Sono nato il 16 marzo del 2000 a Ceva, in provincia di Cuneo. Ho vissuto fin da subito a Cairo Montenotte, dove ho frequentato elementari e medie. Mi sono diplomato al Liceo San G. Calasanzio di Carcare nel 2019. Mi sono laureato questo giugno in scienze della comunicazione al campus UniGe di Savona. Per quanto riguarda la mia passione per l’horror e in particolare Lovecraft… la devo a un insegnante di italiano che ho avuto dal terzo al quinto anno di Liceo.

Il recupero mal cercato

Di Juri Lequio

Ci troviamo nelle terre dei Vichinghi, famosi per la loro enorme abilità in guerra e per avere una religione quasi del tutto dedicata ad essa.

Non sono in pochi a conoscere il gigantesco Valhalla e di certo è fatto noto che esso sia riservato solo ai più valorosi dei guerrieri, morti in battaglia.

Per raggiungerlo, occorre aspettare che le donne guerriere, note come Valchirie, si occupino di prendere con loro le anime dei morti in battaglia e le portino al banchetto degli dei.

Con premesse di questo tipo, è ovvio che i guerrieri vichinghi tentino di dimostrarsi il più valorosi possibile, ma alcuni non comprendono bene cosa ciò voglia dire e spesso esagerano, dando vita a dimiastrazioni di superbia, più che di valore.

Questo è il caso che analizzeremo e che mi prenderò l’immenso piacere di racconatre nei dettagli, per rendere facilemnte comprensibile la catena di eventi, che ha dato vita al trsite finale della vicenda.

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Tra tutti i guerrieri Vichinghi, i più temibili sono i Berserker: uomini privi di ogni equlibrio mentale, che corrono in battaglia senza armatura e dopo aver consumato sostanze che li fanno uscire di senno, ancora di più di quanto non lo siano di norma.

Tra di loro, merita un certo gardo di attenzione, un individuo in particolare, che non è conosciuto da nesuno con il suo vero nome, bensì con il soprannome di “Lama di Loki”.

Il riferimento al terribile dio, imparentato con Thor, fa ben capire di che tipo di persona sia, ammesso che affettivamente sia umano.

A sentirlo parlare, sembrerebbe l’unico dei suoi compagni ad’avere un minimo di senno, ma basta che abbia un’arma in mano e si trasforma in uno spietato predatore.

Dice che vuole essere accompagnato nel posto più vicino possibile a Odino e quindi deve dimostrare un immenso coraggio in guerra.

Spesso questa sua brama superba, lo porta a combattere in modo sconsiderato e a dimostrare una profonda follia, più che un coraggio eroico, ma lui non ci fa caso e continua nelle sue pazze imprese.

Una volta disse che la sua forza, gli permetteva di combattere quasi del tutto disarmato e con in mano un qualsiasi oggetto, con anche una minima capacità di uccidere.

I suoi compagni lo presero epr matto (e se lo pensano i Berserker, la situazione è molto grave), ma lui non volle sentire ragioni e andò in battaglia con in mano una fiaccola.

Durante il primo attacco, partì in testa a tutti, dato che la sua velocità in corsa, era superiore a quella degli altri, per poi cominciare a incendiare i soldati nemici e con loro carri e cavalli.

Da questo gesto, si creò un campo di battaglia difficilissimo, che portò un enorme numero di morti, da entrambe le parti, dato che le fiamme non seguono bandiere, ma la battaglia fu comunque vinta dai Vichinghi, che bene o male furono soddisfatti dall’esito di un gesto tanto avventato.

Questo bastò a tracciare un buon ritratto della Lama di Loki, che nelle battaglie successive, non utilizzò più altro, se non le comuni armi in dotazione alla sua tipologia di guerriero, dato che riteneva che quella fosse una sufficiente prova di coraggio e un degno attto di eroismo.

Tra le file dell’intero esercito, si diffuse la sua fama e gli altri, avevano quasi paura di lui, dato che la sua follia, temevano, lo avrebbe potuto portare a uccidere uno dei suoi, anche se non aveva mai dato prova di volerlo fare.

Se qualcuno avesse potuto leggere nella sua mente, avrebbe capito che la sua furia verso il nemico, era pari alla stime che provava per i suoi compagni e che non avrebbe mai ferito uno di loro, ma essi erano tranquilli solo dopo che lo vedevano correre per primo verso il nemico e dilaniare un enorme numero di soldati avversi.

La sua vita stava durando molto di più di quella degli altri Berserker e non sembrava particolarmente indebolito dalle molte ferite che riportava in battaglia, facendo pensare che vi fosse di mezzo un qualche intervento divino.

In realtà, si trattava solo di un rigido allenamento, al quale si sotoponeva tutti i giorni, allo scopo di riuscire a indurire la sua pelle e risultare meno vulnerabile ai colpi del nemico.

