Lettura e forme del libro: quale futuro?
Di Riccardo Renzi[1]
In questi ultimi anni, possiamo affermare, senza troppe remore, che stiamo vivendo una rivoluzione dell’oggetto libro. Tale oggetto non ha sempre avuto la forma con cui lo conosciamo oggi, ma ne ha assunte diverse nel corso degli anni, dalle tavolette assiro-babilonesi di Assurbanipall sino al libro moderno a stampa, passando per il rotolo di papiro, le tavolette lignee, i rotoli pergamenacei, il codice manoscritto e il libro antico a stampa[2]. Ad esempio in Egitto, il supporto scrittorio che andò per la maggiore fu il rotolo di papiro, esso veniva prodotto strappando dal fusto triangolare della pianta delle strisce, che venivano affiancate su una superficie umida, dura e liscia. Sopra di esse veniva disposto, ad angolo retto, un altro strato. Per amalgamare i due strati essi venivano battuti con un martelletto di legno, successivamente venivano essiccati restando collegati dai loro succhi naturali senza l’aggiunta di colla. La superficie, infine, veniva lisciata con pietre arrotondate. In questo modo si ottenevano dei fogli rettangolari (detti in egiziano shefedu e in greco kòllema, plurale: kollemata). Questo materiale aveva però due problemi fondamentali, il primo legato alla sua provenienza, infatti cresceva solo in zone del Nord Africa e Medio-Oriente, il secondo era legato alla sua conservazione, infatti tale materiale si preservava solo nelle zone nominate precedentemente, mentre in Europa aveva una vita molto breve. Anche il passaggio dal rotolo di papiro al codice manoscritto può considerarsi rivoluzionario, ma noi stiamo vivendo un cambiamento ben più profondo, poiché si sta andando verso una forma sempre più immateriale. A partire dal 2010 si è avuta una diffusione massiccia di Ebook, prima attraverso Google Book e poi mediante e-Book Kindle di Amazon. Queste sono tipologie editoriali che nascono già in formato elettronico, oppure che affiancano una tiratura minore cartacea. I primi libri ad avere tale forma non furono però le monografie, ma le riviste scientifiche, le quali da una parte per una questione puramente economica, dall’altra per raggiungere un numero maggiore di utenti e quindi una maggior diffusione, iniziarono a presentarsi sotto tale veste.
A questa tipologia di formato digitale/elettronico se ne sta affiancando un’altra, di cui si sta sentendo molto parlare grazie al PNRR, cioè quella della digitalizzazione. A differenza della prima tipologia di libro elettronico, il quale nasce editorialmente così, quest’ultimo nasce cartaceo o pergamenaceo e assume forma digitale successivamente. Tale tipologia di digitalizzazione dovrebbe servire ad una maggiore fruizione del volume e ad una migliore conservazione. C’è ora da chiedersi se ci possiamo fidare di una conservazione a lungo termine in formato digitale.
Uno dei primi a porsi brillantemente interrogativi sulla forma digitale del libro fu Robert Darnton nel 2011 con il suo Il futuro del libro. Darnton è un brillantissimo studioso di storia socio-culturale e direttore della Biblioteca di Harvard. Lo sguardo che pone sulla sua opera è lungo, guarda lontano partendo proprio dal passato dell’oggetto libro. Pone particolare attenzione al supporto attraverso cui il testo è trasmesso, per cui il patema dello sbriciolamento della carta si è rivelato un pericolo del tutto secondario rispetto alla caducità e all’incertezza di conservazione dei vari formati per la digitalizzazione, così come non si conoscono ancora eventuali difetti di conservazione per testi nativi digitali (e-Book). Darnton sottolinea inoltre come le forme di trasmissione di un testo non siano neutre, ma influenzino pesantemente i processi di costruzione del significato. Sicuramente non possiamo affermare che leggere su carta o su e-Book sia la stessa cosa. Al formato digitale è legata anche una minore durata della concentrazione, si legge, infatti, per minor tempo. Il formato digitale è più adatto per una tipologia di lettura quasi istantanea, che può essere costituita da un articolo di giornale o di divulgazione culturale, ma poco si confà alla monografia. Il nuovo formato ha però anche lati positivi tra i quali una maggiore diffusione, proprio grazie alla fruibilità e alla capacità di trasporto, con un semplice tablet si possono avere migliaia di libri. Molto si sta facendo per avvicinare alla lettura chi solitamente è lontano dalle biblioteche, basti pensare al progetto MLOL, si tratta della prima rete italiana di biblioteche pubbliche, accademiche e scolastiche per il prestito digitale. Ad oggi le biblioteche aderenti sono oltre 6500 in tutte le regioni d’Italia e in 25 paesi stranieri. Per utilizzare MediaLibraryOnLine è necessario essere iscritti in una delle biblioteche aderenti.
Attraverso il portale, è possibile consultare gratuitamente la collezione digitale della propria biblioteca: ebook, musica, film, giornali, banche dati, corsi di formazione online (e-learning), archivi di immagini e molto altro, tutto gratuitamente. MediaLibraryOnLine permette alle biblioteche italiane di farti sperimentare il prestito digitale. Alcune regioni hanno fatto investimenti considerevoli proprio per avvicinare i cittadini alla lettura.
Nel 2012 ha avuto un considerevole successo la collana della Editrice Bibliografica, Conoscere la biblioteca. Questa si compone di piccoli volumi agili e fruibili.
Un altro volume assai significativo che cerca di affrontare tali problemi è La lettura spiegata a chi non legge di Luca Ferrieri.
Tra tutti questi buoni propositi e iniziative non possiamo non menzionare il lavoro condotto dall’AIB (Associazione Italiana Biblioteche), sia a livello regionale che nazionale, dalla divulgazione a Nati per leggere, passando per i tanti corsi di formazione per bibliotecari e amanti delle biblioteche.
Ma quale è lo stato dell’arte della lettura in Italia? Vediamo un po’ di numeri. Secondo l’indagine di Pepe Research per l’Associazione Italiana Editor, nel 2023 sono il 74% le persone tra i 15 e i 74 anni che hanno letto almeno un libro a stampa, un ebook o ascoltato un audiolibro nei 12 mesi precedenti. Si tratta in valori assoluti di 32,8 milioni di persone. Nel 2022 l’indice di lettura era del 71%, del 68% nel 2019 pre-pandemia. Ma mentre cresce il numero assoluto di lettori, cala la percentuale di chi legge con frequenza almeno settimanale. Si legge con meno frequenza. Quest’ultima era aumentata solo nel periodo pandemico, poiché essendo ridotta la socialità si è cercata la compagnia di libri e giornali.
Questi problemi sono stati affrontati nel recente convegno (27-28 settembre 2018) tenutosi presso l’Università La Sapienza di Roma dal titolo: Cosa è successo in biblioteca? Lettori e biblioteche tra indagine storica e problemi attuali. Il Convegno si è incentrato proprio sulle prospettive e le strategie da perseguire per lo sviluppo delle biblioteche pubbliche in Italia. Si è cercato di sottolineare il ruolo storico delle biblioteche nella crescita culturale di un paese, ma anche personale di molti lettori. La biblioteca è un luogo che deve categoricamente essere valorizzato, deve entrare nelle strategie dei programmi politici, poiché in Italia si è fatto e ancora si fa poco per le biblioteche.
[1] Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo.
[2] R. Renzi, Dal papiro dei romani a Gutemberg: un percorso attraverso il libro e la paleografia, in Italia Medievale, n. 48, 2024, pp. 7-10.
In copertina la Biblioteca Comunale di Barzio. Foto presa da wikipedia