Patrick Whitefield, Permacultura per tutti, traduzione e cura Deborah Rim Moiso, Terra Nuova Edizioni 2012.
Libretto di sintesi aurea su un argomento che si sta rivelando sempre più urgente in tutta la sua complessità. Il sottotitolo non lascia adito ad ambivalenze interpretative: Oltre l’agricoltura biologica, per curare la Terra e guarire il Pianeta. Lettura decisiva su un topic essenziale alla sussistenza del pianeta, alla sostenibilità di noi tutti che questo ecosistema fragile lo abitiamo con tracotante strafottenza. Noi che sfruttiamo fino all’osso questo piccolo grande mondo sempre più derelitto, deturpato da noi tutti quasi fosse un nostro diritto naturale di distruzione che ci spetta a prescindere fin dalla nascita. Crisi energetica e climatica. Esaurimento delle risorse. Seria minaccia alla biodiversità. Collasso economico-finanziario. Estinzione della specie… sono solo alcune tra le grandi sfide di sfondo post-apocalittico a cui siamo chiamati tutti a rispondere in questa nostra epoca storica di grande transizione generata dal miraggio della crescita infinita che ci sta portando dritti nella voragine del disastro planetario. Da movimento contro-culturale nell’Australia degli anni ’70 del secolo scorso, in risposta alla crisi energetica di quegli anni, la permacultura, grazie all’ecologista e professore universitario Bill Mollison in collaborazione con un suo studente David Holmgren (vedi il libro del 1978 Permaculture One), nasce dall’osservazione degli ecosistemi e dallo studio delle correlazioni esistenti fra le diverse specie. Permacultura è un neologismo con cui si intende la progettazione sostenibilee permanente in cui si concatenano in maniera olistica tutte le discipline accademico-scientifiche ed empirico-tradizionali. Cura della terra, cura delle persone, condivisione equa sono i principi etici fondanti su cui si regge questa disciplina in continua evoluzione. Alla base della permacultura – scienza, etica, estetica e filosofia vivente – c’è una visione conoscitiva che presuppone la diversità come valore fondamentale. Diversità a ogni livello. Diversità come raccolta di energia che muove il mondo con lentezza e con il minor dispendio di forza. Diversità come quintessenza della vita e rispetto per la terra che, con tutti i suoi limiti fisici, è un organismo vivo di pari se non superiore dignità rispetto a tutti noi bipedi. Diversità che ci apre il varco a una trasformazione cognitiva e spirituale profonda dal basso sia in quanto individui che soprattutto sotto forma di comunità resilienti, habitat autosufficienti sempre più emancipati dai carburanti fossili. Il caos sociale, lo sconforto politico, il sopruso economico ed ecologico da cui siamo intrappolati può essere insomma un’opportunità trasformativa, una terra difficile eppure fertile cioè, su cui seminare le migliori speranze per il nostro futuro. Il modello di sviluppo a cui siamo abituati e che ci hanno imposto fino ad ora – ci siamo impunemente fatti imporre -, è insostenibile ovvero fallimentare. Occorre ridisegnare e progettare un nuovo sistema che riduca al minimo l’impiego di energia fisica o di energia fossile con i relativi effetti inquinanti. In questo senso la permacultura è una sorta di intelligent design di agricoltura e cultura permanente a bassa intensità, abbinata a una profonda conoscenza del luogo di appartenenza. È un processo che guarda all’insieme, non solo alle sue parti. È la “progettazione di insediamenti umani sostenibili” ricollegandosi alle risorse locali e limitando drasticamente i consumi in modo da consegnare alle generazioni future un pianeta più ricco e meno inquinato. Sul motivo di fondo della permacultura quale creazione di ecosistemi alimentari, Whitefield ci tiene a ricordare che: “Fino ad oggi abbiamo usato il petrolio ed altri combustibili fossili come fossero fonti inesauribili, sviluppando un sistema agro-alimentare che per ogni caloria di cibo prodotta consuma circa dieci calorie di energia (…) Se fossimo in grado di creare un ecosistema che funziona come un bosco – ma con piante a uso alimentare – tutto quel petrolio non servirebbe più.” Questa introduzione alla Permacultura per tutti di Patrick Whitefield proprio per dar conto dell’elasticità e dell’ampiezza di applicazioni territoriali del metodo della permacultura in base alle differenze microclimatiche, alle aspettative svariate o stili di vita multiformi, riporta alla fine di ogni capitolo delle schede integrative specifiche sulla permacultura applicata nel concreto in Italia: Perché l’Italia ha bisogno di permacultura; Cosa insegna il mirto in Sardegna; Un orto sui tetti di Roma; Il legame con la terra. Raccolti condivisi alle porte di Milano etc.
L’esempio centrale del libro ad evidenziare le contraddizioni in nuce all’approccio convenzionale all’agricoltura rispetto alla progettazione altamente diversificata che può offrire la pratica della permacultura è quello delle galline in batteria di un pollaio industriale, a confronto con le galline da un allevamento avicolo tipo un pollaio serra. “L’allevamento di galline in batteria dipende da un continuo rifornimento di energia, indispensabile per soddisfare le varie necessità. Nell’allevamento in permacultura, il fabbisogno di energia viene riprospettato in modo tale che siano le connessioni utili tra le varie parti del sistema a sopperirvi. Così accade che mentre nell’allevamento intensivo il calore, la CO2 e le deiezioni prodotte dalle ovaiole sono percepiti come rifiuti da smaltire, in permacultura essi diventano elementi utili. ”Il libretto di Whitefield sintetizza a sua volta l’ Introduzione alla Permacultura di Bill Mollison & Reny Mia Slay (Terra Nuova edizioni 2007), mostrando con la chiarezza di un manuale pratico tutta una serie di esempi concreti d’uso della permacultura nel quotidiano: coltivare in casa; l’orto sul balcone; pacciamatura e coltivazione domestica delle patate; recupero dell’acqua piovana; progettazione di spazi verdi; fare Forest gardening sull’esempio del suo ideatore Robert Hart che nel Regno Unito (Shropshire) ha insegnato a realizzare un orto-frutteto “a strati” proprio come fosse un bosco. Il capitolo 7 Domande e risposte, riporta le questioni più inevitabili sull’utilità e soprattutto sulla funzionalità della permacultura quale sistema sostitutivo all’agricoltura industriale che alla fin fine sta mostrando sempre più i suoi lati negativi di insostenibilità ambientale, aggressione selvaggia del pianeta, inettitudine a sfamare tutti. Alla fine della fiera però, come in ogni ambito che riguardi la fragilissima centralità degli esseri umani, in città come in campagna, la gestione delle emozioni umane quali la paura, l’invidia, l’egoismo o l’avidità – i veri elementi di dispersione d’energie intellettuali nell’entropia delle relazioni interpersonali – resta un aspetto molto più complesso e ambiguo da gestire che non la risoluzione delle questioni tecniche tipo la progettazione d’un pollaio-serra, il cui scopo finale dovrebbe sempre essere quello di produrre risorse biologiche, trasformando più energia di quanta se ne consumi.
Gae Saccoccio, #milleparole 2
Permacultura
Terra Nuova Edizioni
2012
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