Nova, mors tua vita mea
Di Geraldine Meyer
Nova, di Fabio Bacà appena pubblicato da Adelphi, come il precedente Benevolenza Cosmica, sembra un vento di tramontana. Quel vento freddo che però pulisce l’aria, conferendo a cose e paesaggi contorni netti e come in rilievo, illuminati da una luce tagliente. Una scrittura di microchirurgia. Precisa, calibrata, sicura e netta. Al punto che, mentre lo si legge, non ci si accorge subito che sta incidendo, tagliando, rimuovendo.
Ogni scena, descrizione, dialogo, viaggiano sull’onda di una nitidezza senza sbavature, descrivendo una vita di normale realizzazione professionale e familiare. Davide è un medico di successo, ma un successo vissuto con garbo, senza ostentazione, con la naturalezza di chi è consapevole delle proprie capacità. L’unica eccentricità, se così vogliamo chiamarla, è il rito apotropaico a cui ogni mattina dedica i minuti di sospensione tra l’abbandono del sonno e l’arrivo della coscienza: pensa alla morte: “Non necessariamente della sua, in realtà. E spesso non pensa nemmeno più alla morte intesa come termine delle esperienze terrene di un vivente. Sdraiato accanto a sua moglie, apre gli occhi, prende coscienza di sé, del crepitio soffuso delle travi al calore del sole, del respiro vagamente adenoideo che giunge dal lato opposto del letto: quindi comincia a meditare sulla cessazione delle funzioni primarie e accessorie di organismi viventi, sociali, meccanici o virtuali di qualunque tipo.”
È sposato da quasi vent’anni con Barbara, una quarantenne bella, logopedista, “amorevole”, vegana. Una coppia perfetta, in cui concavo e convesso hanno trovato un perfetto equilibrio. Confidenza, armonia, lunga consuetudine, una pacata tranquillità non hanno sopito una sana attrazione fisica che continua a vivere ina una soddisfacente vita sessuale. Poi c’è un figlio, Tommaso, adolescente uguale a tanti altri adolescenti. Forse timido, riflessivo, alle prese con i tumulti così tipici della sua età. Poi due gatti, un cane e una casa di legno, a basso impatto ambientale come voluto dalla moglie. Davide si è sempre adeguato alle idee nutrizionali e ecologiche della sua compagna, facendole sue senza resistenze. Un perfetto equilibrio. L’unico problema è il vicino di casa la cui attività di gestione di un locale notturno, rumoroso, ha indotto Davide a intraprendere un’azione legale contro di lui. Questa la sola macchia nella vita del chirurgo. Una macchia sopportabile tutto sommato.
Ma qualcosa accade sempre, anche nelle vite più tranquille, che scorrono con pacata soddisfazione. Il piano inclinato degli eventi prenderà il via con un tentativo di aggressione che Barbara subisce in un ristorante. Un ubriaco la importuna pesantemente e la situazione si metterebbe nel peggiore dei modi se un uomo, dai capelli a spazzola e dai lineamenti inquietanti, non risolvesse la faccenda con “trattenuta violenza”. A far scattare qualcosa nella testa di Davide è il fatto che, sebbene lui fosse entrato nel ristorante mentre accadeva tutto, non abbia mosso un dito per difendere la sua compagna, paralizzato dalla paura e da quella inedita sensazione, così difficile da elaborare, che travolge quando si comprende che la violenza esiste e che noi, e le persone a noi care, possiamo esserne vittime. È in quel momento che nella testa di Davide una voce comincia a insinuarsi.
Un libro teso, di quella tensione ancor più palpabile proprio perché pare avanzare come un fiume carsico, nascosto, invisibile eppure capace di una forza travolgente. E, sottesa in ogni pagina, una domanda: cos’è la violenza? Cos’è il Potere che abbiamo dentro di noi, ciascuno di noi, e cosa significa usarlo o meno? Cosa siamo disposti a fare per non subirla, sapendo che essa è, comunque, la forza che più ci contraddistingue, che più ci permea e che, ancor più, ci accomuna? Da bravo medico Davide sa che prevenire è meglio che curare. Ma la cura può avere un prezzo altissimo. L’incontro con Diego, monaco zen, sarà per lui l’occasione di affrontare interrogativi nuovi eppure da sempre presenti che lo costringeranno a domandarsi anche chi siano, veramente, le persone che odiamo o che crediamo di odiare. Il suo vicino, per esempio, è un uomo più disperato di quanto Davide non potesse sapere. Più di quanto Davide si è concesso di sapere proprio grazie a quel percorso di conoscenza che ha attraversato. Un figlio violento e il disperato tentativo del padre di difenderlo, comunque. Ma lui? Davide? Anche lui è un padre e si dovrà spingere fino all’abisso estremo per comprendere cosa può essere capace di fare per difendere il proprio di figlio.
Nova è un libro che si tiene insieme con una scrittura colta, ricercata senza essere pedante, riuscendo anche a essere rocambolescamente ironica. Pulita e quasi asettica. Come la storia che ci racconta. E chi legge arriva alla fine del libro più traballante di quando lo ha cominciato, con molte certezze ridotte in tanti piccoli pezzi che richiamano il pensiero al concetto di responsabilità, di convivenza civile, ma anche a quello di difesa di chi amiamo e di noi stessi. Quasi a dire che l’unico modo per disinnescare la violenza è prendere, drammaticamente e amaramente, atto che essa esiste e fa parte, profondamente, di ciascuno di noi. Nessuno ne è esentato, neanche il più pacato e mansueto degli uomini.
Fabula
Romanzo
Adelphi
2021
279 p., brossura