Scrive Niccolò Scaffai su doppiozero.com “Vale la pena dirlo subito: Una cosa sull’amore, la prima raccolta di racconti di Jeffrey Eugenides non è un libro sull’amore. La formula proviene da una delle dieci storie che lo compongono (già pubblicata cinque anni fa nel “New Yorker”), Trova il cattivo: “Hanno scoperto una cosa sull’amore. Una cosa scientifica. Hanno fatto degli studi per capire che cosa tiene unite le coppie. Sapete che cos’è? Non è l’andare d’accordo. Non sono i soldi, i figli, o una visione condivisa della vita. È avere cura l’uno dell’altro”.
Di cosa parla dunque questo libro di racconti? Cosa c’è dietro la scelta di un titolo più carveriana che realmente restitutiva dello spirito di questo libro? L’amore, certo, ma più ancora le relazioni umane, i rapporti generazionali e, anche, il disfarsi del sogno americano, slabbrato e messo di fronte alla realtà. Anche in questi dieci racconti, scritti in un arco di tempo abbastanza lungo da comprendere le inevitabili mutazioni di stile e sensibilità di un autore, è possibile rintracciare tutta la maestria e la poetica del grande scrittore americano. Anzi, alcuni di questi racconti, possono addirittura apparire come propedeutici ai romanzi di Eugenides, proponendone non solo temi ma anche dinamiche e immagini.
Racconti di uomini e donne sul confine di un fallimento che non è solo economico e che non è necessariamente una sconfitta. È un cambiamento, un confine, qualcosa che si distrugge per rigenerarsi. In meglio o in peggio è qualcosa che non interessa allo scrittore americano. Perché in tutti questi racconti ciò che si distacca dalla mentalità americana è proprio la mancanza di vincitori o vinti, la mancanza di quella competitività che è diventata abusata narrazione.
Ma se, dunque, non è l’amore, come dicevamo, il vero tema del libro, qual è il fondamento dello stesso, per quanto sia difficile trovarlo in un libro che è fatto di racconti scritti in così tanto tempo. Il fondamento, forse, è dato trovarlo al lettore, a posteriori. E può essere proprio il tempo, con il suo mettere in luce quei passaggi generazionali che non sono necessariamente quelli tra genitori e figli; anche se, in un paio di questi racconti, anche di questo si tratta. Allora si può parlare di amore nell’accezione di relazione, di apertura. Perché, in fondo, è quello che comunque avviene a tutti i personaggi di tutti i racconti della raccolta.
Questo Una cosa sull’amore è un mosaico di dieci storie contenenti tante vite di cui Eugenides scava anche negli angoli più bui e non necessariamente corretti, nelle pieghe delle contraddizioni, negli strappi tra desideri e necessità quotidiane. Dieci racconti che diventano quasi paradigmatici del composito universo umano, dalla vecchiaia alla procreazione assistita, dalla ambiguità sessuale alla violenza perpetrata per evitare di subirne una a propria volta, dal fallimento agli alibi che ci si racconta. Nessun moralismo. Solo la più normale umanità, piccola e per nulla granitica.
Eppure non si ha mai la sensazione che i protagonisti dei vari racconti restino prigionieri di qualcosa. Anche quando il percorso delle loro vite sembra fatto di ridimensionamenti, c’è sempre come uno spiraglio, un accettare il fatto che andare avanti si può, comunque.
Racconti
Mondadori
2018
295