Il veltro dei morti
Di Juri Lequio
Sappiamo tutti che l’epoca vittoriana è circondata di leggende su essere di ogni tipo, ma nessuna di esse è degna di quella di cui vi sto raccontando.
Siamo. come spesso in queste storie, all’interno di un cimitero.
Si tratta di uno di quei cimiteri con grandi tombe, sormontate da cappelle, che appartengono a ricche famiglie, i cui membri riposano sotto di esse, in sontuosi loculi ai lati delle pareti.
Girando per i sentieri, se ne vede una in particolare, molto sontuosa, con davanti alla porta due statue di pietra, che rappresentano dei nobili, il cui volto non è noto ai cittadini.
Essi hanno accanto due cani, magrissimi e slanciati, con le fauci spalancate in un fortissimo latrato, che appartengono alla razza nota come veltro.
Alcune volte, di notte, il becchino dice di star lavorando a una tomba a una certa distanza da quella e nota che uno dei due veltri manca dalla statua.
Si tratta sempre di quello a sinistra e dice che si accorge del fatto che quella statua sembra stata smontata dalla sua sede e come se si fosse nascosta da qualche parte.
Una volta che ha finito il lavoro, va a vedere e nota che la statua è perfettamente intatta, tranne in certi casi in cui dalle fauci dell’animale esce del sangue, come accade quando quella specie di cane da caccia bracca una preda e la consegna fedelmente al padrone.
Qualcuno dice che l’uomo rappresentato nella statua fosse stato uno stregone, al quale la famiglia aveva concesso un posto nella tomba, in cambio della sua protezione.
Si dicava che, ponendo un’offerta accanto alla statua, si sarebbe ottenuta protezione anche per la propria tomba e
ben presto sembrava che l’intero cimitero fosse sotto la protezione dello stregone e del suo veltro.
Il becchino disse che però la statua dell’uomo era sempre lì ed era solo il cane a spostarsi.
Inoltre non si erano mai visti uomini feriti o uccisi nelle notti in cui dalla bocca del cane usciva sangue e il becchino si limitava a pulirla con uno straccio.
Le leggende su quella strana tomba, portarono il cimitero a essere del tutto immune agli attacchi dei tombaroli, che non risparmiavano gli altri cimiteri della città.
Alcuni dicevano di essere andati in visita al cimitero di notte, cosa che era proibita, potendo raccontare di strani fenomeni ai quali avevano assistito.
Anche se non erano lì per compiere azioni dissacranti nei confronti delle tombe, dicevano di aver comunque subito degli attacchi e che il veltro si era mostrato a loro.
Inizialmente la temperatura sembrava scendere e anche in piena estate si sentiva un vento che avrebbe potuto gelare un lago.
In seguito si sentiva il rumore di qualcosa che si tira dietro una catena e la fa scorrere lungo il selciato in maniera lenta e costante, mentre si sente il rumore di un grosso cane che annusa in cerca di qualcosa.
A un certo punto, si sente un fortissimo latrato e si vedono in lontananza due occhi gialli, che avanzano a grande velocità verso le persone.
L’ultima cosa che si vede è una spessa nuvola nera, che prende la forma di un grosso cane da caccia, magro oltre ogni possibilità, perfino per quella razza e con una velocità che non ci si aspetterebbe da alcun tipo di animale.
Si avvicina e mostra delle zanne affilate come rasoi e lunghe più di una mano umana, per poi avvicinarsi a chiunque sia sul suo cammino e metterlo in fuga.
Nessun esploratore è mai stato ferito, ma alcuni dicono che la sola presenza di quell’essere sia un ottimo avvertimento per lasciare in pace quel luogo.
Il becchino non ha mai sentito versi di cani e non ha mai visto quella nuvola nera di cui parlano gli esploratori ma conferma che la descrizione del cane è perfetta e che egli aveva spesso visto dei veltri e quello era bene o male il modo in cui cacciavano.
Forse la possibilità di vedere il cane, veniva data solo a chi compiva atti in grado di farlo arrabbiare e chiunque altro potesse solo vedere i risultati del suo passaggio.
Egli non passava mai molto volentieri da quella parte del cimitero, dato che la sola vista del cane lo avrebbe portato a fuggire e lasciare il lavoro, anche se non era lì per fare nulla di sbagliato.
Ogni volta che era nei paraggi, aveva una strana sensazione che non era mai stato in grado di spiegarsi.
Diceva che si sentiva come ci si sente quando ci si trova in mezzo a un manipolo di guardie e, anche se non si è nelle condizioni di subire alcun tipo di attacco, ci si sente suggestionati dal solo fatto che essi siano effettivamente in grado di attaccare.
