Sono nato il 16 marzo del 2000 a Ceva, in provincia di Cuneo. Ho vissuto fin da subito a Cairo Montenotte, dove ho frequentato elementari e medie. Mi sono diplomato al Liceo San G. Calasanzio di Carcare nel 2019. Mi sono laureato questo giugno in scienze della comunicazione al campus UniGe di Savona. Per quanto riguarda la mia passione per l’horror e in particolare Lovecraft… la devo a un insegnante di italiano che ho avuto dal terzo al quinto anno di Liceo.

Il reincarnato

Di Juri Lequio

Ci troviamo in un villaggio nel deserto, nel quale sta transitando una carovana di nomadi arabi, intenti a portare avanti la loro tipica vita errabonda.

Tra di loro, è presente un giovane, con una grande passione per la filosofia, che passa tutto il tempo libero a studiare gli insegnamenti degli antichi.

Il suo sogno, è quello di aprire una scuola e diffondere la conoscenza, soprattutto di scienze esoteriche e del tutto ignote ai più.

Non è necessario dire come si chiamava questo filosofo, dato che non è questa la sua forma in cui ci interesserebbe approfondire la sua persona.

Le conoscenze che più lo attraevano, erano quelle legate all’alchimia e allo studio di ciò che porta a lavorare sullo spirito, che lui vedeva come il più importante degli elementi.

Lavorava per buona parte del tempo nel villaggio e cercava di tenere, temporaneamente, nascoste le proprie inclinazioni di studioso, dato che gli altri non avrebbero potuto accettare le proprie idee, potendo dedicarvi solo le poche ore notturne, che poteva restare sveglio.

Non sembrerebbe la situazione migliore in cui potrebbe nascere e svilupparsi un filosofo, ma assicuro ai cari lettori, che il nostro filosofo riuscì a fare molto di più di quello che voleva.

Durante la sua vita, trovò il modo di stabilirsi in un villaggio stanziale, dato che la sua famiglia, gli diede in moglie una giovane, che lavora nel bazar e che viveva in una piccola casa di campagna.

Questa svolta nella vita del protagonista, sembrò essere un segno divino del fatto che i suoi scopi sarebbero stati portati a compimento.

Il filosofo chiese udienza al capo del villaggio di avere una stanza, da destinare a quello che lui definiva 

“insegnamento di cose particolari e misteriose.”

Gli venne accordato il permesso di svolgere le sue attività in una casa, ai margini del villaggio, dove viveva l’abitante più anziano che era venuto a mancare di recente.

Questo venne considerato un altro segno positivo, dato che l’uomo era ritenuto il più saggio di tutti e forse il suo intelletto era ancora presente tra quelle mura.

L’interno era costituito da due piani, interamente costituiti da una stanza l’uno.

Quella sotto, venne destinata a insegnare a un gruppo di persone ristretto, ma non troppo selezionato, usando come limite solo il numero, allo scopo di non dare troppo nell’occhio tra il resto dei villici.

Il piano superiore, da lui definito “tempio”, era quello dove si insegnavano le dottrine più esoteriche e nascoste, per formare una classe di sapienti, di grande intelletto e capaci di elevare il proprio spirito a piani altissimi.

Man mano che passava il tempo, la sua scuola riusciva a reclutare un gruppo di giovani, che imparavano solo per il gusto di farlo e non per semplice obbligo o curiosità, nei confronti di dottrine riservate a pochi eletti.

Coloro che si iscrivevano alla scuola, ma venivano ritenuti indegni di far parte della setta, venivano relegati al piano inferiore, per apprendere le stesse cose che avrebbero imparato in una qualsiasi scuola del territorio arabo.

Dato che la setta si stava allargando, venne ritenuto necessario il creare un simbolo, per riconoscere i confratelli tra la folla.

Il fondatore, si riunì con tutti gli altri membri, per definire un marchio, che palesi l’appartenenza all’ordine, ma solo tra altri membri.

Si decise di prendere un fiore tipico del territorio e riprodurlo in oro e portarlo come braccialetto.

Si impose ai membri, di indossare il braccialetto nella vita di tutti i giorni, senza nasconderlo, dato che gli esterni non avrebbero riconosciuto l’oggetto e a scuola non avrebbero

rischiato di essere scoperti e attaccati.

