Era il 1909 quando uscì la raccolta di Jack London dal titolo Rivoluzione e altri saggi. Pagine che possono sorprendere chi si è confrontato “solo” con il London narratore di avventure tra foreste e nevi, vallate e fiumi. In realtà il London forse più incisivo, dirompente e arrabbiato è quello del saggista. E’ in questa veste che London ci regala alcune delle pagine più lucide che mai siano state scritte su politica e società. E non lo fa, di certo, dall’alto di una torre d’avorio di comodità e privilegi ma, al contrario, attingendo alla sua stessa vita che lo ha visto fare il manovale, il pirata, il tagliatore di legna, tra vagabondi e ladri. Un Jack London che ci parla di socialismo, di anticapitalismo e di rivoluzione della classe operaia. E non si sorprenda chi trova “curioso” che tali riflessioni arrivino da uno scrittore americano. Perché le pagine più potenti contro “il sistema americano” sono arrivate, e continuano ad arrivare, proprio da scrittori americani. Oggi vi proponiamo alcuni brani tratti dal libro La vita secondo me, pubblicato da Elliot Edizioni. In questo piccolo gioiello troverete tre saggi di cui, uno, dal profetico e inquietante titolo I sonnambuli di cui pubblichiamo alcuni stralci. Fa quasi paura leggere queste righe e la loro puntuale attualità.
I sonnambuli
Il più grande e assurdo sonnambulo sulla faccia del pianeta! Incatenato al circolo della sua stessa immaginazione, l’uomo è fin troppo incline a dimenticare le proprie origini e a disprezzare la propria carne, che sanguina come tutte le altre ed è buona da mangiare. La civiltà (che fa parte del circolo della sua immaginazione) ha steso una patina sulla superficie di quell’animale dalla corazza fragile che chiamiamo uomo. E’ una patina sottilissima, ma l’uomo è così mirabilmente costituito da agitarsi per questa sua piccola conquista e credersi protetto da un’armatura blindata.
In realtà, l’uomo dei nostri giorni è lo stesso uomo che beveva dal cranio del nemico nella cupa foresta germanica, che metteva a sacco le città e rapiva le donne ai clan confinanti come ogni selvaggio ululante. Il corpo di carne e sangue dell’uomo non è cambiato negli ultimi millenni. E la mente nemmeno. La mente dell’uomo odierno non possiede alcuna facoltà che non fosse già presente nelle menti degli uomini di un lontano passato. Nessun concetto dell’uomo moderno è troppo ampio, profondo o astratto per la mente di un Platone o un Aristotele. Date a Platone o ad Aristotele la stessa base di conoscenze di cui disponiamo oggi ed essi ragioneranno con la stessa profondità e raggiungeranno conclusioni molto simili alle nostre.
E’ sempre lo stesso vecchio animale, spalmato, è vero, di una sottile patina magica che gli provoca sogni assurdi di autoesaltazione e gli fa disprezzare la carne e il sangue sotto la patina. L’animale selvaggio acquattato al suo interno è come il mostro del terremoto imprigionato sotto la crosta terrestre di cui l’uomo si dimentica finché non si risveglia e spazza via un’intera città. Allo stesso modo, l’uomo si dimentica dell’altro mostro finché esso non spazza via tutte le sue illusioni, lasciandolo nudo, belva tra le altre belve.
D’accordo, vive nel mondo reale, respira aria vera, mangia cibo vero e dorme sotto vere coperte per difendersi dal freddo. E qui sta il guaio. Deve adattarsi alla realtà e allo stesso tempo conservare i suoi sogni più elevati. Il risultato di questa mescolanza di reale e irreale è la confusione all’ennesima potenza. L’uomo che attraversa dormendo il mondo reale diventa un tale inestricabile guazzabuglio di contraddizioni, paradossi e menzogne che è obbligato a mentire a sé stesso pur di non svegliarsi.
Siede a una scrivania e insegue i dollari per tutte le settimane, i mesi e gli anni della sua vita. Per lui l’esistenza divina si risolve in un problema di questo tipo: poiché la gran massa degli uomini fatica per produrre ricchezza, come può fare egli a mettersi tra la gran massa degli uomini e la ricchezza che producono e ritagliarsene una fetta? Con ponderoso dispendio di abilità, inganno e scaltrezza dedica la propria divina esistenza a questo compito. Man mano che ha successo, il suo sonnambulismo si fa più profondo. Corrompe pubblici ufficiali, compra giudici, “controlla” elezioni primarie e infine recluta altri uomini perché gli dicano che è tutto giusto e splendido. E la cosa più divertente è che questo imbroglione matricolato crede a tutto quel che costoro gli dicono. Legge soltanto i giornali e le riviste che gli raccontano quello che vuole sentirsi dire, ascolta solo i biologi che gli dicono che è il più raffinato prodotto della lotta per l’esistenza e si riunisce solo con quelli della sua specie in posti in cui, come un branco di scimmie, caracollano avanti e indietro riempiendosi di complimenti a vicenda.
“Ah, ma noi non siamo favorevoli a una vita mercantile” obiettano uomini raffinati, dotti e di alto livello professionale. Anche loro sono sonnambuli. Non sono favorevoli ad una vita mercantile, ma neppure le si oppongono con tutte le loro forze. Si sottomettono a essa, alla sua brutalità e ai suoi massacri. E’ dalle loro fila che escono gli economisti classici i quali enunciano che l’unico sistema possibile per assicurare cibo e riparo a uomini e donne è quello esistente. E’ tra di loro che si formano i professori universitari, uomini che esaltano la funzione di insegnante e che al tempo stesso sostengono che l’austero ideale delle conoscenza consista nella ricerca priva di passione di una comprensione altrettanto priva di passione. Servono gli uomini che conducono la vita mercantile impartendo ai loro figli un’educazione da sonnambuli, insegnando che il sonnambulismo è l’unica via e che quelli che procedono in maniera diversa sono degenerati anarchici. Dipingono quadri per i mercanti, scrivono libri per loro, cantano per loro, recitano per loro e somministrano i più svariati rimedi quando i loro corpi si fanno troppo pingui o lamentano disturbi digestivi per il troppo cibo e mancanza di moto.
Jack London
Elliot
2016
43