Sono nato a Milano il 13 agosto 1974. Scrivo principalmente per blog aziendali, ma mi occupo anche di newsletter e di casi studio. Lavoro soprattutto in modalità ghost. Inoltre, insegno copywriting e seo copywriting all'Acme di Milano. Ho pubblicato due romanzi, Hwelf, storie di gufi e contesse e 1709 e le prefazioni dei libri degli scrittori albanesi Shpendi Topollaj (La fucilazione) e Kujtim M. Hoxha (Il cielo di Ketrin). Sono iscritto all'albo dei pubblicisti della Lombardia. Ho collaborato con il settimanale Sprint e Sport e ho avuto come caporedattore Luca Momblano, attualmente uno dei volti di Telelombardia.

Berlinguer deve morire: verità o complottismo?

Di Massimiliano Priore

Il Partito Comunista Bulgaro (Pcb) e il Pci sono i protagonisti del libro Berlinguer deve morire. Scritto dai giornalisti di Panorama Giovanni Fasanella e Corrado Incerti e edito da Fazi nel 2005, è stato ripubblicato di recente da Fuoriscena (Gruppo Rcs) in occasione del quarantennale della morte dell’ex leader della sinistra italiana.

LA DINAMICA
I fatti: il 3 ottobre 1973 un camion carico di pietre travolse la chaika che stava portando Berlinguer all’aeroporto di Sofia per il rientro anticipato in Italia. La vettura si accartocciò e non cadde in un precipizio solo grazie a un palo. A bordo erano presenti anche Boris Velchev e Konstantin Tellalov, rispettivamente il numero due e il numero tre del Pcb. L’unica vittima fu Ivan Pernadjiev, l’interprete. Picchiò la testa contro una portiera.

I DUBBI

Fu solo un incidente causato da un autista pericoloso? Secondo molti, no. Per esempio, perché poco prima dell’impatto, la macchina della Polizia, che apriva il convoglio, accelerò all’improvviso e seminò le altre due? Come ha fatto il camion a sfuggire ai controlli dei servizi di sicurezza bulgari, sempre molto zelanti e minuziosi? In quell’occasione, non dovevano esserlo ancora di più, visto che si trattava della visita ufficiale del segretario di un partito fratello?

Gli altri due membri della delegazione italiana, Gastone Gensini e Angelo Oliva, pensarono subito a un attentato e ne parlarono tra loro. Anche Berlinguer ebbe dei dubbi (anzi, quasi delle certezze), ma li espresse solo alla moglie Letizia e ai figli e a pochissimi dirigenti del suo partito.

L’INTERVISTA

Tra questi c’era Emanuele Macaluso. Infatti, il libro nasce proprio da una rivelazione rilasciata da quest’ultimo a Incerti e Fasanella nel corso di un’intervista. Era il 1991. Stavano parlando dei finanziamenti al Partito Comunista Italiano da parte di quello sovietico. Berlinguer li chiedeva ancora, nonostante la rottura dei rapporti?  Macaluso lo escluse, ma i due lo incalzarono  (p.34):

“Insistemmo, ricordando che molti mettevano comunque in dubbio la reale portata dello strappo tra il Pci e Mosca, bollandolo come una pura operazione di facciata”.

A questo punto, Macaluso svelò che per Berlinguer quello di Sofia non era stato un incidente ma un attentato dei servizi segreti bulgari per conto del Kgb. Infatti, si rifiutò di rimanere in osservazione in ospedale e contattò l’ambasciata italiana per essere rimpatriato subito con un’aeroambulanza. Atterrò all’aeroporto militare di Ciampino, più discreto rispetto a Fiumicino.
Dopo aver esternato le proprie perplessità, si raccomandò di non divulgare l’informazione perché non voleva attirare gli strali del Pcb e, soprattutto, del Pcus e non voleva interrompere i rapporti con l’Urss e con la Bulgaria.

