Il 10 Marzo 2012, all’età di 73 anni è morto il maestro Jean Giraud meglio conosciuto con lo pseudonimo di Moebius. Tra i più importanti autori della storia del fumetto è considerato uno fra i più rivoluzionari e geniali. Pubblicato a puntate sulla celebre rivista Metal Hurlant a partire dal 1976, Le Garage Hermetique è forse la sua opera più importante oltre che il simbolo della rivoluzione francese del fumetto avvenuta a Parigi negli anni 70 attorno al gruppo degli umanoidi associati, caratterizzata dalle audaci sperimentazioni linguistico-poetiche del mezzo, dall’autoproduzione e dalla libertà totale d’espressione. Il Garage è costituito di 99 elegantissime tavole in bianco e nero che diventano 112 se consideriamo “il maggiore fatale” come una sorta di “overture” (giustamente vengono spesso pubblicati in un unico volume, come in quella mia di Grifo Edizioni) . Moebius definisce la sua opera così : […]le prime due pagine non erano che una burla grafica[…]poi continuai ad impormi, quale sfida, di rimandare sistematicamente al mese seguente la risoluzione dei problemi che ogni nuovo capitolo poneva[…]infine, ho riunito tutti i fili nelle ultime quindici pagine[…].
In effetti la vicenda rimane completamente irrisolta fino a poche pagine dalla fine. Inoltre il pubblico fu “costretto” a leggere 2 tavole alla volta secondo la cadenza di un non sempre rispettato appuntamento. L’opera sarebbe stata ultimata nel ’79 (3 anni dopo) e a quel punto la comprensione era già compromessa, chi si appassionò alle avventure del maggiore Grubert (il protagonista) che alla fine irrompe nella nostra realtà allargando fortemente il campo verso infinite incoerenze, dovette fare un notevole sforzo ermeneutico. Anche oggi, (ri)leggendolo tutto di un fiato, persiste la sensazione che qualcosa d’importante, lungo le spirali della narrazione, deve essermi sfuggito. Quindi provo a ricominciare la saga, da capo, cercando in quel dialogo o in quel paesaggio un particolare illuminante che non trovo mai perché nulla di quanto succede alla fine era stato previsto in precedenza. La totale assenza di una sceneggiatura scardina ogni prassi compositiva, la tradizione del linguaggio è scossa nella sua essenza, la fantasia (qui e ora più che mai) è al potere. La fantascienza è al servizio del surrealismo, l’ironia giustifica e qualifica l’improvvisazione, il segno meriterebbe un saggio a parte. Et voilà les enfant, Moebius inventa le “comic in progress” in cui la storia è il pretesto, la forma è il messaggio e il metodo (o la sua assenza) è la chiave di lettura. Merci maitre.
Fumetti - Fumetti
Grifo Edizioni
2003
rilegato
120
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