Bruno Morchio ha inventato il personaggio del detective della polizia Giovanni Battista Pagano, più brevemente Bacci Pagano ed ambienta tutti i suoi romanzi nella fascinosa Genova dei Carruggi. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco. Questo libro, in particolare, è lento, pesante, si fa leggere con una certa fatica perché si vuole mettere troppa carne al fuoco per fare qualcosa di diverso dal solito. Allora, Pagano è stato fatto oggetto di un attentato che gli ha leso in parte le vertebre, costringendolo in attesa di un intervento chirurgico molto, molto difficile, che ha solo il 30% di probabilità di riuscita e per il quale rischia addirittura la vita. Il Corriere della Sera, in particolare, ma quasi tutti i nostri quotidiani impazziscono per questo scrittore e per il suo detective. Ma qui le cose non vanno un granchè bene, come detto. La trama è farraginosa, si attorciglia su se stessa, si avvita come un caccia che sta precipitando, vuole dare lezioni di etica e morale, ma è alquanto banalotta. Niente a che vedere con “Lo Spaventapasseri” dello stesso autore, romanzo che aveva un incedere davvero attraente. Questo libro è di qualche anno fa, ma lo dovevo ancora leggere, cosa che ho fatto puntualmente, anche se in ritardo rispetto all’uscita. Non ne sono stato confortato. La figura del detective è un po’ sbiadita, il suo amico senatore è un bel figlio di… chi gli ha sparato vuole mettere la parola fine a tutta questa storia che, guarda un po’, gira attorno a tre donne. Non aggiungo altro per quelli che lo vorranno leggere. L’unica figura apprezzabile risulta, alla fine, la figlia del detective, davvero stoica nel sopportare e farsi carico di certe “pesantezze” di vita e di carattere del padre. Come detto, Genova rimane parecchio sullo sfondo stavolta ed il romanzo di certo non ne guadagna. Personaggio sofferente, Pagano sembra sempre avere qualcosa da farsi perdonare, pure quando si comporta pienamente in ossequio di amicizie che ritiene addirittura “sacre”. Ma i fatti e la storia vanno in altro modo e lui se ne renderà conto non con la prontezza che ci si attenderebbe da un vecchio lupo di mare sessantenne come lui, oltretutto dimostrando di capire, prima che conoscere, molto poco le donne e la loro sensibilità, come attestato pure dal rapporto con la sua compagna originaria. La conclusione del libro resta quasi sospesa, non facendoci capire in pieno quali saranno le decisioni dell’investigatore alla luce degli eventi che si verificano in casa sua. Quella che ne esce completamente a pezzi è l’amicizia, tradita a più riprese e pesantemente. Non gli posso attribuire più di DUE STELLE. In sostanza, una mezza delusione.
Gialli
Garzanti
2015
216