Della famiglia che riposava nella tomba, non vi era che un solo membro in vita, che non parlava mai della tomba e della sua leggenda, ma aveva disposto di essere posto lì una volta che fosse morto, andando a occupare l’ultimo posto disponibile.
Si trattava di un mercante, che si era avviato con ciò che rimaneva del patrimonio della famiglia ed era stato in grado di accrescere la quantità di denaro, grazie alla sua enorme capacità di commerciare.
Conosceva bene le leggende sulla tomba della sua famiglia, ma non si era mai espresso a riguardo, anche se il suo volto tradiva una certa sicurezza circa la veridicità di quanto detto.
Ogni volta che parlava delle sue ultime volontà, poneva una particolare enfasi sul fatto di voler essere sepolto proprio in quella tomba e che non avrebbe accettato alcun tipo di obbiezione.
Data la differenza di età che c’era tra i due, sarebbe stato quel becchino a dover porre il corpo nel luogo prefissato e la cosa non gli piaceva affatto.
Aveva sempre tenuto le chiavi della tomba in un luogo nascosto nel suo capanno e sperava di non doverle mai utilizzare, dato che odiava l’idea di entrare lì dentro.
Ogni volta che puliva le fauci della statua, buttava via lo straccio, per paura che esso fosse stato maledetto al contatto con la statua.
Di solito ripuliva le tombe periodicamente e svolgeva piccoli lavori di restauro alle pareti delle cappelle, ma per quella si limitava solo ed esclusivamente a riparare i danni esterni e non passava neanche un secondo a pulire l’interno.
Il commerciante non si era mai accorto di ciò, dato che non aveva mai visto la tomba dal vivo e si era solo limitato a vederne delle foto sgranate o dei disegni, che erano stati utilizzati per la sua costruzione.
Era affascinato dalla bellezza di quelle statue e diceva che il veltro era una delle razze che più apprezzava, data la sua eleganza e la grande capacità nella caccia che ha sempre dimostrato.
Ne aveva tenuti alcuni, ma le lunghe tratte da percorrere per i commerci, avevano fatto in modo che essi non godessero di buona salute e aveva ben presto rinunciato alla loro compagnia in vita.
Alcuni dei primi membri della famiglia erano allevatori di quella razza e lui aveva sempre giustificato in quel modo la presenza delle statue, lasciando però trasparire una sorta di fretta di concludere il discorso il prima possibile, per evitare di entrare in discorsi sconvenienti.
Aveva ormai una certa età e passava sempre più tempo a parlare di quella tomba e del fatto che voleva farsi mettere lì dentro a tuti i costi.
Un pomeriggio decise di andare dal becchino e farsi già costruire la bara su misura, anche se stare in una bara da vivi porta moltissima sfortuna.
Dopo due giorni dalla costruzione, l’uomo morì in circostanze misteriose e per poco il becchino non svenne.
Andò a prendere il corpo e lo mise nella cassa su misura, per poi condurlo nel cimitero.
Durante il funerale, stette al piano di sotto a preparare il loculo e lo predispose alla sepoltura.
Il tutto durò un paio d’ore e tutti i conoscenti dell’uomo ne parlarono col le lacrime agli occhi, per la terribile perdita subita.
Alla fine fu il momento del posizionamento e il becchino si fece aiutare da altre due persone.
Una volta che fu posta la bara, tutti se ne andarono e il becchino stesse da solo nella terribile sala sotterranea, circondato da bare e scheletri.
Dopo aver sistemato il pavimento e le pareti della cripta, si accorse di aver dimenticato la lapide nel capanno e procedette a salire sul carro per recuperarla.
In pochissimo tempo fu di ritorno e si preparò a porre sul muro della cappella, la grossa lastra con inciso il nome del defunto.
Finito anche quel lavoro, doveva solo chiudere la botola e avrebbe finalmente chiuso ogni rapporto con quella orribile tomba, ma si rese conto del fatto che la statua del veltro non era presente nella sua sede.
Colto da un profondo terrore, decise di scendere le scale e controllare la cripta.
Prese coraggio e percorse i vecchi gradini mangiati dal tempo, fino alla stanza umida e maleodorante al piano di sotto.
Mentre scendeva, sentiva che qualcuno stava facendo qualcosa al piano di sotto e decise di correre a grande velocità.
Giunto in fondo, vide che qualcuno era accovacciato sotto al loculo appena riempito e che qualcosa di nero era sul pavimento accanto a lui, come se stesse raccogliendo o sistemando qualcosa.
Si rese subito conto del fatto che si trattava del fantasma del commerciante e fece un salto, ma ben presto sbiancò e perse conoscenza.
La cosa per terra era il veltro e il fantasma lo stava dolcemente accarezzando.
Quando si svegliò, era tutto come prima.
L’immagine di copertina è un fotogramma del film Pet Sematary ed è presa da wikipedia