Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

L’ultima nota. Suonare nell’orrore dei lager

Di Geraldine Meyer

Si può accostare la musica, la sua bellezza, a una parola come olocausto? Si riesce a immaginare una nota, anche una sola nota musicale in un campo di sterminio? Sebbene difficile, questo è successo. Anche questo è stato. E a raccontarcelo è Roberto Franchini nel libro L’ultima nota, da poco pubblicato da Marietti. Franchini, saggista e scrittore, è esperto di storia della musica. In queste pagine racconta come questa storia sia anche quella che ha varcato i cancelli dell’orrore.

Un libro che ci conduce all’interno dei quella che possiamo chiamare raffinata crudeltà, criminale scherzo. Persone che non si facevano scrupoli a torturare e uccidere, si commuovevano ascoltando brani di musica classica. E usarono la musica per dilettarsi tra un abominio e l’altro, ma soprattutto per umiliare chi non aveva già più niente. Chi già non era più niente. E allora macabre e surreali orchestrine a scandire l’uscita dal campo di cenci umani diretti a un’altra massacrante giornata di lavoro. E poi il ritorno.

L’ultima nota è il racconto di quella che, difficile a credersi, fu la “colonna sonora” di luoghi d’abisso come Auschwitz, Dachau, Terezin, Buchenwald. Luoghi a cui l’unico suono che si riesce ad associare è quello di ordini urlati, minacce e terrore. Eppure. Eppure ci furono orchestre nei lager. Che dovevano intrattenere i criminali aguzzini e funzionare come propaganda. E levare ogni dignità ai prigionieri illudendoli con il peggiore dei veleni: quello di una effimera e momentanea speranza.

In lager come Dachau nacquero addirittura delle orchestre jazz, quella “musica degenerata” creata dai neri e suonata da ebrei a cui però nemmeno la feccia nazista sapeva resistere. Sul sottile confine tra vita e morte, tra orrore e consolazione, si crearono alcune orchestre di notevole valore, composte da musicisti di qualità. Alcuni dei quali riuscirono a comporre persino negli obitori, circondati da cadaveri pronti ad essere gettati nei forni.

Franchini ci racconta tutto questo, ci racconta del ghetto di Terezin, forse il più crudele specchietto per le allodole in cui la musica doveva illudere che le cose non fossero poi così spaventose. Ci racconta di una incredibile orchestra femminile. Dei sentimenti ambivalenti che i prigionieri provavano nei confronti dei musicisti, prigionieri anch’essi ma con qualche privilegio. Ci racconta l’orrore che diventa ancora più orrorifico proprio perché raccontato attraverso la bellezza della musica. Un atto di resistenza. Comunque. Anche se si è trattato, per molti di quei musicisti, dell’ultima nota suonata.

Attraverso brevi biografie di chi ha creato musica dentro i lager o fino a prima di varcare quei cancelli che ne hanno visto la morte immediata, noi lettori facciamo un viaggio tra complessi jazz, musicisti ebrei e rom, monaci benedettini che costruiscono strumenti i compongono canti, orchestre e composizioni all’interno dei più impensabili luoghi di morte

L'ultima nota. Musica e musicisti nei lager nazisti Book Cover L'ultima nota. Musica e musicisti nei lager nazisti
Roberto Franchini
Saggistica
Marietti 1820
2021
322 p., brossura