Seguendo le considerazioni di Sir Arthur Conan Doyle, inventore del leggendario Sherlock Holmes, secondo il quale: “Un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre indizi fanno una prova” verrebbe da dirlo pure dell’eccellente Franco Matteucci.
Fa centro, infatti, per la terza volta sulle ultime quattro pubblicazioni (gli altri due gioielli, “Il suicidio perfetto” e “Tre cadaveri sotto la neve”). Questo è un libro ancora una volta straordinario nelle caratterizzazioni di ambienti, luoghi geografici e personaggi che abitano in Valdiluce, località nella quale opera l’ispettore di polizia Marzio Santoni, soprannominato “Lupo Bianco”, giunto alla sua quarta indagine.
Già, perché in quest’amena località di montagna, tutt’altro che tranquilla, tutti hanno il loro soprannome e proprio negli approfondimenti delle personalità di questa varia umanità, Matteucci dà il meglio di sé. Nel borgo che emana esalazioni mefitiche risiede l’arte dell’autore, capace di tratteggiare sfumature efficacissime, di soffermarsi su riflessioni e considerazioni che fanno di lui molto più un autore che un semplice “giallista”.
Portato avanti con logica stringente e ritmi luciferini, questo autentico thriller lascia letteralmente senza fiato per trama, interconnessioni e colpi di scena, con verità sepolte che tornano a galla inesorabilmente e mostrano il vero volto della comunità montana. E tutto parte da un’orsa…
C’è anche qualche scheggia davvero feroce nelle descrizioni, capaci di mettere a segno momenti di grande tensione.
Grande giallo e grande scrittore. Da leggere assolutamente. Se si dovesse dare un voto sarebbe: CINQUE STELLE
Giallo
Newton Compton Editore
2016
249