Tra fragole e fughe di Marco Ottaiano (Strawberry Fields)
Ti ha accompagnato a lungo, il poemetto di Coleridge, quel suo bisogno di dire daccapo, di trovare l’ascoltatore che si faccia tramortire dall’esperienza vissuta, che sappia ascoltare tanto quanto il marinaio debba raccontare. La ballata del vecchio marinaio è stata fondativa. Lo è l’atto tremendo compiuto – l’uccisione dell’albatro -, la colpa che ne portiamo al collo, le radici di quella colpa, e poi la benedizione e il primo passo per l’espiazione:
E in quell’istante ebbi la forza di pregare,
E giù dal collo, senza che lo toccassi,
Scivolò l’albatro, sprofondando
Come piombo dentro al mare.
È la forza della preghiera. Una preghiera che sappia accasarci dentro il linguaggio che ci fa uomini insieme, storti sì ma apparentati, nel simposio dove si scambiano le parole e dove la musica e la danza creano comunione e conoscenza (non per niente l’ascoltatore del marinaio viene da un banchetto di nozze). Da lì, dal primo tentativo di inserirsi in una linea obbligata, arriva il racconto per via di percorsi accidentati e visioni. Un purgatorio.
“Confessami, deh, confessami, sant’uomo!”
L’Eremita si segnò sulla fronte:
“Di’ dunque”, egli disse, “di’ dunque:
Che uomo tu sei?”
E d’un tratto questa mia carcassa fu scossa
Da spasimi atroci,
Che mi costrinsero a dire la mia storia
E solo allora m’abbandonarono.
E da allora quando il cielo trascolora,
Qualche volta o più di frequente
Quell’angoscia ritorna a farmi ripetere
La mia tremenda avventura.
Eccolo qui, nella traduzione di Franco Marucci, il nucleo di tutto: dimmi che uomo sei. È La domanda. Si risponde con la propria storia. Ripetuta.
Così fa, in maniera sobria, di sguincio, Marco Ottaiano in Strawberry Fields. Lennon, McCartney e i poeti romantici delle Lyrical Ballads (Martin Eden 2024, pp. 130, euro 15). Un libro delizioso, confezionato con gusto, anche quello per le foto degli LP dei Beatles che restituiscono per intero l’appeal dell’epoca. Sgt. Pepper’s era stratosferico, come Magical Mistery Tour, ma iconici rimangono sia Help che Abbey Road, con i quattro che attraversano le strisce pedonali della famosa strada di Londra dov’erano gli studi di registrazione.
Ottaiano, ispanista e traduttore che non disdegna l’anglistica, «colleziona ossessivamente vinili rari e si definisce beatlesiano dalla quinta elementare», scrive nella nota biografica. Nell’avvertenza per il lettore, poi, specifica che questo è un libro di un «appassionato ascoltatore di musica», «la storia di un lettore di libri» e quella di un «ammiratore dei poeti inglesi del primo Ottocento, che avrebbero potuto rappresentare il campo di indagine della sua vita di studioso se quella vita stessa non lo avesse condotto verso altri ambiti di studio».
È la storia dunque di un amante, di chi è innamorato. E chi lo è, si compone in musica, si filtra e si espone così, scegliendo di profilarsi attraverso le note, anche quelle che ritmano un libro.
C’è una cornice narrativa – è così che viene ripreso il poemetto inglese dove la musica è di casa -, c’è quell’attimo di pioggia a Napoli che permette il sopraggiungere di un elemento straniante, qualcosa deve compiersi, attendiamo. È l’ingresso in una storica libreria della città campana, Parthenope, con il caso che si srotola e congiunge Federico Tozzi a Coleridge/Wordsworth sconfinando in Lennon/McCartney. Una parte saggistica leggera che fa decantare il confronto tra le due coppie di poeti/songwriters, con qualche accenno, qualche intromissione dell’autore. Ma lieve, che quasi si vorrebbe chiedere, dimmi di più, dimmi qualcosa che saldi il legame tra la passione e l’identità.
Ma Ottaiano si ritira, lo fa fin da subito, nelle prime righe: «Oggi la maggior parte dei libri ha degli incipit travolgenti. Questo invece si apre con un episodio piuttosto banale, ma non posso che partire da qui».
La poetica è dichiarata, non puoi forzare di più. In quel tratto discreto e sfuggente si attesta Ottaiano. La cornice, ovviamente, si allunga anche a chiudere il libro. Con un senso che ognuno vedrà.
Intrigante leggere e ascoltare, rileggere i poeti romantici e ascoltare per davvero (e con guida d’eccezione) i testi delle canzoni dei due giganti di Liverpool. D’impatto la copertina, di un rosa fragola (strawberry) che psichedelizza le foto di Lennon e McCartney, abbinando i versi di Wordsworth (quelli ‘Composti sul Ponte di Westminster il 3 settembre 1802’) e di Coleridge (da La ballata del vecchio marinaio) alle chitarre di McCartney e Lennon, rispettivamente. Il perché lo si legga tra le righe del bel libro di Marco Ottaiano.

Ballate, poesie, saggio
Martin Eden
2024
150 p., brossura