Anche questa era una delle tecniche che utilizzava per poter portare avanti la sua ossessione di diventare un ospite di alto rispetto nel Valhalla.

Tutte le sere, faceva riti in onore degli dei e invocava le Valchirie, affinché vedessero cosa stava facendo e potessero avere prova delle sue capacità.

Non seguiva alla lettera i dettami della sua religione e spesso svolgeva i rituali in giorni sbaglaiti, portandoli quindi a essere del tutto inascoltati.

Inoltre il fatto di voler che l’attenzione delle Valchirie fosse completamente riservata a lui, non era un segno di valore, ma poteva essere interpretato come un ritenersi superiore agli altri e dichairare che altri soldati non meritassero l’attenzione delle guerriere, decdendo lui stesso al loro posto a chi assegnare i meriti.

Molti Sacerdoti glielo fecero notare, ma lui non prestava loro attenzione e diceva che ogni guerriero dovesse pensare per sé e che se gli altri volevano gli onori dei

migliori guerrieri, dovevano solo impegnarsi e meritarli.

Tra i Vichinghi sarebbero discorsi inauditi, dato che tutti i migliori guerrieri erano noti per il loro altruismo.

Il grande e potentissimo Beowulf è andato in aiuto del Sovrano di un Regno distante dal suo e solo così ha cominciato a dimostrare il suo enorme valore, prima di sconfiggere il drago, che lo avrebbe poi partato alla morte.

Con una leggenda del genere, nessun guerriero si sarebbe mai sognato di pensare solo a sé stesso e non agli altri.

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Iniziò a girare una voce, che si riferiva al successivo arrivo di un esercito potentissimo a combattere contro i Vichinghi, che avrebbero dovuto creare una serie di tattiche mai viste per uscire vincitori.

Il guerriero, sentiva che quella sarebbe stata la sua ultima battaglia e sentiva già i cavalli delle Valchirie trottare verso di lui e il forte sapore dell’idromele scorrergli giù per la gola.

Pochi giorni prima di quello che i messaggeri avevano calcolato come giorno della battaglia, egli si fece forgiare una spada apposta per l’occasione, che sarebbe stata sepolta con lui a fien scontro.

Gli venne creato uno spadone enorme, quasi difficile da sorreggere con due mani, che venne affilato così tanto, che sarebbe stato in gado di fendere una montagna.

La lama venne dipinta di nero e l’elta aveva la forma della testa del terribile lupo demoniaco, figlio di Loki, con sotto un’impugnatura foderata di pelle vera di lupo.

Un’arma simile, costò moltissimo, ma quella era l’unica degna di accompagnare un geurriero del suo calibro nell’ultima battaglia e solo con la presenza di essa sul campo potevano sperare di vincere.

Così diceva il guerriero, mentre consegnava il denaro al fabbro e si preparava ad addestrarsi.

Venne il giorno dello scontro e tutte le tribù vichinghe si erano unite per esso.

I due eserciti erano uno davanti all’altro e iniziavano a partire inni e gridi di battaglia, per spaventarsi a vicenda.

A un certo punto si sentirono dei corni e si vide una massa animalesca partire alla carica.

Sotto a una coltre di pelli di orso e lupo, si nascondevano i Berserkir, che intonavano i loro soliti gridi di battaglia e correvano senza timore verso il nemico.

L’altro esercito si vide una grossa nuvola di polvere, che gli correva contro come un’onda anomala, pronta a travolgere e annegare chiunque incroci il suo targitto.

A pochi passi dalla nuvola, si vide il guerriero protagonista del nostro racconto, che brandiva la sua enorme spada e si prepaarva a combattere fino alla fine.

Poco dopo si vide una gigantesca nuvola di tempesta, ricoprire il  campo di battaglia, ma da essa non scese acqua, ma un enorme esercito, di esseri mostruosi, che non sembravano usciti da nessuna delle più oscure leggende.

Proprio mentre La Lama di Loki stava per colpire alla gola uno dei genrali nemici, scese uno spirito interamente coperto da un mantello nero, su un cavallo dello stesso colore e si avvicinò alui.

Con una grossa spada, simile a una falce, agganciò il folle per il mento e lo trascinò in alto.

La grossa nuvola divenne un vortice e le schiere demoniache entrarono dal cnetro, come se fosse una sorta di portale per un altro universo.

La battaglia si concluse con la vittoria dei Vichinghi e il Valhalla ebbe un gran numero di nuovi abitanti, ma tra loro non c’era lui.

Quello che tanto si era impeganto per recarvisi, venne condannato a passare l’eternità in un posto ben peggiore, senza poter combattere uil giorno della battaglia finale.

La sua spada e il suo corpo non vennero mai ritrovati. 

L’immagine di copertina, presa da wikipedia, è Heimdalir che presidia l’ingresso al Valhalla, da un manoscritto islandese del XVII secolo