Di Fabio Valchera
Aperto e chiuso il punk coi Sex Pistols, John Lydon mette su una band stratosferica, con John Wardle (in arte Jah Wobble) al basso – e che basso – , Keith Levene alla chitarra e Martin Atkins alla batteria.
Sono i PIL ( sta per Public Image Limited) e stanno per scrivere le colonne d’Ercole del nuovo rock – New Wave, per gli appassionati della musica che conta. L’esordio avviene con un album First Issue che resta una macchia rossa di sangue nel cervello, una vera e propria emorragia cerebrale, se paragonato a tutto quello che si era sentito sino ad allora. Disco rivoluzionario sia nel cantato di Lydon, assolutamente fuori da ogni schema, violentato, strascicato , allungato, arrotando le consonanti e la pronuncia, insomma, una novità per chi non conosceva già Lydon , ma coi PIL è comunque un’altra cosa, sia nel modo di suonare sghembo nella chitarra, pazzesco e dub nel basso stratosferico di Wobble.
I contenuti polemici del disco sono un tutt’uno coi suoni. C’è un attacco, violentissimo, alla religione, così come si presenta al parco dei fedeli, con una prima parte solo recitata alla voce del cantante ed una seconda con un suono arrancante, magnifico.
Irridente sia nella musica, sia nei testi, durissimi nei confronti pure della celebrazione dell’ostia eucaristica. Insomma, un’autentica mazzata nelle parti basse! L’iniziale Theme si apre sull’arpeggio cupo del basso, prima che saetti una chitarra al vetriolo, metallicissima, supportata da una batteria volutamente pesante e marziale.
Quello che combina Levene lascia senza parole, mentre il diabolico Lydon urla in sottofondo senza parole, prima di biascicare Do you understand? ” ( Capisci ?) e ridere sguaiatamente. Ipnotica, scomoda, volutamente urticante, ossessiva come poche altre cose mai , pare uscita pari pari da un manicomio criminale! Pazzesca visione di quello che allora doveva essere il Nuovo Mondo……. Un’apertura agghiacciante ed inattesa.
PIL subito nella storia. Religion part I e part II è irriguardosa e provocatoria. ( “Pensi allo spirito santo mentre succhi la tua ostia?”), ma bellissima. La scansione dispari innestata dal basso di Jah Wobble è prodigiosa, così come il suono, magnifico, della sei corde di Levene, insuperato chitarrista della storia dei due primi capolavori dei PIL.
Lydon declama folle, come sempre, ma con una cattiveria veramente ragguardevole. E’ il jolly psicotico del rock inglese ed ancora oggi, a tratti , graffia forte, dopo quasi quaranta anni . Qui, la band suona in modo stringato, ipnotico, metallico, quasi claudicante, come andatura. Capolavoro di new art. Annalisa è tempestosa e galoppante, nella voce, ma pure negli strumenti, a confermare questo indirizzo completamente nuovo e che poco o nulla ha a che fare col punk classico. Ancora il basso a spaccare i ritmi con suoni da giungla moderna.
Quando parte la voce, è un urlo agghiacciante e fuori schema, come sempre. Come si fa a cantare di una donna, seppure di costumi non irreprensibili, in questo modo? Un turbine psicotico che non s’arresta manco con un caterpillar! Bravissimi tutti. Esecuzione perfetta nel loro “taglio” musicale. Public Image fu il miglior singolo del periodo, senza discussione alcuna. Un cunicolo di metallo rovente su cui, grazie al basso ed alla chitarra, semplicemente strabilianti, si innesta la voce di Lydon, da Oscar dell’interpretazione. Più “londinese ” non si può . Ascoltate il suono della chitarra :vero manifesto sonoro della nuova era. Voce quasi disperata, sparata là come una raffica impietosa di pallottole sparate da una mitraglietta.
Tanta e tale è la velocità da lasciare esterrefatti. Una stilettata tra le costole e dalla ferita non esce sangue . Low life persiste con frustate elettriche senza sosta. Ancora una stilettata senza tempo che emoziona tantissimo anche oggi . La forza paurosa del disco è immutata, assolutamente immutata! Bellissima. Attack è parossistica e la più vicina al “clima sonoro” del punk per il tempo stretto ed il suono che rimbalza della chitarra, il basso è di un altro mondo (straordinario Wobble, miglior bassista, con Burnel, dell’epoca!).
Portano avanti il tema senza distrarsi, con un rigore da islamici. Se vogliamo, il tema più semplice del disco . Fodderstompf è la linea di unione con quelli che sarebbero stati i temi del disco – capolavoro successivo – , Metal Box, palude dove galleggiano e si dibattono tra le acque e le nebbie tanti GOLLUM indemoniati, con la voce di Lydon a tratti infantile, tra uno sberleffo e l’altro. Il basso e l’elettronica fanno il resto, qui la chitarra non c’è. Le percussioni paiono sintetiche. Fonte inesauribile di sinistre allucinazioni, in realtà lucida rappresentazione delle catastrofi che, anno dopo anno, ci avrebbero colpito. La fine del mondo vista con occhi impietosi, quasi compiaciuti. PIL = VOCE E STRUMENTI COME MAI SI ERANO SENTITI PRIMA! DA NON MANCARE.