Di Nicola Vacca
In culo a dio in culo al mondo
Qui c’è puzza di dio
disse Carmelo il genio.
Ancora oggi quel tanfo
è asfissia per l’intelligenza.
Cresce il numero dei devoti
che portano dio sulla bocca
perché hanno paura
di ciò che troveranno
quando chiuderanno gli occhi.
Barricati nelle chiese
sono tutti in fila
davanti al confessionale
per chiedere l’assoluzione
a un dio che non è mai sceso quaggiù.
Un dio contro
Le possibilità sono amputazioni
non c’è nessuna verità
oltre la siepe del disincanto.
Ogni minuto sulla terra
portiamo il nome del veleno
dall’alto dei cieli
ci benedice un dio contro.
Libro delle bestemmie
Non trovo risposte
a tutte queste rincorse.
Qui è un macello
e di fughe neanche a parlarne.
Aspetterò che dio
mi chieda perdono
per i suoi misfatti di finta misericordia.
Mi pongo domande mentre vaneggio
di bestemmia in bestemmia.
Senza un dio
C’ è chi crede
nel dio denaro
chi si masturba
con il dio della fede
c’è chi osanna
il dio dell’ego
c’è chi si inventa un dio
perché ha sempre bisogno di una metafora
essere senza dio
è una salvezza
averne più di uno
è la condanna
La mira perfetta del cecchino
Città poco ideali
amareggiate dalla dittatura dello sproloquio.
Nella piazza macellaia
le parole cadono nel vuoto.
si ride per nascondere la paura di avere paura.
Affamati di moltitudine
agonizziamo muti nella colpa.
La mira perfetta del cecchino
è la pena giusta
per tutte le nostre presunzioni di innocenza.
Extrema ratio
Amo le parole che sbranano
adoro i concetti che dilaniano.
In questa filosofia spicciola
che tortura il linguaggio e uccide le cose
quello che manca è l’azzardo di un verbo che deflagra.
Il giusto che non vede giustizia
ha il diritto di essere feroce
e il dovere di una lotta che non fa prigionieri.
Lode all’anticristo
Non so se sia più cattivo
dio o il devoto che lo prega.
Nel dubbio frequento
la lingua tagliente dell’anticristo
che maledice in assoluta libertà
chi non ha il coraggio
di attraversare una via crucis nascosta.
Versi laici
Anche oggi
la parola che si fa vangelo
è un sarcofago di bugie.
Non c’è un ordine
sulle mensole vuote.
Una salvezza a corto di idee
ha disinnescato la miccia del pensiero.
È un crimine la preghiera
impreparata al niente.
Il niente che ci guarda
fa parte dell’abisso
di cui nessuno dovrebbe vergognarsi.
Bestemmio ergo sum
Questa epoca non vuole nessun dio
non sa che farsene dei devoti
che lo pregano genuflessi.
Questo è il tempo delle bestemmie
e non dei chierici allineati e coperti.
Facciamola finita
una volta per tutte
con il giudizio di dio.
Lo disse anche Antonin Artaud
il poeta nero con la follia veggente.
L’ultima bestemmia
Servi del potere
servi ciechi della parola di dio
servi dello Stato
servi dei servi
servi che vogliono essere schiavi
servi che la pensano come tutti
servi che non vogliono pensare
perché che sono e saranno servi
servi in livrea
servi in mutande
servi con la lingua sempre pronta
servi che studiano da servi
servi nati solo per servire
servi che moriranno servi
dopo una vita trascorsa a servire
servi viscidi che strisciano.
C’è ancora il tempo
per servire un’ultima bestemmia.
Il blasfemo
Un giorno
qualcuno parlerà
a cuore aperto
magari bestemmiando
mostrando la faccia
senza vergognarsi dei suoi pensieri.
Un giorno finalmente il mondo
sarà dei blasfemi:
ci ricorderemo di Piero il livornese
che senza pudore si mostrò nudo con le parole
e di Faber che ebbe il coraggio di dire:
“dietro ogni blasfemo c’è un giardino incantato”.
(Da Nicola Vacca, Libro delle bestemmie , libro inedito)
L’immagine di copertina è Anima dannata, busto in cera di scuola lombarda, XVII secolo, Milano, Pinacoteca Ambrosiana