Chiamatelo Marconi, il marinaio di Garfagnana
Di Geraldine Meyer
“Il mare è il luogo deputato al viaggio”. Scrive così Athos Bigongiali in una delle prime pagine di questo Chiamatemi Marconi, scritto con Oreste Verrini. Che sia vero o no, forse, ha poca importanza. Di certo luogo deputato al viaggio lo è diventato per la forza e la suggestione di molta letteratura, di molta leggenda e di molta mitologia. Quella immensa distesa d’acqua che non frappone ostacoli all’orizzonte, quasi confondendosi con esso, è sicuramente teatro di avventure, storie, immagini. Andando quasi a costruirsi una semantica tutta sua e un suo immaginario.
Chiamatemi Marconi è una storia di mare ed è un insieme di storie di mare, come da sottotitolo. A raccontarle un uomo, Renzo, che sul mare non ci è nato. Un uomo della Garfagnana, quell’Appennino altrettanto pregno di viaggi, attraverso e da lui stesso. Terra di emigrazione e di abbandono. Terra di storie che si raccontano davanti a un fuoco, un bicchiere di vino e, magari, fuori un temporale o una nevicata. Proprio come queste storie.
Renzo conosce fin da bambino cosa vuol dire andare via. Lo fa con la famiglia, verso l’Inghilterra a cercare fortuna. Poi sarà un desiderio suo di vedere il mondo. Di andare per tornare. In perenne bilico su quella nostalgia dei naviganti che, in mare, sognano la loro casa sulla terra e sulla terra provano nostalgia del mare. Questo loro essere sempre come sulla cresta di un’onda da cui puoi cadere da una parte o dall’altra, questo diventa l’indole dei marinai. E il loro modo di raccontare. Ondeggiante tra realismo e magia. Come il modo di raccontare di Marconi.
E sono viaggi, in tutto il mondo, e sono navi, decine e decine, sempre diverse. E sono risse nei bar di qualche porto, indios, naufragi, tempeste, fantasmi. Ghiacci del Mare del Nord. Porti e altri porti. Storia nella storia, viaggi nel viaggio.
“Volevo vedere il mondo”. […] “Questo mondo mi stava stretto. Ero giovane e curioso; avevo concluso da poco la scuola e rimanere intrappolato – allora lo vedevo come tale – in Garfagnana mi sembrava uno spreco. C’erano centinaia di città da visitare, luoghi da vedere, persone da conoscere. Mari da navigare e oceani da attraversare.”
Sono parole, quelle di Renzo, quasi archetipiche. Se l’orizzonte è stretto, allora c’è solo il mare. O almeno questa è l’equazione per tante persone. Per Renzo lo è stata. E in queste pagine la sua vita diventa un racconto, fatto con il tono evocativo e ipnotico, come il rollio di una nave, che è dei marinai. Storie di mare, di oceani e di persone. Storie di mare raccontate tra i monti. Quasi un necessario scambio reciproco. Come se, poi, nel tempo del ricordo, il mare lo si vedesse meglio dall’alto dei monti. E continuasse a farsi sentire proprio nelle parole, come una veglia.
Gunga Din. Rotte Percorsi Avventure
Storie di mare
Edizioni ETS
2022
155 p., brossura