt’al più del racconto), anche piccole realtà editoriali nel loro “scouting” prezioso sanno rintracciare talvolta autrici e autori in grado di incidere, più o meno intensamente, nel tessuto letterario attuale. È così con Giusi D’Urso, biologa nutrizionista ma avvezza ormai da anni a navigare con versatilità nel mare della scrittura, che nel volume in oggetto congegna un interessante scenario di varia umanità nel quale sono messi in luce, al di là e oltre il semplice intreccio narrativo, aspetti di stringente attualità come la questione del patriarcato che tanto tiene banco da tempo, dell’emancipazione femminile mai pienamente acquisita, dei femminicidi, tristemente presenti sempre più spesso sulle pagine dei quotidiani, e ancora del disagio psichico, facilmente derubricato.
Questo romanzo di formazione è incentrato sulla figura di Sofia, che è altresì la voce narrante, siciliana d’origine, vittima di una cultura in cui il maschio (il padre o il marito poco importa) è ancora in posizione dominante e nessun sentimento o legittimo desiderio, fuori dal contesto familiare, ha diritto di cittadinanza senza il beneplacito del genitore. Sofia però è una ragazza capace di farsi valere, una donna che dietro evidenti fragilità e una complessità caratteriale derivata dal contesto di vita, riuscirà a superare ostacoli e difficoltà finendo per diventare medico ricercatore seppur con un finale a sorpresa. Dalla Sicilia natìa alla Pisa “città dei dubbi d’amore” che la vedrà formarsi nello studio, la protagonista racconta tra le pagine la propria esperienza, in un saliscendi emozionale, tra sofferenze taciute e volontà irredente, amicizie “pericolose” e altre, lontane, destinate a sfaldarsi, ricordi e visioni mentre il tempo dell’oggi si sedimenta su quello del passato in inestricabili flash back e flash forward continui. Sofia, che odia le muffe, le case troppo piccole e le scutigere, ci conduce così nel suo percorso di costruzione identitaria, soffocata dal padre, ieratica e imperiosa figura per la quale prova un rapporto di odio-amore, con una madre a lui succube e con l’amica Filomena che ne segnerà un tratto importante del suo vissuto fino all’esito conclusivo: ne osserveremo le soverchie cadute e le risalite verso una vita non più mozzata, non più costretta dalle scelte altrui com’è accaduto troppo a lungo. Tutto si tiene in questo romanzo fitto di colpi di scena e di pathos, in grado di raccogliere le speranze e i desideri di intere generazioni contro l’oppressione familiare e sociale che ancora oggi, al di là delle latitudini, è fenomeno presente in molte realtà. Lucidità e follia, realtà e immaginazione, salute mentale e partecipazione emotiva, attualità e ricordo, equilibri precari e solidità sperate si mescolano a più riprese offrendo un caleidoscopio di singole esistenze e di una società assente e inerme di fronte alle storture di una famiglia arretrata. Se camminare fa troppo rumore mette in risalto anche un duplice livello linguistico con il ricorso al siciliano per la sfera più intima del contesto familiare e all’idioma nazionale per lo sviluppo più complessivo della trama. La storia di Sofia, che potrebbe essere quella di migliaia di ragazze e di donne in Italia e non solo, lascia ad onta di tutto la certezza che la vita non è mai limitata a sé stessa ma può a sua volta contenerne molte: sta a ciascuno di noi, pur nelle difficoltà talvolta evidenti, indirizzarci verso l’una o l’altra, con coraggio e un pizzico di incoscienza.
Narrativa
Il ramo a la foglia
2024
232 p., brossura