Nessun uomo è un’isola
Di Geraldine Meyer
Un po’ Pasolini, un po’ Tondelli, un po’ di Leavitt e di Almodovar. Questo L’odore dei cortili ha, nel cuore, l’omosessualità e la racconta, tratteggia e descrive con echi di tutti gli autori citati. Il che, in prima battuta, potrebbe far pensare a schegge di stereotipi o immagini fin troppo usate. E non nascondo che talvolta, leggendo, un po’ mi ha assalito una sorta di claustrofobia di genere. Omosessuali ovunque, nei parchi di notte, nella polizia, nelle manifestazioni, tra datori di lavoro e dipendenti. Ma poi, proseguendo, se la sensazione non è sparita ha però assunto i toni di un accompagnamento necessario, una cornice non di scena ma di sensibilità.
Portogallo durante la feroce dittatura. Mattia vive con la madre. Il padre non lo ha mai conosciuto. Ha dovuto lasciare il Portogallo anni prima per motivi politici. Senza dare più notizie. La madre, Serena, lo attende ancora, in un misto di ingenua rimozione e necessaria roccia a cui aggrapparsi. Mattia vive con questa assenza. E non è facile. Fino a quando, un giorno, le assenze con cui dovrà convivere saranno due. La madre verrà uccisa mentre tenta di spedire un pacco al compagno sparito e di cui, un po’ rocambolescamente, viene a scoprire l’indirizzo parigino dopo dieci anni.
Il clima è quello di un paese oppresso dalla dittatura, un paese in cui sospetto e delazione, violenza e paura accompagnano la vita delle persone. Tutte. In fondo anche quelle di alcuni uomini che, indossando la divisa della polizia politica, sono diventati oppressori e assassini per creare un ordine sociale che tenesse a bada il disordine del loro sentire, della loro natura. E per alcuni di essi, come per uno dei protagonisti, il “disordine” è proprio un’omosessualità che non si può dire.
E piano piano si viene accompagnati tra le pagine di un libro in cui l’omosessualità diventa un pretesto non solo per parlare della libertà d’amare ma, anche e soprattutto, dei danni e delle ferite drammatiche che si possono infliggere agli altri e a sé stessi quando si nega la propria vera e autentica natura. Non solo, L’odore dei cortili sembra dirci, quasi in una vertigine, come quanto anche i grandi eventi della storia con la maiuscola, siano infondo causati da tante piccole individualità ferite, negate, represse. Si diventa poliziotti assassini perché non si accetta qualcosa che brucia dentro e che non si può vivere? Sì, può accadere anche questo. Ci si ferisce e si rinuncia a vivere perché il bambino a sua volta ferito tiene in scacco l’adulto che è diventato? Sì, può accadere anche questo.
L’odore dei cortili è un viaggio dentro le fragilità, i dolori e le rimozioni che sono le fragilità, i dolori e le rimozioni di ciascuno di noi. Ed è un libro che ci interroga, spesso in filigrana, su cosa e quanto si sia legati gli uni agli altri, anche quando sembra non sia possibile, quanto non vi sia un singolo gesto che non abbia riverberi sulla storia del mondo intero. E pensarci, bisogna ammetterlo, fa un po’ paura. Ma non pensarci fa danni drammatici.
Narrativa
Il ramo e la foglia edizioni
2024
258 p., brossura