Alcuni dei membri, si recavano alla scuola, indossando un lungo mantello con cappuccio, per non essere riconosciuti e interrogati sulle loro attività.

Questo atteggiamento non era ritenuto necessario dai membri più influenti, ma non costituiva un rischio, quindi non era neanche vietato.

Dato che si vedevano spesso persone dal volto nascosto, qualcuno iniziava a spargere voci sul tipo di discorsi che si facevano in quella scuola.

Il filosofo ricevette all’orecchio queste voci e decise di dichiarare pubblicamente che essi lo facevano per loro volontà e che molti altri si mostravano liberamente, quindi non c’era nulla da temere nei confronti dei suoi alunni.

Per il momento si mise tutto a tacere e le attività dell’ordine non erano a rischio.

Il capo del villaggio, spesso chiedeva udienza al giovane, che riportava più che volentieri gli insegnamenti diffusi tra le sue mura, che naturalmente però non comprendevano ciò che avveniva al piano di sopra, che veniva celato con tecniche astute di dissimulazione.

Quello che nessuno sapeva, era che il piano di sopra, era riservato a quasi tutte le stesse cose che si insegnavano a quello di sotto, con una tendenza più accentuata alla simbologia e alla sua comprensione, dato che i simboli erano ritenuti il linguaggio dello spirito.

Lo spirito continuava a essere il più importante degli elementi, pertanto la sala degli insegnamenti più privati, comprendeva un cerchio di sgabelli, sui quali ci si doveva sedere a meditare, oltre agli strumenti di studio alchemico dei vari elementi.

Gli sgabelli in questione, erano presenti anche al piano di sotto, per evitare che il loro ingresso nella casa era giustificato.

Formalmente il piano di sopra era la casa dove il filosofo viveva, per evitare che i periodici controlli di alcuni cittadini mettessero a rischio l’integrità dell’ordine.

Alcuni del villaggio odiavano la scuola e cercarono di fare il possibile per distruggerla, ma l’esercito cittadino non trovò buoni motivi per chiudere la scuola e non lo fecero.

Col tempo la loro rabbia crebbe e decisero di organizzarsi per conto proprio con armi proprie.

Una notte, in cui si teneva una festa molto importante per la cultura del villaggio, venne prefissato un attacco alla scuola e a coloro che vi studiavano.

Si scelse la notte, perché ritenuta il momento in cui si diffondevano competenze vietate a volte paragonate alla peggior tipologia di stregoneria.

Si misero tutti assieme davanti allo stesso bazar dove lavorava la moglie del filosofo e si prepararono a partire.

Vennero accese delle fiaccole e sguainate delle pesanti spade per eradicare il culto, dato che quello era ritenuto.

Partirono a mezzanotte e corsero verso la casa urlando come pazzi.

Entrarono nell’edificio e videro che al piano di sotto non erano presenti studenti, ma da sopra filtrava della luce e salirono, interrompendo una riunione dell’ordine e facendo uno scempio.

I membri del gruppo vennero pesantemente trucidati e i loro corpi esposti davanti all’edificio.

Il giorno successivo, l’esercito cittadino intervenne, nel momento in cui i rivoltosi stavano lasciando la casa e li arrestarono.

Dopo un processo cittadino, vennero tutti condannati a morte e decapitati sulla pubblica piazza, mentre la scuola venne riaperta e, alcuni discepoli “del piano di sotto” continuarono a portare avanti l’opera del loro maestro.

Dopo un gran numero di anni, lo spirito del filosofo si aggirava per le strade cittadine e cercava di reincarnarsi, allo scopo di ricominciare a insegnare, ma le cose non erano così facili e non riusciva a trovare nascite vicine ad avvenire.

Giunse in territorio germanico dopo altri anni, se non decenni e vide che una donna stava per partorire.

Decise di inserirsi nel nascituro e da egli venne reincarnato.

Quello fu il giorno in cui venne alla luce uno dei più grandi filosofi della storia.

Christian Rosenkreutz.

L’immagine di copertina, presa da wikipedia, è del villaggio fantasma di Kolmanskop nel deserto della Namibia