LE REAZIONI NEGATIVE ALL’IPOTESI “BERLINGUER DEVE MORIRE”

L’intervista fece scalpore, soprattutto tra gli ex dirigenti del Pci ma non solo. Quasi nessuno diede credito all’ipotesi dell’attentato. Molti smentirono le dichiarazioni di Macaluso.

Addirittura, Giuseppe Fiori, ex senatore di Sinistra Indipendente ed ex direttore di Paese Sera (quotidiano filosovietico), nonché biografo di Berlinguer, sostenne che era stata la macchina ad andare addosso al camion e non viceversa. Aggiunse che i bulgari avevano messo a disposizione un’aeroambulanza.

Nel libro si legge (pp. 40-41):

“[Fiori] incorre in pesanti inesattezze perché dalle nostre concordanti testimonianze risulta che non vi fu velocità eccessiva né alcun sorpasso, sbandata o aereo-ambulanza bulgaro”.

Antonio Rubbi, dirigente storico della sezione esteri di Botteghe Oscure, in un’intervista a Panorama si lamentò del fatto che certe notizie venissero diffuse senza una verifica.

LE CONFERME

La redazione di Panorama temette di aver commesso un errore. Ma avvenne qualcosa: la vedova di Berlinguer rilasciò delle dichiarazioni all’Unità. Fu la sua prima e ultima intervista. La signora Letizia confermò le parole di Macaluso. Qualche giorno dopo, le fece eco Gastone Gensini (cfr supra). Tuttavia, l’argomentazione principale degli incidentisti sembrava inattaccabile: sull’auto travolta sedevano due dei tre uomini più importanti del Pcb.

IL VIAGGIO IN BULGARIA: LE PROVE A SOSTEGNO DELL’IPOTESI “BERLINGUER DEVE MORIRE”

Fasanella e Incerti si recarono in Bulgaria per capire meglio che cosa era successo. Tra le cose che scoprirono, segnalo le seguenti.

1) Trapelò la notizia (non confermata) che alla guida del camion ci sarebbe stato un membro delle forze speciali dell’esercito bulgaro. Non si è mai saputo il suo nome.


2) L’Ubo (i servizi segreti) si era fatto consegnare i rullini con le foto dell’incidente. Sempre l’Ubo, il 7 settembre 1978, con l’aiuto del Kgb, aveva ucciso a Londra un dissidente, lo scrittore Markov. Arma del delitto: la punta avvelenata di un ombrello.


3) I rapporti tra il segretario del Pcb, Zhirkov, e il suo vice, Velchev, erano molto tesi. I motivi: Velchev aveva accusato Zhirkov di essere troppo repressivo e aveva criticato la sua scelta di divenire anche presidente della Repubblica.

Ecco un passo inerente all’elezione del segretario a capo dello Stato (pp. 84-85).

“Con quell’operazione aveva inaugurato l’era della dittatura personale, emarginando progressivamente i dirigenti non allineati […] e collocando nei posti chiave gli uomini a lui più fedeli”.

In più, lo aveva accusato di nepotismo perché aveva favorito l’ascesa della figlia Ludmilla (trentenne) all’interno del partito e del governo. In un Paese che non aveva particolarmente a cuore le quote rosa e la parità di genere. Queste le parole di Zhirkov sulle donne in politica (p. 72):

Semmai abbiamo qualche problema a candidare le donne: è sempre meglio avere un compagno che una compagna”.

4) Dal resoconto stenografico emerse che l’incontro tra Berlinguer e Zhirkov era stato tutt’altro che cordiale e disteso, a differenza di quanto scritto sul comunicato congiunto stilato alla fine della visita. Va sottolineato perché Paolo Bufalini portò proprio questo documento come prova principale dell’infondatezza della tesi dell’attentato. Insieme alla presenza di Velchev. Paolo Bufalini era un dirigente di spicco del Pci. Per sintetizzare, gestiva i rapporti e la comunicazione con la Dc, il Vaticano e altri ambienti del potere romano.


Quali furono i motivi dei dissapori? Innanzitutto, le posizioni sull’invasione della Cecoslovacchia dopo la Primavera di Praga: Berlinguer la condannò e Zhirkov la difese.

