Il mago di Lublino
Di Anita Mancia
“Devo diventare un ebreo! Si disse. Un ebreo come tutti gli altri!”
In queste parole di Yasha Mazur, il mago di Lublino, c’è tutta la sostanza di questo libro che, pur scritto a puntate sul “Forverts”, periodico in lingua yddish nel corso del 1959 e pubblicato in libro nel 1960, resta attualissimo.
Yasha è un uomo passionale capace di vivere insieme forse quattro vite quante sono le sue moglie (Ester), e amanti (Magda, Zeftel ed Emilia con la piccola Halina), dotato di capacità non comuni come leggere il pensiero degli altri, ipnotizzare le persone, fino ad aprire serrature complicatissime, camminare sulla fune inventando esercizi sempre più spericolati, quali il salto mortale sulla fune, fino al sogno di costruirsi ali per volare, magari con Magda che è sensibile al suo ipnotismo.
Nonostante questa vitalità prorompente, anzi forse proprio a causa di tutto ciò, Yasha è irrequieto e si pone sempre domande su Dio, non tanto sulla sua esistenza, nella quale per altro crede, ma su come porre fine ad una vita frenetica e immorale che non lo soddisfa.
Sposato con Ester, dalla quale non ha avuto figli, va a trovarla solo nelle feste prescritte. Per il resto, benchè sia una moglie molto brava e devota, egli vive altre vite sentimentali con la giovane Magda, sua assistente nel lavoro, e aiuta la famiglia di questa, composta da Elzbieta una contadina miserabile a cui è morto il marito, e dal figlio poco di buono Bolek, con Zeftel, abbandonata dal marito ladro, ma soprattutto con Emilia ed Halina di Varsavia, con le quali può parlare di argomenti elevati, religiosi e scientifici.
E’ talmente innamorato di Emilia da essere pronto a sposarla e a diventare cattolico pur di averla (anche se in cuor suo è profondamente turbato dall’ipotesi di una conversione). E’ altresì cosciente che vivere con Emilia richiede provvedere se stesso e le due donne di almeno 30.000 lire con le quali andare a vivere in Italia e cominciare una nuova vita. Questo dato di fatto porta alla coscienza che, proprio perché privo di mezzi, dovrà rubare, violare un comandamento che non è nelle sue corde fare perché la sua è sempre stata una famiglia onestissima già dal tempo del bisnonno. Quindi è preoccupato di promettere a Emilia che la porterà con sua figlia in Italia e lì si esibirà nei suoi numeri.
E Magda? Magda sembra fare tutto quello che lui vuole. Lui la sta preparando a lasciarla, anche se nel fondo non si conosce quale potrebbe essere la reazione della giovane, che una contadina piuttosto misteriosa.
Varsavia diventa il centro del romanzo e delle peripezie di Yasha, Wolski l’impresario, che gli propone ingaggi in Polonia e Russia. Egli però è stanco di una vita che non gli consente quei guadagni che gli occorrerebbero per portare con sé Emilia ed Halina.
Yasha è consapevole che la sua vita è architettata in modo tale che se mette un piede in fallo, non solo metaforicamente, tutto l’edificio viene a crollare.
Molto ben fatta è la struttura del romanzo, dal ritmo che siamo abituati a conoscere, vivace e dai caratteri passionali, appassionati e vividi. Più che il cattivo comportamento verso le sue donne, in particolare la moglie Ester a Lublino, quello che tormenta Yasha è rubare una somma consistente per attuare il suo piano di vivere all’estero. A Varsavia incontra Zeftel, innamorata di lui e originaria di Piask, che lo mette in difficoltà con Magda, sua devotissima assistente, e con Emilia. Per ritornare a casa da quest’ultima Yasha passa vicino la casa di un ricco avaro. Vi si introduce di nascosto per derubarlo ma non riesce. Per la prima volta in vita sua fallisce e, nel tentativo di fuga si ferisce a un piede.
E’ significativo che in tutti i suoi tentativi e riflessioni la sua coscienza cerchi sempre il rapporto con Dio. Dunque nei momenti più importanti egli parla con lui ed entra, da devoto a modo suo, anche se è assente da molto, nelle sinagoghe.
E’ uno spirito pio un uomo così libertino? Nella sostanza sì, anche se sembra una contraddizione.
Un fatto viene a cambiare la sua vita: dopo il tentativo di furto mal riuscito e il congedo brusco da Emilia, Yasha ritorna nella casa di Varsavia dove abita con la sua assistente e trova che si è impiccata. Si ritiene colpevole di questa azione a causa del suo comportamento immorale, colpevole anche verso la madre di Magda e decide di ritornare a Lublino dove avviene in lui un mutamento radicale: da spirito libertino quale era diventa un ebreo penitente che vive in una sorta di prigione che si è creato, in una stanzetta in cima ad un alto muro, per espiare le sue colpe: il tentativo di furto e la morte di Magda, un suicidio di cui si sente responsabile.
Quindi l’ebreo che pensava di convertirsi al cristianesimo cattolico, diviene un vero ebreo, di più un penitente, cosa anche alquanto strana per la tradizione ebraica che conosce la vita attiva e non pratica l’eremitaggio usando il libero arbitrio per scegliere tra il bene ed il male. Nella sua cella viene consultato da tutti come se fosse un vero rabbi per la santa vita – si noti che tutti possono diventare santi – che conduce. Nel suo eremitaggio vicino la sua casa (dettaglio strano perché egli non si allontana dalla moglie Ester che viene a portargli i pasti tre volte al giorno) viene a conoscenza delle ultime nuove su Emilia, che si è risposata, e su Halina, guarita dalla tubercolosi, che lo rassicura sul suo amore passato e sulla sua innocenza rispetto alla colpa dell’adulterio che stava commettendo dipendente anche dal comportamento di Emilia stessa.
Un romanzo dal ritmo quanto mai serrato e dai caratteri vividi il cui centro è il rapporto tra la vita e Dio sulla cui esistenza si può dubitare all’apparenza, ma non nel fondo, da cui discendono la fede nell’immortalità dell’anima, l’appartenenza a Dio stesso nella forma della religiosità ebraica in cui si è nati.
Letteratura
Adelphi
2020
230 p., brossura