In secondo luogo, Zhirkov non accettava la volontà del collega di perseguire una politica indipendente da quella moscovita. Per lo stesso motivo, aveva criticato la Jugoslavia e la Romania. Secondo il segretario bulgaro tutti i partiti fratelli dovevano seguire la linea del Cremlino. Invece, Berlinguer voleva collocare il Pci nell’alveo della democrazia occidentale e del Patto Atlantico.

Con un solo attentato Zhirkov avrebbe eliminato un avversario interno e un eretico.

5) Il secondo giorno i due segretari parlarono a lungo in privato. A un certo punto, il generale Iljia Kashev, capo dell’Ubo, comunicò ai giornalisti: “I colloqui sono falliti. Berlinguer va via subito. Correre all’aeroporto” (p. 77). Non molto prima aveva detto che il faccia a faccia tra i due leader stava andando male. A tanti sembrò  anomalo che questo annuncio lo avesse fatto il capo dei servizi segreti. Forse il destinatario non era la stampa ma gli agenti mescolati tra i cronisti?


STALINISTI E SPIE

Nel libro si parla anche delle due anime del Partito Comunista Italiano, una filo-occidentale e una filo-sovietica. E si parla di spionaggio, anche tra partiti fratelli. Oltreché da parte del Viminale nei confronti del Pci.Quasi da film la parte in cui Cossiga, allora Ministro dell’Interno, consiglia a dei dirigenti di Botteghe Oscure di “prestare attenzione alle donne delle pulizie e a coloro che puliscono le scale” (p. 119). Sempre l’ex Presidente della Repubblica ha detto di quei dirigenti:

“Comunque, erano convinti che il Kgb avesse infiltrati nella direzione […] perché questi sovietici talvolta […], parlando con loro, dicevano cose che non potevano sapere se non dall’interno” (pp. 119-120).          

Un pericolo per il Socialismo Reale?

Se il Pci avesse dimostrato di poter perseguire i propri obiettivi stando in una coalizione, non c’era il rischio di rivendicazioni da parte dei partiti non comunisti dei Paesi dell’Est? Per esempio,  quelli cattolici? Insomma, Zhirkov, come Brežnev e altri leader ortodossi, temeva un effetto domino.

Secondo gli autori, questo è il motivo principale per cui Berlinguer veniva osteggiato dal Pcus e dai partiti dei Paesi-satellite dell’Urss. Infatti, favorivano l’ala filo-sovietica di Botteghe Oscure, il cui leader era Cossutta, contrario allo Strappo con Mosca.

Avevano ragione? Berlinguer era destabilizzante per quel mondo? Il 13 giugno 1984, in occasione dei funerali del segretario comunista, Gorbaciov, non ancora a capo del Pcus, ammise di averne subito l’influenza (p. 122). Una rivoluzione copernicana rispetto a quanto detto da Macaluso nel corso dell’intervista (p. 35). E cioè che i sovietici consideravano Berlinguer un corpo estraneo, “uno che non solo avrebbe creato problemi al blocco socialista, ma avrebbe portato il Pci fuori dall’orbita sovietica verso gli Stati Uniti. Così cominciarono a spiarci sistematicamente”.

CONCLUSIONI SUL LIBRO “BERLINGUER DEVE MORIRE”

Fasanella e Incerti non sono riusciti a provare la tesi dell’attentato in modo inconfutabile (anche perché molti documenti sono spariti dopo la fine del

regime comunista). Non hanno convinto tutti. Per esempio, su YouTube si trova un video in cui Vladimiro Satta, storico e documentarista del Senato, critica le posizioni del libro. Tuttavia, sono riusciti a costruire un discorso sostenuto da prove e testimonianze credibili. Lo definirei un contro-debunking.




Berlinguer deve morire Book Cover Berlinguer deve morire
Giovanni Fasanella; Corrado Incerti
Saggistica
Fuoriscena
2024
208 p., brossura